Uomini d’acqua è un progetto fotografico che ha come soggetto la Sardegna e il suo rapporto con l’acqua; una relazione che ha certamente una dimensione naturale –data dall’azione dell’acqua (come di altri fattori ambientali) sul territorio, che in modi e misure differenti ne viene plasmato – ma che rivela sempre una valenza antropica, poiché è il lavoro dell’uomo che attribuisce senso al territorio. Paolo Chiozzi, antropologo visuale.
La ricerca fotografica di Davide Virdis, che nasce da un progetto sviluppato con il contributo dell’antropologo visuale Paolo Chiozzi, è stata realizzata nel 2012 grazie ad un finanziamento dell’ISRE (Istituto Superiore Regionale Etnografico della Sardegna) e ha prodotto un archivio finale completo composto da 133 immagini, realizzate sia in bianco e nero che a colori.
La mostra Uomini d’acqua che inaugura al Ghetto il 12 luglio raccoglie una corposa selezione delle immagini prodotte nel 2012 e una serie di nuovi scatti che negli anni successivi hanno ampliato il tema iniziale. In essa si propone un percorso che si snoda per tutto il territorio dell’Isola, esplora paesaggi “segnati” dalla presenza dell’uomo e sempre legati ad un vitale rapporto con l’acqua: gli insediamenti costieri, testimoni di antichi rapporti coi popoli venuti dal mare ed oggi porti e città vive e dinamiche; i fari, i pozzi sacri, le dighe, fino ai più recenti scenari legati alla siccità, dove l’acqua è raccontata attraverso la sua assenza, negli invasi le terre riemergono e con esse le tracce di vecchi equilibri, muri a secco, nuraghi. Il racconto è composto da 60 stampe fotografiche di grande formato, montate a vivo su pannelli di alluminio.
In questa mostra Davide Virdis sviluppa l’approccio all’esplorazione del territorio
seguendo tre differenti declinazioni del rapporto tra acqua, uomo e paesaggio:
l’acqua intesa sia come elemento generatore della “condizione di isola” che come
risorsa vitale indispensabile per lo sviluppo di una comunità, ma anche acqua come
rappresentazione di precisi valori simbolici, legati alla cultura e alla tradizione.
Si è iniziato esplorando le coste, la linea di demarcazione tra terra e acqua, il
concetto generatore della condizione di Isola, e quindi il rapporto dell’uomo con
l’acqua del mare: l’acqua salata, l’acqua come barriera ma contemporaneamente via
di comunicazione, preservatrice di una identità ma anche porta – e di conseguenza
generatrice di scambi e soprattutto di “fluidità”, di disarmonia talvolta, che investono
quell’identità.
L’esplorazione coinvolge quindi territorio interno, affrontando il concetto di acqua
come risorsa: l’acqua dolce, l’elemento comune e indispensabile per
l’organizzazione e lo sviluppo di ogni cultura, intesa quale “creazione” di un
aggregato di esseri umani che comunicano, interagiscono tra di loro in quel
determinato spazio, che proprio dal loro esservi presenti si trasforma in luogo
antropologico.
Il progetto prevede quindi un terzo percorso, in un certo senso “trasversale”, nel
quale si osserva l’acqua come rivelatore culturale: gli aspetti simbolici in generale,
focalizzando tuttavia l’attenzione sui segni che ne svelano i significati più profondi in
relazione alla sacralità, alla ritualità, che tanta parte hanno nella definizione di una
identità in relazione al particolare territorio.
Davide Virdis. Si laurea a Firenze in architettura, con una tesi sul rapporto tra fotografia e
rappresentazione del paesaggio antropizzato, la sua ricerca si sviluppa principalmente nel
campo della fotografia di architettura e paesaggio con una attenzione all’aspetto
antropologico collaborando spesso con sociologi, antropologi ed urbanisti. Porta avanti suoi progetti personali unitamente a ricerche commissionate sia da privati che da pubbliche amministrazioni. Dal 1995 conduce una ricerca fotografica tesa ad esplorare il complesso rapporto tra il paesaggio contemporaneo e le dinamiche in continua evoluzione relazionate ai processi di sviluppo ed evoluzione del territorio intimamente legati alle forme proprie della modernità, sperimentando inoltre l’uso della fotografia come strumento di analisi all’interno dei processi di pianificazione urbanistica.
Nel 2009 inizia un progetto trasversale in tutto il suo lavoro che ha come tema il rapporto tra acqua e paesaggio che lo porta ad ottenere nel 2010 un incarico dall’ISRE (istituto
superiore regionale etnografico della Sardegna) per la realizzazione di Uomini D’acqua, il
lavoro rappresentato in questa mostra, una ricerca fotografica avente come tema il
paesaggio sardo interpretato attraverso i segni che derivano dal rapporto tra uomo, acqua e territorio.
Nel 2011 su incarico dell’università di Firenze realizza Routes of water, un progetto fotografico che segue una rotta mediterranea legata agli insediamenti Fenici, tra Tunisia, Malta, Siria, Libano e Grecia. Il suo rapporto con i paesaggi dell’acqua prosegue poi con ulteriori incarichi per diverse ricerche sviluppate tra Sardegna, Toscana, Abruzzo e
Veneto.
I risultati della sua ricerca sono presentati in varie mostre che, negli anni, sono state
esposte in diverse sedi e manifestazioni in Italia e all’estero.
UOMINI D’ACQUA – MOSTRA FOTOGRAFICA DI DAVIDE VIRDIS
Cagliari, Centro d’arte e cultura Il ghetto
12 luglio – 9 settembre 2018
opening: giovedì 12 luglio ore 19
orario di visita: dal martedì alla domenica dalle 9.00 alle 13.00; dalle 16.00 alle 20.00.
Giovedì fino alle ore 24. Chiuso il lunedì.
ingresso: euro 3,00 intero euro 2,00 ridotto
La mostra è realizzata con il con il Patrocinio di Regione Autonoma della Sardegna, Istituto
superiore regionale etnografice, ENAS-Ente acque della Sardegna, Musei civici Cagliari,
Università degli studi di Cagliari – DICAAR- Dipartimento di ingegneria civile, ambientale e
architettura
Con il contributo del Comune di Cagliari per Cagliari Paesaggio
Partner del progetto Visual e Consorzio Camù