Governo Conte con 18 ministri, 5 le donne: leghisti doc, integralisti M5S, prof e…
Di Maio scommette sul Lavoro per il cambiamento
Luigi Di Maio, sara’ uno dei due vicepremier, insieme a Matteo Salvini, e guidera’ il ministero del Lavoro e dello Sviluppo economico. Il Capo politico del Movimento 5 stelle e’ nato ad Avellino ma residente a Pomigliano d’Arco ha 31 anni – il 6 luglio ne compira’ 32 – rappresenta il volto pragmatico di M5s, in passato spesso contrapposto alle posizioni piu’ integraliste dell’ala ortodossa rappresentata da Roberto Fico che oggi di fatto ha perso questo ruolo piu’ politico, ‘neutralizzato’ da quello di presidente della Camera. Ma nonostante alcuni periodi di grande difficolta’ – in primis la storia della mail sull’iscrizione nel registro degli indagati dell’assessore all’ambiente a Roma, Paola Muraro nel settembre 2016 e che Di Maio disse di aver interpretato male – il giovane campano alla fine e’ stato sempre sostenuto dal Garante Beppe Grillo e da Davide Casaleggio. Di Maio e’ stato eletto dalla Rete con 30.936 voti (l’82% dei votanti) candidato premier e Capo politico del Movimento pentastellato il 23 settembre 2017 in occasione della kermesse grillina a Rimini. Con lui, di fatto, il Movimento ha cambiato pelle: molti poteri sono accentrati nelle sue mani e le decisioni, che nella Fase 1 del Movimento, venivano prese dalla Rete e dalle assemblee, adesso vengono prese direttamente da Di Maio e talvolta ratificate da eletti e attivisti. Nel suo cursus, prima di essere eletto leader M5s, era gia’ stato nominato membro del cosiddetto ‘Direttorio’ del Movimento, costituito nel novembre 2014 da cinque parlamentari, scelti da Beppe Grillo, con l’obiettivo di costruire il principale organo direttivo del Movimento che avesse una funzione di raccordo tra il leader e gli eletti in parlamento. Ma il Direttorio ebbe vita breve risultando inefficace. Nel 2016 Di Maio e’ stato anche nominato responsabile degli enti locali per M5s. Il leader 5 stelle era deputato gia’ nella scorsa legislatura – nella quale era anche vicepresidente della Camera, il piu’ giovane della storia della Repubblica – ed e’ stato eletto deputato anche alle ultime elezioni del 4 marzo 2018: si tratta per lui, quindi, del secondo e ultimo mandato in base alle regole dei 5 stelle. Dopo non potra’ piu’ candidarsi con M5s. Era il candidato premier del Movimento ma alla fine ha dovuto rinunciare, per consentire la nascita di un governo con la Lega, e ha fatto un passo indietro a favore del professor Giuseppe Conte, avvocato e giurista di area M5s, gia’ indicato infatti come possibile ministro pentastellato per la Pubblica Amministrazione.
Di Maio dopo il diploma di liceo classico, si e’ iscritto all’universita’, in un primo momento alla facolta’ di ingegneria, poi a giurisprudenza alla Federico II di Napoli. Ma alla fine ha rinunciato e non si e’ mai laureato. Nel suo curriculum si legge che e’ giornalista pubblicista dal 2007, che ha lavorato per un breve periodo come webmaster e anche come steward allo stadio San Paolo di Napoli. Poi, la scelta della politica con la candidatura nel Movimento 5 stelle. Nel 2007 Di Maio ha aperto il meetup di Pomigliano d’arco aderendo cosi’ all’iniziativa di Grillo che proponeva la costituzione di gruppi di cittadini che si occupassero dei problemi del loro comune. Nel 2010 si e’ candidato come consigliere comunale del suo comune ma ottenendo solo 59 preferenze non e’ stato eletto. Successivamente, con le cosiddette ‘Parlamentarie’ del Movimento 5 Stelle, e’ stato candidato online e con 189 preferenze e’ riuscito ad essere eletto alla Camera. Alle elezioni politiche del 4 marzo di quest’anno, invece, ha ottenuto 95.219 voti (63,41%) al collegio uninominale di Acerra. Nella sua vita privata, ha fatto parlare di se’ anche per le sue storie sentimentali: per alcuni anni fidanzato con la collega dello staff M5s, Silvia Virgulti, 10 anni piu’ di lui. Adesso al suo fianco, da quasi un anno, Giovanna Melodia, consigliera comunale di M5s al comune di Alcamo, in provincia di Trapani. Di Maio e’ il maggiore di tre fratelli: la madre, Paola Esposito, e’ un’insegnante di italiano e latino, mentre il padre Antonio, imprenditore edile, ha un passato politico a destra ed e’ stato dirigente prima del Movimento sociale italiano, poi di AN.
Salvini alla sfida del governo, con la ruspa al Viminale
Matteo Salvini, un leghista con la ruspa al Viminale, e’ il secondo ‘lumbard’ nella storia a guidare l’Interno e lo fara’ anche da vicepremier. Salvini potrebbe trarre qualche spunto dalle due esperienze di Roberto Maroni (nel 1994 e nel 2008-2011) ma con tutta probabilita’ dara’ un’impronta diversa, molto forte e caratterizzante, al mandato. Alla prova con il suo primo incarico ‘esecutivo’ – nella sua lunga carriera politica non ha mai ricoperto ruoli amministrativi, neanche a livello locale – Salvini potra’ anche lasciare felpe e t-shirt negli armadi, ma difficilmente abbandonera’ i panni del ‘tribuno’. Cosi’ come restera’ affezionato all’immagine maturata in tanti anni col megafono nelle piazze lombarde, come consigliere comunale milanese o capo dei Giovani padani, o col microfono degli anni di ‘Radio Padania’ prima e con le dirette sui social poi, da segretario della Lega. Non ci si attende un ministro ingabbiato nella partecipazione a convegni e conferenze, ma piu’ uno ‘sceriffo d’Italia’ itinerante nei luoghi di ‘crisi’. Da numero uno del Viminale, forse Salvini dovra’ ‘sacrificare’ alcune battaglie storiche promosse alla guida della Lega, come la cancellazione delle prefetture – per cui ha raccolto firme per indire un referendum nel 2014 -, o correggere alcune espressioni forti come “Al governo lasceremo mani libere alla polizia” (Pontida 2017). Difficilmente, pero’, abbandonera’ i temi piu’ cari. Al Viminale Salvini non aveva nascosto di puntare gia’ dal 2015, quando ingaggio’ una dura campagna contro Angelino Alfano per la gestione dell’emergenze immigrazione, definendolo “complice di una invasione”. “Fossi io al suo posto, farei sicuramente meglio”, lancio’ il guanto di sfida. Piu’ di recente, invece, non ha gradito la proposta di Silvio Berlusconi, che lo ha definito un ottimo papabile ministro dell’Interno in caso di vittoria del centrodestra alle elezioni del 4 marzo. Il leader della lega ha infatti letto quelle parole come un modo per ‘tagliargli’ le ambizioni di premiership. (AGI) carabinieri possono tranquillamente mettere una foto in costume da bagno sulla pagina di Facebook. O un carabiniere non puo’ andare al mare? E’ assolutamente vergognoso. I legali fanno bene a querelare la signora e lei dovrebbe chiedere scusa. Io sto sempre e comunque con polizia e carabinieri Se l’1% sbaglia deve pagare, anche il doppio. Pero’ mi sembra difficile pensare che ci siano poliziotti o carabinieri che hanno pestato per il gusto di farlo”.
Salvini e’ nato a Milano il 9 marzo 1973. Figlio di Silvana, interprete di tedesco per alcune aziende svizzere, e di Ettore, dipendente di un’azienda chimica a Novara, ha una sorella piu’ giovane, Barbara. Ha frequentato il liceo classico Manzoni di Milano, dove ha cominciato ad avvicinarsi alla Lega: nel 1990, colpito dal manifesto ‘Sono lombardo, voto lombardo’. Salvini si e’ poi iscritto all’Universita’ senza completare gli studi (5 esami alla laurea): Scienze Politiche alla Statale, poi il passaggio a Lettere e quindi Scienze storiche. Tra i professori aveva Giulio Sapelli, uno delle figure ‘sondate’ per fare il premier del governo M5s-Lega, che diede a Salvini 30 in Storia economica. Il segretario leghista ha due figli: Federico, avuto con l’ex moglie Fabrizia Ieluzzi, e Mirta frutto dell’unione con Giulia Martinelli. Milanista sfegatato, amante di Fabrizio De Andre’, da bambino ha fatto lo scout e sognava di fare il giornalista sportivo. Giornalista, e’ consigliere comunale a Milano dal 1993, anno di insediamento della prima e unica giunta guidata da un leghista, Marco Formentini. Durante gli studi universitari lavoro’ per breve tempo da Burghy, panitoteca in centro a Milano. Poi ha lavorato per il quotidiano la Padania, occupandosi anche della pagina delle lettere, e ha diretto per molti anni Radio Padania Libera. Nel 1997 partecipo’ alle elezioni del Parlamento padano con i ‘Comunisti padani’: gliel’aveva chiesto Bossi, ha poi raccontato, per avere anche una lista di sinistra. Ha avuto una breve esperienza da deputato (2008-2001) mentre e’ stato eletto a piu’ riprese all’Europarlamento (nel 2004, nel 2009 e nel 2014). Si e’ dimesso da Strasburgo dopo l’elezione al Senato del 4 marzo scorso. Il suo ‘cursus politico’ e’ stato segnato da numerosi episodi, gesti o provocazioni che hanno suscitato polemiche. Celebre il coro ‘Senti che puzza, scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani’ che intono’ a Pontida prima di un raduno. In un’altra occasione, venne criticato quando disse provocatoriamente che sarebbe stato necessario prevedere vagoni della metro per soli milanesi. Da consigliere comunale di Milano, poi, nel 1999, non strinse la mano all’allora presidente della Repubblica Ciampi dicendo “Lei non mi rappresenta”. Ex delfino di Roberto Maroni, e’ diventato segretario della Lega lombarda dopo l’elezione dell’ex ministro dell’Interno alla guida del partito di via Bellerio. Maroni ha poi appoggiato la candidatura di Salvini alle primarie per eleggere il suo successore. Nella consultazione tra i militanti dell’8 dicembre 2013, Salvini batte Bossi 82 a 18 per cento. Alla guida della Lega ha vviato la svolta ‘nazionale’ e sovranista e che ha portato il partito, non piu’ ‘nordista’, al record storico del 17% alla scorse politiche. Il rapporto col senatur e’ sempre stato un po’ tormentato, come quando, durante la campagna elettorale del sindaco Letizia Moratti contro Giuliano Pisapia, Bossi disse che il futuro vice sindaco sarebbe stato Roberto Castelli e non Salvini che, comunque, ha dato il via libera alla ricandidatura del fondatore della Lega.(AGI) Fed
Giorgetti, il ‘Gianni Letta’ leghista a Palazzo Chigi
Ex delfino di Umberto Bossi, sopravvissuto a tutte le stagioni della Lega, a Giancarlo Giorgetti da Cazzago Brabbia da anni e’ affidato il ruolo di ‘eminenza grigia’ del partito di via Bellerio. Commercialista bocconiano, laureato con una tesi sugli stadi dei Mondiali di Italia ’90, ‘Gg’, come e’ chiamato in Lega l’uomo che Matteo Salvini ha voluto sottosegretario alla presidenza del Consiglio del governo coi 5 stelle, ha iniziato la carriera parlamentare 22 anni fa, cinque legislature alle spalle, sempre rieletto alla Camera fino al 4 marzo scorso. Al suo primo mandato, nel 1996 – XIII legislatura – era quasi ‘vicino di banco’ di Sergio Mattarella, raccontano i compagni di partito: l’attuale capo dello Stato era capogruppo dei ‘Popolari democratici-L’Ulivo’ e sedeva di fianco a Giorgetti, separato solo dal corridoio di passaggio tra uno ‘spicchio’ e l’altro dell’emiciclo. Padre pescatore e madre operaia in un’azienda tessile, Giorgetti e’ stato a lungo sindaco di Cazzago Brabbia, 800 abitanti circa, sul lago di Varese. Capogruppo della Lega a piu’ riprese, dal 2001 al 2006, durante il secondo governo di Silvio Berlusconi, e’ stato il presidente della Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione. Dal 2002 al 2012 segretario nazionale della Lega Lombarda. Il 30 marzo 2013, in seguito alle infruttuose consultazioni per la formazione di un governo, e’ stato chiamato da Giorgio Napolitano a far parte del gruppo ristretto – i cosiddetti ‘saggi’ – incaricato di avanzare proposte programmatiche in materia economico-sociale ed europea. E’ stato definito piu’ volte il “Gianni Letta della Lega”, per la sua ritrosia alla ribalta politica e per l’abilita’ diplomatica dietro le quinte, prima ancora “il delfino” di Bossi, che, a suo modo, lo indico’ come successore (“Il futuro e’ dei giovani come Giorgetti, ma non diciamolo troppo forte perche’ senno’ si monta la testa”, disse il senatur). Cugino dell’ex banchiere Massimo Ponzellini, ai tempi dell’ultimo governo Berlusconi era ritenuto molto vicino all’allora ministro del Tesoro Giulio Tremonti, grazie al quale e’ entrato nell’Aspen insitute. Estimatore di Mario Draghi, coltiva frequentazioni negli ambienti piu’ tradizionalisti del Vaticano.
I detrattori di Giogietti “lo chiamano il tappo, e non perche’ sia basso, ma perche’ ogni volta che la Lega cambia corso (o leader) lui si trova al posto giusto per guidare il partito senza farlo sbandare troppo”, ha scritto Cristina Giudici sul ‘Foglio’. Dopo la caduta di Bossi e del ‘cerchio magico’, in seguito agli scandali sull’uso dei rimborsi elettorali del partito, Giorgetti sopravvive all’era Maroni, e torna e diventare centrale il suo ruolo con l’elezione a segretario federale di Matteo Salvini, nel dicembre 2013. Come vice del ‘capitano’ legista mantiene il ruolo di ‘regista politico’ e tessitore di rapporti, collabora all’attuazione della svolta ‘nazionale’ e ‘corregge’ la rotta anti-euro avviata nel 2014. Oltre alla politica (“La politica e’ sacrificio. E’ come una malattia, ma alla base c’e’ un atto di presunzione che ti fa credere che le cose che pensi e che fai tu facciano bene anche agli altri”, ha detto a Varesenews), la sua passione e’ per due squadre di calcio: il Varese e l’inglese Southampton (di cui e’ fondatore del fan club italiano).
Savona, alle Politiche europee per cambiare l’Ue
Il prof causa dello ‘stallo’ nelle trattative per formare il governo gialloverde, e’ chiamato a guidare le Politiche europee del nuovo esecutivo. Paolo Savona ha operato sul campo: Banca d’Italia, Confindustria, istituzioni ma anche direzione di grandi banche. L’economista sardo, che a ottobre compira’ 82 anni, e’ stato direttore del servizio studi della Banca d’Italia e direttore di Confindustria dal 1976 al 1980, nell’era Carli, quindi ministro dell’Industria con Ciampi. Al ministero di via XX settembre ha lavorato come segretario generale per la Programmazione Economica. Successivamente e’ stato a capo del Dipartimento per le Politiche Comunitarie della Presidenza del Consiglio dei ministri e Coordinatore del Comitato Tecnico per la Strategia di Lisbona, nel governo Berlusconi. Prima presidente del Credito Industriale Sardo, poi amministratore delegato della Banca Nazionale del Lavoro, vicepresidente di Capitalia e presidente della Banca di Roma, nonche’ Presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. Numerosi anche gli incarichi dirigenziali imprenditoriali, da Impregilo a Gemina, dagli Aeroporti di Roma al Consorzio Venezia Nuova; fino a Rcs e Tim Italia, dove e’ stato consigliere di amministrazione. Ha insegnato politica economica in numerose universita’, tra cui la Luiss, e ha partecipato quale esperto a numerosi comitati, commissioni, associazioni; tra le ultime cariche, quello di presidente della Fondazione Ugo La Malfa e vice presidente vicario dello Aspen Institute Italia (di cui e’ presidente Giulio Tremonti).
Fraccaro, integralista M5s ai Rapporti col Parlamento
L’integralista, uno degli esponenti di spicco dell’ala dura e pura del Movimento 5 stelle, Riccardo Fraccaro e’ tra i fedelissimi di Luigi Di Maio. Al fianco del capo politico pentastellato ha vissuto tutta questa lunghissima fase di crisi politica. Dal piglio determinato e, secondo alcuni colleghi, non sempre socievole, e’ stato piu’ volte protagonista di aspri botta e risposta in Aula alla Camera con la presidenza e gli esponenti dell’allora maggioranza di governo. Della lotta agli sprechi e ai costi della politica ha fatto una bandiera e ha dichiarato guerra ai vitalizi degli ex parlamentari. E’ stato l’autore della norma che ha consentito di eliminare gli affitti d’oro di Montecitorio, con un risparmio di circa 130 milioni di euro nella scorsa legislatura. Eletto Questore anziano della Camera si e’ subito messo al lavoro per tentare di rivoluzionare il sistema pensionistico dei deputati. Anche se per poche ore, prima dell’elezione di Roberto Fico, e’ stato lui il candidato 5 stelle per lo scranno piu’ alto di Montecitorio, poi ‘sacrificato’ in nome dell’accordo con la Lega e il centrodestra per eleggere entrambi i presidenti dei due rami del Parlamento. Fraccaro va a guidare il ministero dei Rapporti con il Parlamento, succedendo ad Anna Finocchiaro. 37 anni, e’ stato eletto deputato alla Camera per la prima volta nel 2013, diventando anche portavoce del gruppo e segretario dell’Ufficio di presidenza, portando avanti la battaglia contro gli affitti d’oro degli organi costituzionali. Nato a Montebelluna, in Veneto, ma trapiantato in Trentino dove si e’ laureato in giurisprudenza, Fraccaro ha iniziato il suo percorso con il Movimento nel 2010, quando fondo’ il Meetup di Trento. Fraccaro ha una bimba, Beatrice, di 3 anni e presto diventera’ nuovamente papa’: la sua compagna, infatti, aspetta un figlio che dovrebbe nascere in agosto.
Moavero Milanesi, una ‘colomba’ alla Farnesina
Nato a Roma, nel 1954, sposato, con tre figli, Enzo Moavero Milanesi, ministro degli Esteri del Governo Lega-M5S e’ laureato in Giurisprudenza con lode, all’Universita’ La Sapienza di Roma con una tesi in diritto commerciale. Dopo essere stato ministro per gli Affari Europei del Governo Monti (dal 16 novembre 2011 ad aprile 2013) e del successivo, quello guidato da Enrico Letta (arile 2013 a febbraio 2014) sbarca alla Farnesina. Moavero avra’ il difficile compito di fare la sintesi tra le istanze sovraniste del Governo e l’appartenenza italiana all’Ue e all’Eurozona. Le cronache raccontano che, nel 2011, arrivato nel suo ufficio abbia rifiutato di occupare una scrivania appartenuta a Mussolini. “Sono antifascista. Non la voglio”, disse. Ora come detto dovra’ entrare alla Farnesina, edificio, iniziato alla fine degli anni Trenta che sarebbe dovuto essere il nuovo Palazzo del Littorio, sede del Partito Nazionale Fascista. Tuttavia gia’ nel 1940 era stato cambiata la destinazione d’uso in Ministero degli Affari Esteri. Sara’ curioso vedere come si comportera’ e cosa dira’ a tal proposito. Moavero tenta anche la strada della politica candidandosi alle Politiche del 2013 nella lista Monti per il Senato, ma non viene eletto. Europeista anche se in passato si e’ detto “convinto che l’Unione europea possa rimanere una prospettiva positiva di futuro solo se riuscira’ ad essere effettivamente vicina ai cittadini”. Mentre in un’altra occasione disse che “il rischio maggiore per il Paese e per il Governo e’ legato alla perdita della stabilita’ politica che e’ uno degli elementi fondamentali per superare la crisi economica e finanziaria dell’Unione Europea”. Quasi un monito per poi diventare veggente quando sottolineava l’importanza della stabilita’ nei confronti degli investitori stranieri “dai quali il nostro Paese dipende visto l’elevato livello di debito pubblico”. Vedremo se i colleghi anti-europeisti Savona e Salvini gli daranno retta. Procuratore legale. Si e’ specializzato in diritto comunitario ed europeo (College d’Europe, Bruges). Prima di assumere l’incarico di Ministro nel 2011, era dal 2006, giudice e poi Presidente di Sezione presso il Tribunale dell’Unione Europea (Corte di Giustizia dell’Unione Europea), a Lussemburgo. Ha lavorato, per oltre venti anni, alla Commissione europea, a Bruxelles, dove e’ entrato come funzionario, a seguito di un concorso pubblico.
Nel corso della carriera, e’ stato fra l’altro: Capo di Gabinetto del Vice Presidente; Capo di Gabinetto del Commissario per il Mercato Interno, per la Fiscalita’ e per la Concorrenza; Direttore della Direzione Antitrust ‘Servizi’; Segretario Generale aggiunto della Commissione; Direttore Generale dei Policy Advisors del Presidente della Commissione (BEPA). In Italia, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (1993-1994), ha guidato la Segreteria per gli Affari Comunitari del Presidente del Consiglio ed e’ stato membro del Comitato degli esperti per il Programma di Governo e del Comitato tecnico del CIPE per il coordinamento della politica economica nazionale con quella comunitaria. Ha insegnato Diritto Comunitario e dell’Unione Europea, in particolare diritto della concorrenza (College d’Europe, Bruges; Universita’ Bocconi e LUISS). E’ autore di svariate pubblicazioni scientifiche, fra le quali tre libri: uno sulla disciplina antitrust delle concentrazioni fra imprese; uno di lezioni di diritto comunitario; e uno sulla tutela della libera concorrenza nell’Unione europea. Fa parte del comitato di direzione di riviste giuridiche italiane ed estere; e’ membro fondatore del comitato di direzione del Journal of European Competition Law and Practice (Oxford University Press). Nel 2017 e’ nominato da Paolo Gentiloni consigliere della presidenza del Consiglio per la promozione del trasferimento a Milano dell’Ema. Sfida che pero’ e’ stata persa.
Trenta, alla Difesa un’esperta di sicurezza
Elisabetta Trenta guidera’ il ministero della Difesa. Laureata nel 1994 alla Sapienza di Roma in Scienze Politiche con indirizzo economico, ha conseguito due master, uno in ‘International Development’ alla Stoa – Scuola di Management (1996), l’altro in ‘Intelligence and Security’ all’Universita’ di Malta Link Campus (2008). Tra l’ottobre 2005 e luglio 2006 e’ stata consigliere politico della Farnesina in Iraq, mentre nel 2009 per cinque mesi e’ stata richiamata in servizio come capitano della riserva internazionale nell’ambito della missione Unifil in Libano. Sempre in Libano ha seguito diversi progetti tra il 2009 e il 2012, mentre e’ ancora in corso il progetto nato nel 2012 per il reintegro di ex combattenti libici come agenti di sicurezza per le aree archeologiche di Cirene, Sabratha e Leptis Magna, da lei coordinato e gestito. Dal maggio 2016 al giugno 2017 ha collaborato con il Cemiss – Centro Militare di Studi Strategici, come ricercatrice in materia di relazioni internazionali, sicurezza e difesa. Analista nei temi della difesa e della sicurezza, attualmente e’ vice direttore del Master in ‘Intelligence and Security’ della Universita’ Link Campus e docente nel master di Cooperazione internazionale e sui Fondi Strutturali.
Sanita’: Giulia Grillo, via ticket e dubbi su vaccini
Grillina “doc” (a partire dal cognome, anche se non c’e’ legame di parentela con il fondatore), militante del Movimento dai primi MeetUp in Sicilia, medico legale, Giulia Grillo e’ il nuovo ministro della Salute. Considerata una fedelissima dei vertici del movimento (ha praticamente sempre votato alla Camera secondo le indicazioni del Gruppo), profilo senza picchi polemici e senza fuochi d’artificio sui social come molti suoi colleghi, Grillo e’ nata a Catania nel 1975 (ha compiuto 43 anni mercoledi’), ha fondato gia’ nel 2006 il MeetUp locale e un comitato antitrivelle, ha percorso a nuoto lo stretto di Messina tre mesi prima di Beppe Grillo, si e’ candidata nel 2012 alle prime parlamentarie dei 5 Stelle, dopo aver mancato nel 2008 l’elezione in consiglio regionale. E’ proprio il video di presentazione girato sulla spiaggia di Torre Faro dopo la traversata a nuoto a renderla celebre tra i militanti, che la scelgono come capolista alla Camera per la circoscrizione Sicilia Orientale. Una crescita costante, fino alla carica (a rotazione) di capogruppo, giunta nel settembre 2016. Gli italiani hanno imparato a conoscerne il volto in questi lunghissimi giorni di stallo dopo il voto: era lei, insieme a Toninelli, ad affiancare Luigi Di Maio durante le consultazioni al Quirinale. In Parlamento, da medico, e’ stata durante tutta la scorsa legislatura in Commissione Affari sociali e Sanita’, e la sua piattaforma programmatica da ministro e’ gia’ nero su bianco sul suo curriculum, “affisso” sulla piattaforma Rousseau, e sul contratto M5S-Lega: ridurre le disuguaglianze di cura e assistenza, rifinanziare la sanita’ pubblica, contrasto alle logiche clientelari e antimeritocratiche (sganciando la sanita’ dalle ingerenze della politica), abolire il ticket sui farmaci, abbattere le liste d’attesa. Ma naturalmente gli occhi dell’opinione pubblica, almeno nei primi mesi di mandato, saranno puntati sulla questione vaccini. Sul tema Giulia Grillo, a differenza di molti militanti 5 Stelle, non ha preso posizioni esplicite (non risultano dichiarazioni pubbliche in cui annuncia che l’obbligo verra’ eliminato, appena un anno dopo la sua introduzione), ma il senso della sua posizione e’ di forte perplessita’ sulla linea scelta dal suo predecessore Beatrice Lorenzin. “Riconoscere l’importanza delle vaccinazioni – aveva detto – e poi obbligare la gente a farle sembra una contraddizione anche agli occhi dei cittadini. Secondo me era dunque piu’ sensato dare informazioni ai piu’ dubbiosi per farne capire l’importanza. Anche perche’ obbligando i genitori non e’ che li abbiamo convinti”. Bisognera’ vedere ora come questa dichiarazione di intenti si tradurra’ nella pratica.
Centinaio, all’Agricoltura un leghista di lungo corso
Gian Marco Centinaio e’ l’uomo scelto da Matteo Salvini per guidare il ministero dell’Agricoltura. Centinaio, 47enne pavese, ha all’attivo incarichi come vice sindaco della sua citta’ e assessore alla Cultura nella giunta guidata dal forzista Alessandro Cattaneo (2009-14). Senatore alla seconda legislatura e’ dal luglio 2014 capogruppo a Palazzo Madama, dopo l’elezione del compagno di partito Massimo Bitonci a sindaco di Padova. Amico personale di Salvini dai tempi dei Giovani Padani, e’ tifoso del Parma calcio e ha un figlio piccolo, Filippo. E’ stato riconfermato capogruppo dopo la rielezione al Senato il 4 marzo. E ha partecipato attivamente ai lavori del tavolo tecnico che ha redatto il ‘contratto di governo del cambiamento’ M5s-Lega.
Bongiorno, una donna di ferro alla P.A.
Ha difeso nelle aule di giustizia imputati ‘eccellenti’, primo tra tutti Giulio Andreotti, ed e’ uno degli avvocati penalisti piu’ affermati del Paese: Giulia Bongiorno, senatrice eletta il 4 marzo nelle liste della Lega come indipendente, entra nell’Esecutivo guidato da Giuseppe Conte come ministro della Pubblica amministrazione. Nata a Palermo nel 1966, madre di un figlio, si e’ laureata con lode in Giurisprudenza nel 1989 e dal 1992 e’ iscritta all’Ordine degli avvocati. Una carriera iniziata con il premio ‘Toga d’oro’, che viene assegnato ai neo avvocati piu’ brillanti. Appena 27enne, Bongiorno entra nel collegio difensivo di Andreotti, nei processi di Palermo e Perugia: da allora, altri procedimenti ‘di grido’ la vedono nel ruolo di difensore, e tra i suoi clienti si ricordano Vittorio Emanuele di Savoia nell’inchiesta di Potenza del pm Woodcock, Sergio Cragnotti nel processo sul crac della Cirio, Raffaele Sollecito, poi assolto in via definitiva dall’accusa di concorso in omicidio per la morte di Meredith Kercher. Inoltre, si e’ occupata anche di giustizia sportiva: ha assistito Francesco Totti dopo la squalifica del bomber giallorosso per lo sputo a un calciatore danese durante gli Europei del 2004. Eletta per la prima volta nel 2006 alla Camera, nella lista di Alleanza nazionale, viene rieletta due anni dopo nel Pdl: durante la XVI legislatura e’ stata presidente della Commissione Giustizia di Montecitorio. Nel 2010 aderisce a Futuro e Liberta’ per l’Italia, di cui diventa portavoce nel 2011. Nel 2013 Bongiorno e’ stata candidata alla presidenza della Regione Lazio, ma non eletta: stesso risultato alle politiche, dove correva per il Senato. Nella sua carriera politica, spicca il suo contributo per l’introduzione nel codice penale del reato di stalking: un deciso impegno, infine, per la lotta contro la violenza sulle donne, che l’ha vista fondatrice, assieme a Michelle Hunziker, dell’associazione ‘Doppia difesa’, che offre sostegno, assistenza e tutela alle vittime di questo fenomeno.
Stefani una ‘leghista doc’ per l’autonomia
Erika Stefani, senatrice 47enne alla seconda legislatura e’ stata indicata da M5s e Lega per il ministero degli Affari regionali. Single, avvocato e ‘leghista doc’, guidera’ un dicastero su cui il suo partito conta molto, con Matteo Salvini che ha annunciato che il nuovo governo proseguira’ la trattativa sull’autonomia avviata dalle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia con l’esecutivo Gentiloni. Stefani ha iniziato la carriera politica nel 1999 con una lista civica nel Consiglio comunale di Trissino, in provincia di Vicenza. Per lo stesso Comune e’ stata assessore all’Urbanistica e vice sindaco nel 2009. Eletta per la prima volta al Senato nel 2013, ai tempi di Flavio Tosi segretario della Liga veneta, e’ entrata a far parte della giunta delle elezioni e delle immunita’ parlamentari. Si e’ sempre occupata di temi di giustizia.
Bussetti, un prof. alla guida dell’Istruzione
Marco Bussetti, 56 anni, e’ il nuovo ministro dell’Istruzione. Vicino alla Lega di Matteo Salvini, ha conseguito la laurea specialistica magistrale in scienze e tecniche delle attivita’ motorie alla Cattolica di Milano, e’ stato insegnante di educazione fisica, dirigente scolastico e infine dirigente di un Ufficio scolastico regionale della Lombardia. E’ stato anche professore di legislazione scolastica per la Cattolica di Milano e Pavia.
Toninelli, l’uomo delle riforme alle Infrastrutture
Danilo Toninelli, classe 1974, nato a Soresina in provincia di Cremona, liceo scientifico a Manerbio e laurea in Giurisprudenza a Brescia, guidera’ il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Un ministero delicato in casa 5 stelle, per il quale e’ stata in lizza anche la collega pentastellata Laura Castelli. Proprio le grandi opere sono state al centro di una lunga trattativa tra Lega e pentastellati durante la stesura del Contratto di governo. E’ su questi temi, infatti, che si evidenzia anche l’anima ‘barricadera’ dei 5 stelle, come la battaglia al fianco dei No Tav. Poi la sintesi e’ stata raggiunta e oggi Toninelli, meglio noto come l’uomo delle riforme dei 5 stelle, approda alla guida del dicastero. Al fianco del capo politico Luigi Di Maio, Toninelli ha assunto il ruolo di capogruppo al Senato, dove ha ‘traslocato’ dalla Camera. Nella precedente legislatura, infatti, era deputato ed ha condotto in prima linea la battaglia contro le riforme costituzionali del governo Renzi, sia dentro il Palazzo che in piazza. Dal 1999 al 2001 ufficiale di complemento dell’Arma dei Carabinieri a Torino, poi ispettore tecnico assicurativo dal 2002 al 2013 a Bergamo e Brescia, passa alla carriera politica aderendo al Movimento 5 Stelle: attivista dal 2009 fonda il gruppo cremasco. Sposato, due figli.
Fontana, un leghista per la Famiglia
Laureato in scienze politiche all’Universita’ degli Studi di Padova, il 38enne veronese Lorenzo Fontana e’ il ministro per la Famiglia e i Disabili. Entrato in Lega con l’ex sindaco Flavio Tosi, ha iniziato la sua carriera politica nei Giovani padani. Dopo essere stato consigliere comunale a Verona, Fontana e’ stato eletto per la prima volta nel Parlamento europeo nel 2009. Sui banchi di Strasburgo e’ nato il suo rapporto con Matteo Salvini (anche lui europarlamentare). Durante la sua prima legislatura e’ stato capo-delegazione del gruppo della Lega Nord al Parlamento europeo, e vice-presidente della commissione per la cultura, l’istruzione e lo sport. Nel corso dell’VIII legislatura e’ stato, tra le altre cose, relatore del progetto di decisione di esecuzione del Consiglio che approva la conclusione da parte dell’Ufficio europeo di polizia (Europol) dell’accordo sulla cooperazione operativa e strategica tra la Bosnia-Erzegovina ed Europol. Esperto di questioni di demografia, nel 2018 ha scritto ‘La culla vuota della civilta’. All’origine della crisi’, insieme a Ettore Gotti Tedeschi, con la prefazione di Salvini, di cui e’ diventato vice segretario federale insieme a Giancarlo Giorgetti. E’ tra i principali esponenti leghisti ad aver mantenuto i rapporti con i partiti euro-scettici europei, tra cui quello della francese Marine Le Pen.
Lezzi, grillina della prima ora al ministero del Sud
Barbara Lezzi, nata a Lecce 46 anni fa, e’ la nuova ministra per il Sud. ‘Grillina’ della prima ora, e’ stata eletta per la prima volta in Senato con il Movimento 5 stelle nel 2013 nella circoscrizione Puglia, seggio che ha riconquistato alle elezioni del 4 marzo scorso contro Massimo D’Alema. A Palazzo Madama e’ stata vice presidente della commissione Bilancio.
Cultura: Alberto Bonisoli manager e direttore del Naba
Il ministro dei Beni culturali e’ Alberto Bonisoli. Nato a Mantova nel 1961, Bonisoli da circa dieci anni e’ residente a Castelletto Ticino, dove vive con la moglie e le figlie. Direttore del Naba, la Nuova accademia di belle arti nata nel 1980 a Milano e riconosciuta dal sistema dell’Alta formazione artistica e musicale (Afam), la piu’ grande accademia privata italiana che a Milano fa una serrata concorrenza a Brera. Dal 2005 al 2007 ha ricoperto il ruolo di ‘Senior Consultant’ presso il ministero dell’Istruzione, dell’universita’ e della ricerca, lavorando alla definizione di programmi integrati per favorire l’adattamento alla cornice comunitaria dei programmi italiani di ricerca e sviluppo. Dal 2013 guida la Piattaforma sistema formativo moda, associazione volta a promuovere e rafforzare il sistema italiano di formazione moda, con l’obiettivo di consolidare i rapporti istituzionali e progettare un sistema di certificazione delle scuole di Moda che ne garantisca la qualita’ a livello internazionale. Tra le sue collaborazioni accademiche, quella pluriennale con l’Universita’ Bocconi, presso cui ha insegnato Innovation management e diretto numerosi progetti di partnership internazionali. Bonisoli faceva parte della squadra di governo monocolore M5s annunciata in campagna elettorale da Luigi Di Maio. (AGI) Cau
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