“Musica in chiave di soul”, di Michele Ardu, è stata inaugurata ieri presso lo Spazio Marte, grazie alla direzione artistica di Flaminia Fanari, davanti ad un nutrito pubblico, che ha apprezzato l’originalità e le forme evanescenti raffigurate nelle trenta fotografie di grande formato, esposte nel multipiano della Galleria d’arte a Oristano.
“La prima mostra non solo da vedere, ma anche da ascoltare”, commenta Paolo Sirena, direttore della fondazione Alghero Meta; sotto ogni foto c’è un Qr Code, l’osservatore guarda l’immagine stampata, e può ascoltare sul proprio cellulare, con le proprie cuffie, il brano che ha originato l’opera dell’autore”.
Michele è il primo artista ad esporre per la seconda volta nello Spazio Marte, dopo il lavoro “In Re Quieta”, che è stato il primo grosso progetto presentato anche all’Istituto Italiano di Cultura di Londra, durante il festival internazionale della fotografia, ed è in fase di pubblicazione periodica sul National Geographic, nella versione Mandarino. La prima pubblicazione è stata interamente dedicata alla cultura della Sardegna, la seconda era legata al ritratti delle persone nel mondo dell’ippica, e la terza, su Dubai è stata presentata ad Abu Dabhi, negli Emirati Arabi.
Alcune delle opere di “Musica in chiave di Soul” esposte attualmente al Marte, sono stata presentate in anteprima ad Abu Dhabi, Londra e Taiwan, in una mostra collettiva, ma l’intero progetto di Michele Ardu, con le trenta stampe, frutto del lavoro di 18 mesi, si potrà ammirare in esclusiva solamente nello spazio d’arte “Oristanese , in Via Cagliari 275/277, fino al 5 Settembre 2018.
“Questo è un progetto che mi rappresenta, racconta l’autore, non solo per quanto riguarda la mia vena artistica, ma anche ciò che è stato il mio percorso degli anni precedenti; sono ingegnere biomedico, con background tecnico, continua Michele, e tra i vari obiettivi della biomedica, c’è anche quello di studiare soluzioni che aiutino le persone che hanno dei deficit fisici.
“Le prime riflessioni erano proprio quelle, ricorda Ardu, come poter sopperire a un deficit sensoriale, grazie all’abbinamento o all’interazione con un altro senso, quindi questo progetto nasce per poter dare la possibilità di percepire il suono, che normalmente si percepisce solo con l’udito, adoperando anche il senso della vista”.
“L’idea, continua l’artista oristanese, non è solo quella di catturare il fumo che sale verso l’alto, che per un istante viene catturato dal suono, dandogli queste forme magiche, cercando di cogliere il momento giusto, ma la scelta della musica che cerco di ritrarre è basata sulle mie esperienze personali che per me sono state importanti, o comunque hanno fatto parte del mio percorso. Canzoni che sento mie e che mi appartengono più di altre”.
“La tecnica nella realizzazione di queste immagini, è un lavoro di fotografia macro, quindi piccoli elementi da fotografare, dove si lascia scorrere un filo di fumo dato da un incenso, letteralmente circondato da musica. L’energia della musica, lo spostamento d’aria delle onde sonore vanno a rompere l’equilibrio di questo filo che sarebbe altrimenti perfettamente regolare, creando delle piccole sculture di fumo evanescenti, che durano un attimo, l’attimo della fotografia, e poi spariscono per sempre”.
A una domanda sui progetti futuri, Michele Ardu non si sbilancia, e risponde che continuerà a lavorare sempre meglio, investendo tantissime energie nelle cose che lo appassionano, e lo interessano, senza sentire la stanchezza.
Michele Vacca