Libreria Azuni e Il vecchio mulino presentano
Parole da Altrove – Storie di libri e di sguardi futuri.
Violetta Bellocchio e Luciano Funetta raccontano i loro nuovi romanzi
Domenica 8 luglio, h.19.00 – Il vecchio mulino (Via Frigaglia n.5)
Quando i libri guardano a un futuro che ha già molto del nostro presente: la collana Altrove della casa editrice Chiarelettere accoglie due voci autoriali di autentica forza espressiva, che attraverso il genere leggono e restituiscono delle prospettive inedite sulla nostra contemporaneità guardandola da un altrove di tempo.
Con gli autori, Emiliano Longobardi.
VIOLETTA BELLOCCHIO
Ha scritto per diverse riviste, tra cui Marie Claire, Wired e Link e ha scritto racconti pubblicati su diverse antologie e nel 2009 ha pubblicato il suo primo romanzo, Sono io che me ne vado (Mondadori), seguito nel 2014 da Il corpo non dimentica (Mondadori). Ha curato diversi blog, tra cui Rimozione da Tiffany e Abbiamo le prove, un contenitore di storie nonfiction scritte da donne italiane. Ha inoltre lavorato per Radio 2 e la Mostra del Cinema di Venezia.
LUCIANO FUNETTA
Luciano Funetta è nato nel 1986 a Gioia del Colle. Entra a far parte del collettivo/rivista TerraNullius e cura direzione artistica del Flep! – Festival delle letterature popolari.
Finora ha pubblicato racconti e contributi per alcune delle più rilevanti riviste nazionali (TerraNullius, Watt, Costola, Granta Italia, Prospektiva e archiviobolano.it). Nel 2015 pubblica per Tunué il suo primo romanzo, Dalle rovine, candidato al Premio Strega 2016.
– I LIBRI
LA FESTA NERA
“Nessuna vita è bella come sembra, nessuna vita è brutta come sembra: c’è una crepa in ogni singola cosa. Cercala, infilaci due dita e guarda la luce che entra. Segui quella luce fino a quando non senti di aver toccato il fondo.”
Dopo un terribile caso di shaming che li ha quasi distrutti, Misha, Nicola e Ali tornano dietro la macchina da presa per raccontare il mondo in cui sopravvivono. Sono reporter, ma soprattutto sono ragazzi. Nell’Italia del futuro, fare documentari è un lavoro socialmente utile, l’ultimo stadio di un’umanità che ha scelto il tracollo come aspirazione esistenziale.
L’unica via di fuga è la Val Trebbia, culla di nuove comunità autarchiche. Seguendo il fiume come una linea d’ombra, i protagonisti incontreranno madri che venerano il dolore, uomini convinti che la donna sia un virus invincibile, hipster eremiti che ripudiano la tecnologia, famiglie integraliste che credono in un’Apocalisse ormai passata di moda, un misterioso guaritore, “il Padre”, capace di sanare ogni malattia, a un prezzo.
Usando i colori più vividi del genere, Violetta Bellocchio sfiora i temi brucianti del presente illuminando la narrazione con una scrittura espressiva, caustica, mai arresa. Un racconto tragicomico che non ha paura di colpire dove fa più male, mostrando il lato nascosto della violenza, quello che quando le luci rosse delle telecamere si spengono non fa più notizia, la vera festa nera.
IL GRIDO
“Mentre gli androni s’illuminavano e il neon iniziava a bruciare, nuvole impenetrabili attraversavano il cielo sopra la città. Una figura entrò in un vicolo. Un’altra ne uscì, identica alla prima. La strada era cieca.”
Lena Morse è impiegata in una ditta di pulizie. Giorno e notte percorre la grande città in cui il trasporto pubblico ha smesso di funzionare da anni, i defunti vengono seppelliti su internet, la segregazione sociale ha raggiunto conseguenze estreme. Cresciuta senza l’affetto di una famiglia, Lena diventa donna in un microcosmo di alienati, ultimi reduci del lavoro manuale, bambini fantasma, individui sadici e apparizioni che popolano le sue giornate al limite della sopravvivenza. Uno strano amore, l’inquietudine dell’esistenza, la speranza di un futuro spingono Lena a cercare risposte non più su chi è stata ma su chi diventerà, mentre il mistero di un richiamo bestiale, e da sempre innominato, sembra perseguitarla, forse per ucciderla, forse per rivelarle chi è.
Ambientato nei bassifondi di una metropoli straniante e vivida, “Il grido” conferma il talento di un narratore che ha la capacità di inventare storie prestando la voce ai nostri incubi e alle nostre paure. Con una scrittura ammaliante e attraverso personaggi sorprendenti, Funetta è abile a intrattenerci e a rivelarci quello che siamo proiettandoci in un futuro che ha già molto del nostro presente.