Frode fiscale e contributiva di rilevanti dimensioni: fatture false per 190 milioni di euro
73 persone indagate a vario titolo per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale e/o contributiva, 36 le società coinvolte, 190 milioni di euro il valore delle false fatture emesse, 66 milioni di euro i ricavi sottratti al fisco 16 milioni di euro di iva dovuta, 4 milioni di euro di contributi previdenziali non versati, 1 milione e 600.000 euro il valore dei beni sequestrati, (14 unità immobiliari, partecipazioni societarie per un valore nominale complessivo di euro 712.000,00 e 107 conti correnti bancari e postali).
Sono queste, in sintesi, le cifre di una complessa indagine condotta dai finanzieri della compagnia di Chieti, sotto il coordinamento della procura della repubblica di Chieti inizialmente e, successivamente, di quelle di Napoli e Latina.
Alle prime luci dell’alba di questa mattina decine di militari della compagnia della guardia di finanza di Chieti, coadiuvati dai loro colleghi dei reparti territoriali di Roma, Napoli, Bologna, Latina e Macerata stanno procedendo all’esecuzione del provvedimento di sequestro emesso dalla procura della repubblica del capoluogo pontino.
Le indagini, avviate a seguito di una richiesta di mutua assistenza amministrativa pervenuta dall’organo collaterale slovacco, hanno consentito di sgominare una collaudata ed organizzata associazione a delinquere – composta da professionisti ed imprenditori (anche attraverso il ricorso a prestanomi) – che, attraverso la gestione di 36 società (di cui una ramificata sul territorio teatino), aveva posto in essere un vasto ed articolato duplice sistema fraudolento finalizzato alla realizzazione di una cd.
Frode carosello, volta a conseguire indebiti vantaggi fiscali in materia di imposizione indiretta (I.V.A.), mediante l’emissione e l’utilizzo di fatture relative ad operazioni soggettivamente inesistenti per circa € 190 mln., ed anche contributiva, attraverso l’illecita somministrazione di manodopera con conseguenti omessi versamenti delle ritenute previdenziali, irregolarmente compensate con i crediti erariali fittiziamente creati mediante la contabilizzazione delle fatture per operazioni inesistenti.
In particolare, i vertici del sodalizio criminale avevano costituito e gestivano un circuito commerciale al cui interno si realizzavano solo formalmente le cessioni di merci sfruttando l’interposizione di società cartiere e di società filtro (imprese prive di una stabile organizzazione aziendale e di autonomia finanziaria) gestite da meri prestanomi spesso pluripregiudicati e/o nullatenenti, domiciliate – nella stragrande maggioranza dei casi – presso società di servizi ubicate nelle città di Roma, Napoli e Chieti.
Attraverso un “vorticoso” e “convulso” scambio di fatture false e l’interposizione fittizia delle “cartiere”, le società destinatarie finali dei beni, – le reali beneficiarie del sistema fraudolento accertato – conseguivano: ➢ benefici di carattere fiscale, poiché l’acquisto da un operatore nazionale consente alla società acquirente la detraibilità dell’imposta sul valore aggiunto indicata nella fattura passiva; ➢ benefici di carattere economico, consistenti nella possibilità di acquistare la merce “sottocosto” dalla società fittizia (la quale a sua volta recupererà la conseguente perdita attraverso l’omesso versamento delle imposte dovute) potendola commercializzare a prezzi fortemente ribassati, eludendo la concorrenza tramite il ricorso ad una pratica commerciale scorretta.
Talune delle società coinvolte hanno utilizzato gli indebiti vantaggi.
Fiscali per realizzare anche una sistematica frode contributiva mediante la fittizia somministrazione di personale dipendente ad imprese compiacenti andando poi a compensare i contributi dovuti con i falsi crediti d’imposta vantati.
I contratti di servizio illecitamente prodotti (per circa 800 unità di personale), erano sottoscritti aggirando la normativa che regola le agenzie interinali di lavoro, le uniche autorizzate a poter somministrare personale senza fornire la propria organizzazione di uomini e mezzi.
E’ stata accertata un’evasione contributiva per 4.085.688,00 euro.
La lotta alle frodi fiscali costituisce una delle priorità dell’azione della guardia di finanza quale polizia investigativa a carattere economico e finanziario.
L’evasione produce effetti negativi per l’economia, ostacola la normale concorrenza fra le imprese, danneggia le risorse economiche dello stato ed accresce il carico fiscale per i cittadini onesti.
Chi utilizza fatture false e realizza sistemi articolati e complessi di frode fiscale, non è un contribuente in difficoltà ma un vero e proprio criminale fiscale che sottrae risorse importantissime per lo sviluppo del paese e la ripresa del processo di crescita economica.
Dall’inizio dell’anno il comando provinciale della guardia di finanza di Chieti ha intensificato le attività di monitoraggio del tessuto economico e finanziario su tutto il territorio di competenza, avviando numerosi accertamenti sia sul versante delle entrate tributarie che sulla corretta erogazione delle spese pubbliche, in aderenza alle direttive emanate dal comando generale del corpo e rimarcate, da ultimo, dal generale di corpo d’armata Giorgio Toschi durante la celebrazione della festa anniversaria del corpo dello scorso 20 giugno.