I “sassaresi” che hanno fatto grande Oristano

Nel gennaio ’97, presentando il volume sulla storia del seminario gesuitico “Canopoleno” di Sassari, diventato al tempo del fascismo Regio Convitto Nazionale Canopoleno, uno dei tanti collegi dello Stato sparsi per l’Italia, lo storico Manlio Brigaglia, una vita con la passione per la democrazia, aveva messo in evidenza gli stretti rapporti intercorsi in campo economico, sociale e culturale tra le città di Sassari e Oristano. Con una presenza attiva e costante in città di esponenti del Sassarese, a partire dal versante religioso. Quasi un “filo rosso” che ha unito le due città in un legame che dura ormai da cinque secoli. La storia dei sassaro – oristanesi parte da molto lontano, da quell’8 dicembre 1611 quando il sassarese Antonio Canopolo, per oltre trent’anni arcivescovo di Oristano, mal sopportando il clima malarico e malsano della “basciura” campidanese, tanto cara al commediografo Antonio Garau, fonda a Sassari il seminario Canopoleno. Vero e proprio surrogato di quello oristanese che verrà fondato soltanto il 1 maggio 1712 dall’arcivescovo Francesco Masones Nin e dedicato a Santa Maria Assunta. Canopolo è uno dei diversi prelati sassaresi chiamati tra il 1578 e il 1657 a dirigere l‘archidiocesi arborense. Prima di lui Francesco Figo (1588-1627) e successivamente Gavino Magliano (1627-1641) e Pietro De Vico (1641-1657). Quasi una costante nella lunga storia della chiesa arborense che si ripete negli anni Ottanta del Novecento con Francesco Spanedda (1979-1986) personaggio di vasta cultura e umanità. Con le eccezioni in senso inverso di Salvatore Isgrò e Padre Paolo Atzei, francescano di Marmilla, che sulla scia dell’indimenticabile Fra Arcangelo Mazzotti ha guidato per ben tredici anni l’archidiocesi turritana. In campo politico un vero amico dell’Oristanese è stato Antonio Segni, “lu professò”, che nel secondo dopoguerra con il gallurese Mariano Pintus, primo direttore de ”Il Quotidiano Sardo”, il giornale cattolico fondato nel 1947 in città dall’arcivescovo Giuseppe Cogoni, ha firmato nel gennaio 1955 la prima proposta di legge per l’istituzione della quarta provincia sarda. Ma già nel 1926 era giunto in città il professor Giovanni Canalis, sassarese, classe 1894, di Gavino ingegnere capo della provincia e Gavina Manunta, figlia di Andrea rettore dell’ateneo turritano. Canalis è stato a lungo primario e direttore dell’Ospedale San Martino e stimato sindaco dal 1953 al 1961. Con lui il nipote Giannino Martinez, “memoria storica” di casa nostra. Nato anche lui all’ombra di Rosello in via Bellieni, a due passi da Piazza d’Italia. L’elenco dei sassaro-oristanesi è lungo e qualificato ma va ricordato e non solo per dovere di cronaca. Nei primi anni Cinquanta si è trasferito il notaio Carlo Passino e la consorte Alba Pani, figlia di Sebastiano, mitico “commendatore delle corriere sarde”. Che sarà tra le fondatrici dell’Unitre e vivace animatrice culturale. Numerose e qualificate le presenze nei settori della sanità, della magistratura, della scuola. Una per tutti quella di Giuseppe Cossiga, padre di Francesco, futuro Presidente della Repubblica, negli anni di guerra 1941-42 direttore della locale agenzia ICAS di via Garibaldi, prima di diventare direttore generale dell’Istituto. Tra i dirigenti dello Stato il questore Giacomo Deiana e il prefetto Giovanni Battista Tuveri. Un lungo filo rosso che dura nel tempo e nel segno della continuità e della concretezza. Con Sergio Solinas direttore provinciale INPS, Beppe Aiello direttore del Consorzio Industriale che ha fondato e presieduto l’Ente Concerti con la consorte Giulia Dettori, insegnante e primo sindaco donna, l’oculista Mario Muscas con Bianca Fantoni, fondatrice e presidente dell’Unicef, Mariano Scarpa, direttore dell’azienda agricola Campulongu e sindaco dal 1994 al 1998, i magistrati Giulio Segneri, Tomaso Contini, i dirigenti bancari Mario Giglio, Francesco Cossu, Giacomo Pedde, Cecchino e Carletto Sini, Gino Viglietti, Giovanni Devilla e Piero Rossi, il colonello dei C.C. Luciano Gavelli, i medici Antonio Esposito, Giancarlo Melis, Francesco Dettori, Michele Meloni e Pietro Paolo Obinu e, tra scuola e cultura, Gino Chiesa e Augusto Schirru. E la lunga storia continua, nel segno di una tradizione senza fine.

Beppe Meloni