Da Lucio Rispo richiesti alla Regione 60 milioni di euro entro il 2018 per completare la struttura?
Ogni giorno che passa la vicenda del “Mater Olbia Hospital”, si arricchisce sempre più di nuovi particolari, sia sul fronte della realizzazione della struttura sanitaria, sia sul ruolo alquanto ambiguo della Regione Sardegna, e in particolare dell’Assessorato alla Sanità.
Un assessorato che non ha tutelato a sufficienza l’interesse dei sardi, se è vero, com’è vero, che finora non è emersa chiarezza alcuna su quando la nuova struttura sanitaria aprirà e che tipo di rapporto si instaurerà con la proprietà.
A tutt’oggi, infatti, nessun elemento chiarificatore è emerso in ordine allo “stato di salute” dei lavori dell’edificio, bello all’esterno, ma, a quanto pare, top secret all’interno. Dalla Regione, ad esempio, qualcuno si è preso la briga di verificare lo stato dei lavori all’interno della struttura? C’è stato quel famoso sopralluogo della commissione sanità, ma nessun chiarimento è emerso in proposito. Vero è, però, che una verifica si rende indispensabile per capire, se non altro, se effettivamente lo stato dei lavori è a tal punto da consentire l’apertura del “Mater Olbia Hospital” entro l’anno in corso, come, d’altronde, aveva assicurato proprio l’assessore regionale alla sanità.
Più passa il tempo e maggiori dubbi e perplessità emergono sulla possibilità che l’ospedale privato targato Qatar, rispetti i tempi di apertura. È indispensabile capire, nel frattempo, l’eventuale consistenza degli ambulatori e i laboratori analisi cliniche, i reparti di degenza medica e quelli di chirurgia, così com’è emerso in quell’incontro del 7 novembre del 2016 tra l’assessore alla Sanità Luigi Arru e Lucio Rispo, a suo tempo rappresentante in Italia della “Qatar Foundation Endowment”. Siamo sicuri che all’interno della struttura esista traccia della realizzazione di questi reparti?
L’inchiesta che il nostro giornale sta conducendo da tempo sul fronte del Mater Olbia, non lascia scampo ad interpretazioni di comodo. Infatti, secondo alcune notizie trapelate da via Roma, sembrerebbe che c’è già chi inizia a prendere le distanze dall’ospedale privato, poiché pare che la nuvola della magistratura si stia avvicinando sempre più alla zona di Padrongianus.
Non è “politicamente corretto” utilizzare soldi pubblici, e tanti, per finanziare un ospedale privato alla faccia della sanità pubblica. E ‘questo, a quanto pare, che Lucio Rispo ha messo sul tavolo, con la sibillina ipotesi di non assumere 600 dipendenti, e tutto a danno dei sardi e sui viaggi della speranza. Se le cose stessero veramente così, si è di fronte ad una operazione di cinismo senza precedenti.
In proposito è bene chiarire che non si è di fronte a nessun’opera di beneficenza da parte della “Qatar Foundation”. È giusto, invece, che i sardi sappiano che Rispo, nel corso dell’ultima audizione di fronte alla Commissione regionale Sanità, pare che abbia chiesto, a chiare lettere, 60 milioni a fondo perduto in due soluzioni. Una richiesta a dir poco pazzesca, se è vero, come sostiene qualcuno, che quei soldi dovrebbero servire per acquistare i macchinari e avviare la struttura del Mater Olbia Hospital. Si vocifera, tra l’altro, che in caso di diniego della somma richiesta, la struttura sanitaria non aprirà i battenti.
Finora, purtroppo, il Pd regionale, ormai allo sbando, non batte ciglio e non ha assunto posizione, per chiarire, una volta per tutte, eventuali equivoci, smentire voci tendenziose e scarsamente rassicuranti sull’intera operazione “Mater Olbia Hospital”. Significativo il fatto che l’onorevole Giorgio Oppi continua a mettere in luce e far mergere situazioni imbarazzanti sull’intera operazione, ma l’assessore Arru, dal suo canto, continua a tacere e va avanti per la sua strada, magari con l’intento di concedere i 60 milioni di euro alla società privata SHRP S.r.l., detenuta al 100% da soci lussemburghesi dell’Innovation Arch con sede in Lussemburgo.
Nel caso in cui l’operazione dell’elargizione di 60milioni di euro a favore di una società privata e per giunta anche straniera andasse in porto, ci sarebbe da inorridire, considerato che sì “foraggerebbe” una struttura privata.
Ovviamente non sta alla nostra testata giornalistica dettare le linee guida su come Pigliaru e compagni devono gestire i soldi dei contribuenti sardi, ma appare del tutto evidente che una società privata con un capitale sociale ridicolo, pari a 10.000,00 euro, non offra alcuna garanzia. Da tener presente, inoltre, che trattasi di società detenuta al 100% dalla “Innovation Arch”, con sede nel paradiso fiscale lussemburghese. Nulla ci vieta di pensare che se dovesse fruire quel finanziamento di 60 milioni di euro, è anche ipotizzabile che potrebbe sparire e cessare la sua attività da un giorno all’altro, anche perché va ricordato che la gestione dell’ospedale è passata nelle mani della “Mater Olbia Spa”, detenuta al 51% dal soggetto lussemburghese.
Sappiamo che i legali dell’emiro del Qatar vogliono vederci chiaro sull’intera operazione del “Mater Olbia” e, tra l’altro, sembrerebbe che abbiano bloccato il flusso finanziario che sarebbe servito a terminare la struttura. In Qatar, infatti, erano sicuri che i soldi accreditati a più riprese sarebbero stati sufficienti per vedere l’opera ultima, arredata e in grado di essere operativa.
In tutta la vicenda c’è qualcosa che non quadra, considerato che non è pensabile che sia la Regione Sardegna a sborsare i fondi per l’acquisto dei macchinari. Forse i conti non tornano? Perché la Regione dovrebbe anticipare questi 60 milioni a fondo perduto? Alla luce di una simile operazione, significa che c’è qualcosa che non quadra, oltre che mancanza di trasparente.
Sarebbe opportuno e giusto, piuttosto, che il Qatar acquistasse i macchinari a sue spese e concludesse quanto prima la struttura sanitaria, in modo che, una volta collaudata e soprattutto accreditata potrà presentare il “conto” alla Regione. Allo stato attuale delle cose, però, ci sembra inopportuno che la Regione anticipi un simile esborso di euro.
Non è dato sapere, finora, quale genere di problematiche abbiano impedito e frenato l’ultimazione della struttura sanitaria. Non sono daescludere problemi ed errori manageriali, finanziari e politici, non è giusto che sia la Regione e, conseguentemente i cittadini sardi, a pagarne le conseguenze.