A corollario e completamento del museo “Stazione dell’arte” di Maria Lai troviamo, ad Ulassai, il Museo a cielo aperto, importante esempio di arte pubblica e sociale avviata da Maria in quel magico 1981 con la performance collettiva “Legarsi alla montagna”.
Disseminate variamente nel centro abitato di Ulassai, mirabilmente integrate e fuse con il territorio e le sue straordinarie bellezze ambientali e naturalistiche, sono presenti opere come il “Lavatoio” (Ulassai, 1982 – 1989), opera collettiva che, su un progetto di lavatoio pubblico del 1902, ospita opere di Luigi Veronesi (la “Fontana della sorgente”, 1984), Guido Strazza (“La fontana del grano”, 1989) e la pavimentazione davanti all’edificio, Maria Lai (il “Telaio-soffitto”, 1982) e l’ultima opera di Costantino Nivola (la “Fontana sonora”, 1982) poi replicata in copia ad Orani, nel museo dedicato all’artista.
Ma anche numerose opere di Maria Lai, nativa di Ulassai,
come “Le capre cucite” (Ulassai, 1992), “La strada del rito” (Ulassai, 1992),“La Scarpata” (Ulassai, 1993), “Il gioco del volo dell’oca” (Ulassai, 2002), “La lavagna” (Ulassai, 2003), “Il muro del groviglio” (Ulassai, 2004), “La casa delle inquietudini” (Ulassai, 2005), i “Libretti murati” (Ulassai, 2005), “Pastorello mattiniero con capretta” (Ulassai, 2005), “Fiabe intrecciate.
Monumento a Gramsci” (Ulassai, 2007) ed altre. Le opere, di particolare rilevanza e significato nel percorso artistico e poetico
della grande artista sarda (ma anche degli altri artisti che hanno voluto lasciare in questo paese una loro traccia), alcune di dimensioni veramente importanti (La Strada del rito si snoda, ad esempio, lungo un percorso di circa 7 Km), richiedono interventi urgenti e tempestivi di salvaguardia e recupero, promozione e valorizzazione, esposte, come sono, da anni, alla inclemenza del tempo ed alle intemperie naturali, che rischiano, sempre più,
senza adeguati e tempestivi interventi conservativi, di essere compromesse e danneggiate irreparabilmente.