UNLA Oristano, incontro con Pierluigi Di Piazza, presso la Sala del Centro Servizi Culturali, coordinano Paola Aracu e Marcello Marras.
L’evento si svolgerà il 17 maggio prossimo con inizio alle 18,30. Pierluigi Di Piazza, sacerdote dal 1975, uno di quei preti che s’impegnano soprattutto nel sociale e s’ispirano a figure di sacerdoti come il padre poeta Davide Maria Turoldo, il padre Ernesto Balducci, don Tonino Bello o don Lorenzo Milani. Facendo parte del manipolo dei preti scomodi, Pierluigi si è subito schierato per “una Chiesa povera e umile, che dovrebbe aver paura di una cosa sola: non essere coerente col Vangelo”. Laureato in Teologia, ha ricevuto nel 2006 la laurea ad honorem dell’Università degli Studi di Udine quale ‘imprenditore di solidarietà’. Insegnante per 30 anni, nel 1988 ha fondato il Centro di accoglienza per stranieri e di promozione culturale “Ernesto Balducci” di Zugliano (Udine) di cui è responsabile. Collabora con giornali e riviste. Tra le sue pubblicazioni, Fuori dal tempio La Chiesa al servizio dell’umanità (2011), Io credo. Dialogo tra un’atea e un prete (con Margherita Hack, 2012), Compagni di strada. In cammino nella chiesa della speranza (2014), Il mio nemico è l’indifferenza. Essere cristiani nel tempo del grande esodo (2016) e Don Lorenzo Milani nella mia vita di uomo e prete (2017).
“L’incontro con l’altro riguarda ancora chi fa fatica a vivere nella società – sottolinea Pierluigi Di Piazza – chi per la sua diversità più evidente, per così dire, viene stigmatizzato ed emarginato dai meccanismi, dall’esclusione sociale, culturale e anche religiosa. Le tante esperienze di vicinanza, ascolto, accompagnamento vivono l’esigenza di capire i meccanismi che producono le situazioni; non confondendo le persone con i problemi, partecipando alle storie difficili, sofferenza fisica e psichica, di dipendenze da sostanze, di carcere e dopo carcere, di prostituzione e di altro ancora, e proprio con queste esperienze contribuire ad umanizzare la società e ad incidere sulle responsabilità personali e sociali. E l’incontro con l’altro riguarda gli stranieri, la loro presenza, con una considerazione continua sulle cause dell’immigrazione, con progetti di vera cooperazione con i paesi di provenienza, con politiche e legislazioni di accoglienza nel nostro paese, non confondendo le regole doverose, con una concezione etnocentrica, con egoismi e localismi tribali. Con razzismo culturale e, istituzionale, e politico, si può considerare ancora un altro possibile Altro, chiamato in modi diversi per indicarne la presenza misteriosa. Nella nostra Regione e nel nostro Paese tanti lo riconoscono nel nome e nell’insegnamento di Gesù Cristo, salvo poi a strumentalizzarlo e a smentirne il messaggio con scelte che con evidenza lo negano, con politiche razziste a confronto di un insegnamento di apertura e solidarietà universali”.