Legambiente, favorevole al processo di metanizzazione nell’Isola, esprime diverse perplessità sul progetto presentato dalla Regione Sardegna. Di seguito il comunicato.
E’ la transizione verso un sistema energetico sempre piu’ incentrato sulle fonti rinnovabili la sfida fondamentale che la Sardegna ha oggi di fronte. Legambiente da sempre considera la metanizzazione un passaggio utile per rendere piu’ sostenibile e meno dipendente l’Isola dal carbone, ma esprime la sua forte perplessità sul progetto di un grande metanodotto Cagliari- Porto Torres, con impegnativo iter realizzativo, presentato da SNAM RETE GAS alla Commissione Via Nazionale perché rischia di costituire un serio ostacolo al raggiungimento degli obiettivi innovativi indicati dalla Unione Europea al 2030
Si richiede alla Regione Sardegna ed al Ministero dell’Ambiente di procedere con urgenza ad una verifica di come questo intervento infrastrutturale possa risultare coerente con i nuovi scenari del pacchetto clima energia per la Sardegna e con gli investimenti necessari.
Appare invece condivisibile e più celere un progetto di metanizzazione dell’Isola che punti da un lato sulla realizzazione di depositi costieri di gas naturale liquefatto (GNL) di piccola taglia nei bacini urbani di maggior consumo (Cagliari, Sassari ed Oristano) dove gia’ oggi esistono delle reti, e dall’altro sullo sviluppo del biometano da scarti agricoli e da forsu che puo’ rappresentare un opportunita’ anche di sviluppo per l’Isola.
Legambiente ha presentato alla Commissione Via Nazionale ed a tutti gli enti competenti il documento allegato contenente un quadro articolato di osservazioni e rilevanti criticità sulla proposta di realizzazione di una grande dorsale di collegamento, che potrebbe rivelarsi un’opera di scarsa utilità ed efficacia, dal momento che risulta un progetto che necessita di lunghi tempi di realizzazione, con una costruzione a step e senza una effettiva concertazione con i progetti relativi ai depositi costieri ed ai mini rigassificatori. Pertanto si esprime la forte perplessità di Legambiente -dichiara Vincenzo Tiana presidente del Comitato scientifico di Legambiente Sardegna – perché il progetto presentato da SNAM alla commissione VIA allo stato attuale non dispone con certezza di alcun terminale di alimentazione e non risulta con chiara evidenza conveniente dal punto di vista economico e ambientale. Appare invece condivisibile e con un iter più celere un progetto di metanizzazione dell’Isola che punti sia sulla realizzazione di depositi costieri di gas naturale liquefatto (GNL) di piccola taglia nei bacini urbani di maggior consumo (Cagliari, Sassari ed Oristano) che sullo sviluppo del biometano.
Inoltre – aggiunge Edoardo Zanchini vicepresidente nazionale di Legambiente- e’ importante sottolineare come la decisione su questo progetto infrastrutturale rischi di essere presa senza avere un quadro completo e aggiornato dello scenario energetico nel quale la Sardegna e l’Italia si trovano in materia di energia e clima. Il prossimo autunno terminerà infatti il processo di approvazione dei nuovi obiettivi europei al 2030 e delle regole per il conseguimento degli stessi nel campo delle fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica e dei trasporti. Oggi questi obiettivi, grazie alla riduzione dei costi degli impianti e alla maggiore efficienza, sono raggiungibili e possono portare vantaggi ai cittadini e alle imprese sarde.
L’Italia dovrà recepire questi obiettivi e trasformarli in politiche e strumenti di intervento attraverso un Piano Energia e Clima la cui prima versione dovrà essere presentata entro fine del 2018 per poi aprire un confronto con la Commissione nel 2019 e vedere poi verifiche con scadenze precise per il rispetto degli obiettivi. E’ importante sottolineare come gli obiettivi del Piano saranno più ambiziosi di quelli previsti dalla SEN, perché sono stati rivisti al rialzo gli obiettivi a livello europeo (la quota di fonti rinnovabili è stata fissata pari al 32% al 2030), e dunque alcune delle decisioni previste dalla strategia saranno riviste alla luce del nuovo scenario. Questo nuovo quadro interessa direttamente le decisioni sul progetto di metanodotto proposto da SNAM in Sardegna.
In particolare le questioni più rilevanti da chiarire appaiono:
- Quali obiettivi il nuovo Piano energia e clima prevede per la Sardegna al 2030 e attraverso quale livello di sviluppo delle diverse fonti rinnovabili e degli interventi di efficienza energetica?
- In che modo il progetto di collegamento elettrico proposto da Terna in alta tensione tra Sardegna – Sicilia e Campania potrà contribuire a rendere più sicura e interconnessa la rete sarda, anche per una migliore penetrazione delle rinnovabili nel settore industriale, civile e dei trasporti?
- In materia di gas, quale sviluppo del biometano e del biogas si ipotizza in Sardegna al 2030 alla luce dei nuovi incentivi, dei nuovi obiettivi europei e dell’evoluzione tecnologica degli impianti?
- Considerate le accresciute prospettive di sviluppo del biometano, perché non si propongono scenari diversi per le infrastrutture di stoccaggio, in presenza o assenza della dorsale, con o senza depositi costieri?
- Dal un punto di vista degli investimenti, l’ipotesi di realizzazione della dorsale è resa possibile dal prelievo dalle bollette delle risorse necessarie a realizzare l’infrastruttura e porterebbe il vantaggio, secondo Snam, di equiparare i prezzi a quelli del resto d’Italia non lasciandoli in mano a dei monopoli locali affidati ai diversi operatori degli stoccaggi o del gpl. Non risulta peraltro alcuna iniziativa della Regione Sardegna per affrontare il problema cruciale del coordinamento tra le diverse e concorrenti infrastrutture.
- Perché la Regione non approfondisce la questione e verifica uno scenario alternativo, nel quale come per i trasporti e altri servizi, viene garantita la continuità territoriale con un contributo nel ridurre la spesa per le famiglie in Sardegna per gli usi civili elettrici e di riscaldamento, raffrescamento attraverso anche soluzioni da fonti rinnovabili? Una ipotesi di questo tipo, che potrebbe riguardare sia il gas che l’elettrico, risulterebbe più economica rispetto alla realizzazione di un nuovo gasdotto e permetterebbe una maggiore flessibilità rispetto allo scenario di innovazione tecnologica in corso – evitando anche di creare una barriera per lo sviluppo delle rinnovabili.
Per queste ragioni chiediamo alla Regione Sardegna di fermare la procedura di approvazione del progetto in attesa che sia data risposta alle diverse questioni che si andranno ad aprire, nei prossimi mesi, rispetto allo scenario energetico regionale e nazionale. Il rischio è altrimenti che questa infrastruttura sia di ostacolo nel raggiungimento degli obiettivi previsti.