Nei giorni scorsi la procura della Repubblica di Lanusei, nell’ambito dell’attività investigativa scaturita dal furto delle provette dai locali del parco genetico dell’Ogliastra, sito in Perdasdefogu, ha emesso, a norma dell’art. 415 bis c.p.p., l’avviso di conclusione delle indagini nei confronti di 21 persone indagate a vario titolo per i reati di furto, peculato, falsità materiale commessa dal p.u. in atti pubblici, nonché illecita trattazione dei dati sensibili.
Dal pomeriggio dell’ 11 giugno 2018, i militari del n.o.r.m. della compagnia cc di Jerzu (nu), con l’ausilio delle stazioni cc competenti per territorio, nell’ambito dell’indagine denominata “Genomics Park”, stanno procedendo alla notifica del predetto avviso agli indagati ed ai difensori della conclusione delle indagini preliminari.L’attività investigativa iniziata nell’agosto del 2016, immediatamente dopo la denuncia di furto da parte di una dipendente di Genos, permetteva agli inquirenti, il 14 settembre 2016, di rinvenire quanto trafugato presso i laboratori della clinica oculistica della a.o.u. di Cagliari – presidio del San Giovanni di Dio. A causa della complessità del caso, dovuto soprattutto alle pregresse vicende giudiziarie delle società che vantavano diritti di possesso sul prezioso materiale biologico, nonché alla complessità della materia trattata in ordine alla tutela dei dati sensibili, la procura della procura di Lanusei disponeva il sequestro dei locali del parco gen.o.s. cons. A.r.l. e di alcuni uffici della ex shar.dna di Pula, entrambi contenenti materiale documentale ed informatico.
Nel corso dei primi serrati ed accurati accertamenti, i carabinieri del n.o.r.m. della compagnia di Jerzu avevano segnalato all’autorità giudiziaria n.61 (sessantuno) persone ritenute responsabili a vario titolo dei predetti reati. Per 40 (quaranta) di essi la posizione penale e’ stata successivamente archiviata per sopraggiunta prescrizione dei reati, dovuta alla decorrenza dei termini dalla loro commissione. Le condotte illecite ravvisate sono differenti per i 21 indagati.
Dovrà rispondere del reato di furto il Prof. Mario Pirastu, poiché in concorso con una sua collaboratrice, Simona Vaccargiu, s’impossessava delle provette contenenti materiale biologico, sottraendole dalla struttura del parco genetico dell’Ogliastra, e dei reati previsti agli artt. 167, 169 c.1 e 170 del decreto legislativo nr. 196 del 30.06.2003, commessi in qualità di Presidente del Consiglio di amministrazione di genos dal 19.05.2000 al 20.06.2011 e di consigliere di shardna dal 20.09.2000 al 09.12.2009, per aver autorizzato il trattamento di dati ottenuti illecitamente dai comuni che avevano partecipato alla ricerca, a lungo conservati presso la sede di gen.o.s. per la realizzazione di un database genealogico della popolazione, in seguito trasferiti ad altre società di privati (shar.dna prima e Tiziana Life Sciences dopo l’acquisizione della fallita shar.dna) e non aver adottato presso la sede della società gen.o.s. c. A.r.l. idonee cautele per la sicurezza e la custodia dei dati genetici raccolti.
Il prof. Maurizio Fossarello primario presso la clinica oculistica a.o.u. – presidio del San Giovanni di Dio di Cagliari, dovrà rispondere dell’art. 314 c.p. (peculato), per aver concesso degli ambienti della clinica oculistica da adibire a laboratorio, a titolo di amicizia e in assenza di una convenzione specifica tra l’azienda ospedaliera universitaria ed il c.n.r., a uso e consumo del Prof. Pirastu.
I presidenti e consiglieri del consiglio di amministrazione della società Genos (mura Valter Vittorio, Caddeo Maurizio, Tegas Franco, Carta Mariano, Lorrai Piergiorgio, Periono Ercole) sono indagati per i reati di cui agli artt. 167, 169 c.1 e 170 del decreto legislativo nr. 196 del 30.06.2003, per aver illecitamente trattato dati personali, avendo omesso di adottare le misure minime previste dall’art. 33 del d.lgs 196/2003 e di osservare i provvedimenti del garante di cui al punto 4.3 dell’autorizzazione n. 8/2014. In particolare, autorizzavano il trattamento di dati ottenuti illecitamente dai comuni che avevano partecipato alla ricerca, a lungo conservati presso la sede di gen.o.s. per la realizzazione di un database genealogico della popolazione, in seguito trasferiti ad altre società di privati (shar.dna prima e Tiziana Life Sciences dopo l’acquisizione della fallita shar.dna). Presso la sede della società gen.o.s. non adottavano idonee cautele per la sicurezza e la custodia dei dati genetici e per aver omesso di adottare le misure minime previste dall’art. 33 del d.lgs 196/2003.
L’amministratore unico di longevia dal 5.07.2016, Dott. Lazzaretti Tiziano, è iscritto nel registro degli indagati per il reato di cui agli artt. 163 e 167 del d.lgs n.196/2003, per aver omesso di effettuare la prescritta notificazione al garante della privacy ed aver trattato dati personali consistenti in un database contenente dati genealogici e clinici della popolazione, comprensivo anche di persone che non avevano prestato alcun consenso
I presidenti ed i consiglieri della shar.dna (Angelini Barbara, Longo Alessandro, Santoro Gianluca Roberto, Squinzi Maurizia, Valsecchi Mario, Galletta Gian Luigi), sono indagati solamente per i reati previsti dagli artt. 167 e 170 del decreto legislativo nr. 196 del 30.06.2003.
A seguito degli accertamenti scaturiti dai sequestri dello scorso 29 gen 2018 presso l’uos irgb di Sassari e la sede del c.n.r. in roma, venivano iscritti nel registro degli indagati anche i presidenti pro tempore del c.n.r. dal 2011 ad oggi (Maiani Luciano, Profumo Francesco, e Inguscio Massimo) e il direttore dell’irgb del cnr di Cagliari (Cucca Francesco) per il reato di cui all’art. 167 del d.lgs n.196 del 30.06.2003 per aver illecitamente trattato dati personali, consistenti in un database contenente dati genealogici e clinici della popolazione, comprensivo anche di persone che non avevano prestato alcun consenso in qualità della carica ricoperta.
Macciotta Renato, curatore fallimentare della societa’ shar.dna, a seguito dell’esame della documentazione sequestrata, e’ stato iscritto tra gli indagati per i reati degli artt. 476 (falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici) e 361 c.p. (omessa denuncia di reato da parte di p.u.).