Quel 25 luglio 1943 in Sardegna. Di Beppe Meloni

Il ritorno alla libertà dopo il dramma del fascismo e della guerra. Il 25 luglio 1943 è una domenica estiva, molto calda anche in quella Sardegna di settantacinque anni fa. Il fascismo è finito ma il Italia nessuno lo sa. Neppure Mussolini, che a Roma a Palazzo Venezia si prepara a portare nel pomeriggio al re Vittorio Emanuele III l’ordine del giorno “Grandi”. Da Villa Savoia il duce uscirà scortato dai Carabinieri. In Sardegna è una domenica d’estate come tante altre e nell’isola stazionano ancora alcune migliaia di soldati tedeschi della 90° Divisione “Panzergrenadier”, comandata dal generale Lungerhousen. Come ricorda lo storico Manlio Brigaglia nel bel libro curato a quattro mani con il giornalista cagliaritano Giuseppe Podda “Sardegna 1940-1945, la guerra, le bombe, la libertà. I drammi e le speranze nel racconto di chi c’era (Edizioni Tema – Cagliari). Un libro molto caro al “professore” come ricordano Salvatore Tola e Sandro Ruju nel libro intervista edito da Mediando “Tutti i libri che ho fatto. Storia di uno che voleva fare l’editore”.

In quegli anni lontani in Sardegna esce un solo giornale “L’Isola” di Sassari. “L’Unione sarda” ha sospeso le pubblicazioni dopo i grandi bombardamenti su Cagliari. Salvati i macchinari, riprenderà le pubblicazioni a novembre. Quella domenica di fine luglio “L’Isola” pubblica la lettera di una donna di Palmadula, una frazione della Nurra vicino a Sassari, nella quale afferma che il suo voto più ardente è uno solo e credo sia quello di tutti gli italiani: “che le super bombe del Tripartito possano un giorno far crollare tutti i loro maledetti grattacieli e seppellirli insieme al loro diabolico Presidente”. C’è anche, in Sardegna, un grande rimescolamento nelle cariche del Partito Fascista: a Cagliari Guido Otelli ha sostituito il Federale Gaetano Aneris, che ritroveremo titolare della farmacia di piazza Eleonora a Oristano. A Sassari invece il farmacista Tonino Maccari è entrato in carica alla fine di giugno. Tutti i sardi hanno afferrato bene il senso del comunicato trasmesso dall’EIAR alle due e mezzo di notte di quella domenica, destinata a entrare di diritto negli annali della storia d’Italia, Mussolini ha rassegnato le dimissioni nelle mani del re Vittorio Emanuele III e il Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio è il nuovo Capo del governo. E Mussolini non è più il Duce del Fascismo e tanto meno il fondatore dell’Impero, come veniva salutato da Achille Starace dal balcone di Palazzo Venezia. Il generale Basso assume intanto tutti i poteri dell’ordine pubblico nell’isola, e per alcuni giorni la Sardegna sarà sotto il coprifuoco dal tramonto all’alba. Non pare che in terra sarda le manifestazioni di entusiasmo per la caduta del fascismo abbiano passato i limiti. Anzi, a dire il vero sono ben poca cosa, in confronto alle scene di entusiasmo e di gioia che la cronaca registra nella penisola. A Sassari gli antifascisti hanno preferito gioire in privato, come a Oristano, dove per la verità i contrari al regime non sono molti. Il lunedì 26 luglio l’ex deputato aventiniano Mario Berlinguer e l’avvocato Mario Perantoni, liberale, si trovano con alcuni amici in Piazza d’Italia. Da qualche mese, peraltro, Mario Berlinguer e alcuni amici, tra i quali l’avvocato Salvatore Cottoni e il professor Antonio Borio, vanno stampando e diffondendo a Sassari un foglio clandestino “Avanti Sardegna”, che circola un po’ in tutta l’isola. Lo leggono anche a Nuoro, in casa di Raffele Marchi e Angelina Maccioni “sa mastra Marianzela”, che nel 1937 era stata arrestata per antifascismo e poi espulsa dal posto di lavoro. Solo una sparuta manifestazione sul monte Ortobene a Nuoro dove viene cantata “Bandiera Rossa”. A Oristano, dove è nato il sardo-fascismo solo qualche isolato episodio di antifascisti, che tentano di togliere a qualche avversario il distintivo dall’occhiello della giacca. Al cinema “Ideal” di Giomaria Ibba in via De Castro in cartellone il film dell’anno “La cena delle beffe” con Amedeo Nazzari e Luisa Ferida. Mentre i giornali di quel fine luglio annunciano il proclama del generale Pietro Badoglio “La guerra continua!”. Mercoledì 9 settembre 1943, il giorno della festa della Madonna del Rimedio, l’assalto dei tedeschi in ritirata verso la Corsica, al Ponte Mannu di Oristano è l’ultimo atto di un conflitto che ha sconvolto il mondo.

Beppe Meloni