Il presidente del Consiglio Regionale Gianfranco Ganau: “Occorre una differenziazione di compiti e funzioni…”
«Il regionalismo deve crescere valorizzando le specificità, mettendo a regime e diffondendo buone prassi e politiche di avanguardia che a carattere locale possono essere meglio sperimentate, concorrendo con responsabilità e trasparenza alla realizzazione della spesa, alla legalità e alla crescita del Paese».
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau intervenendo questa mattina alla due giorni di lavori organizzati a Sassari nell’aula Magna dell’Università dal dipartimento di Giurisprudenza sul tema “Le istituzioni politiche e giudiziarie in Italia: continuità e cambiamento nel decennio della grande crisi globale”.
Il massimo rappresentante dell’Assemblea sarda è intervenuto dopo i saluti del rettore, Massimo Carpinelli e del direttore del dipartimento di Giurisprudenza, Gian paolo Demuro, auspicando in tema di regionalismo “un’evoluzione complessiva in chiave di un’autonomia responsabile ed efficiente dell’intero sistema, un obiettivo di più lungo termine che può contribuire ad una maturazione della democrazia italiana».
Il presidente Ganau si è soffermato in particolare su un aspetto determinante per un “regionalismo evoluto”, quello legato alle risorse, “un tema che riguarda tutte le regioni – ha detto – sia quelle ordinarie che quelle ad autonomia speciale, seppur in modo diverso, le quali per effetto degli accantonamenti vedono ridursi responsabilità che dovrebbero essere garantite e accresciute invece funzioni onerose per effetto di scelte unilaterali statali, come ad esempio l’ampliamento delle cure costose senza alcun incremento delle risorse.
La domanda è se un regionalismo efficiente debba necessariamente percorrere le vie della legislazione della crisi e dell’accentramento – ha aggiunto – o meglio cercare forme di integrazione e cooperazione fra i due livelli».
Dopo la bocciatura del referendum costituzionale secondo il presidente del Consiglio occorre riproporre un regionalismo in termini più ampi che sia efficiente e realmente cooperativo, rispettoso delle reciproche competenze di Stato e Regioni, delle specialità di ciascuna regione.
«È evidente che nell’esperienza delle regioni ordinarie – ha proseguito – ci sono i margini per sperimentare una differenziazione di funzioni e compiti, un’autonomia tarata sulle condizioni e le esigenze dei territori, senza però perdere di vista i vincoli dettati dai doveri di solidarietà nazionale.
Ecco perché non nascondo la mia preoccupazione in merito alle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dal governatore del Veneto Zaia, dopo l’incontro con la neo ministra agli Affari regionali Stefani.
Non si può rimanere indifferenti di fronte a chi parla di flat tax e di localismo fiscale, che non è federalismo. La richiesta di far pagare meno tasse ai ricchi, affiancata a quella che gli introiti fiscali vengano spesi dove pagati, configura un regionalismo fiscale anti sud molto pericoloso.
Se questo sarà l’approccio – ha concluso – occorrerà creare un asse forte tra regioni a statuto speciale e regioni ordinarie per contrastare questo calcolo miope, in accordo con i principi di solidarietà nazionale ben presenti nella nostra Costituzione».