Prosegue a Fordongianus il cammino di questa ventesima edizione intitolata “DromosRevolution”: titolo che allude ai vent’anni del festival e al cinquantenario del 1968, anno cruciale che tanti e profondi cambiamenti ha innescato nella società, nel costume e nella cultura.
Domani (martedì 31 luglio), alle 21.30 alle antiche terme romane (new entry nel circuito di Dromos), il compito di inaugurare la lunga serie di concerti del festival sarà affidato al progetto Bokanté, formazione creata da Michael League (già fondatore e leader della band di jazz-fusion americana Snarky Puppy), che affonda le radici tra il Delta del Mississippi e il deserto africano riunendo sotto la sua insegna otto musicisti provenienti da quattro continenti che portano sul palco le rispettive esperienze e tradizioni: insieme al suo fondatore Michael League (che per l’occasione lascia il suo basso a favore della chitarra baritono), altri due Snarky Puppy, i chitarristi Chris McQueen e Bob Lanzetti, la cantante Malika Tirolien, originaria dell’isola caraibica della Guadalupa, il virtuoso della pedal steel guitar Roosevelt Collier e i percussionisti Jamey Haddad, André Ferrari e Keita Ogawa.
Per Bokanté, parola che in Creolo significa “scambio”, la connessione è il fondamento su cui sono costruite tutte le cose e la ragione stessa del gruppo, nato col desiderio di rapportarsi con la società e i suoi problemi più urgenti, per trasmettere un messaggio di consapevolezza sociale contro la crescente ondata di esclusione e indifferenza umana. Nell’arco delle sue dieci tracce, “Strange Circles”, il disco d’esordio del gruppo, spazia da echi caraibici a blues incalzanti alla Led Zeppelin, fondendo la vasta e variegata conoscenza dei singoli musicisti con un approccio forte, ma empatico, lirico. Cantando in creolo e in francese, Malika Tirolien disegna immagini sfumate delle difficili realtà dei nostri giorni – razzismo, crisi dei rifugiati, un pianeta morente, l’apatia verso le sofferenze umane – e offre parole di gratitudine per quelle cose che ci uniscono, così come una speranza per il futuro dell’umanità.
La serata (con ingresso a 7 euro) è presentata in collaborazione con il ventisettesimo Simposio internazionale di Scultura su Pietra Trachite di Fordongianus, in programma da sabato scorso a domenica prossima (5 agosto), e rientra nella serie di eventi sotto il marchio territoriale “Barigadu fest” insieme ai prossimi concerti di Horacio “El Negro” Hernandez a Ula Tirso (il 9 agosto) e di Gonzalo Rubalcaba a Neoneli (il 10) .
Mercoledì primo agosto (sempre alle 21.30) il festival Dromos approda all’Anfiteatro di Tharros, il nuovo spazio per lo spettacolo allestito nella cornice esclusiva del sito archeologico sulla penisola del Sinis, nel territorio del Comune di Cabras. Protagonista del concerto “En el Camino”, proposto in collaborazione con il Mistral Hotel di Oristano, la pianista cubana Marialy Pacheco alla testa del suo trio con il bassista colombiano Juan Camilo Villa e il batterista uruguaiano Diego Piñera. Nata a L’Avana nel 1983, di solida formazione classica, prima donna ad aver vinto la Montreux Solo Piano Competition in quindici anni di storia del concorso, Marialy Pacheco è anche l’unica esponente femminile nell’attuale leva di pianisti jazz cubani che annovera nomi del calibro di Roberto Fonseca, Omar Sosa e Gonzalo Rubalcaba.
Oltre ai concerti, alla mostra “68/Revolution – Memorie, nostalgie, oblii” (aperta fino al 7 ottobre alla Pinacoteca comunale “Carlo Contini” di Oristano dalle 10 alle 13.00 e dalle 16.30 alle 19.30) e alla rassegna cinematografica “Gli anni ’68” (in programma nel Giardino del Museo Archeologico di San Vero Milis), altri appuntamenti e ospiti completano il cartellone di “DromosRevolution”. Giovedì 2 agosto, a San Vero Milis, è in arrivo Vito Mancuso: teologo “non allineato”, autore di bestseller (il suo ultimo libro è “Il bisogno di pensare”; Garzanti, 2017) nella sua conferenza in programma nel Giardino del Museo Archeologico alle 19.30 affronterà il tema della rivoluzione che, giocoforza, dev’essere prima di tutto “interiore”: la più importante tra le rivoluzioni possibili e, in quanto tale, la più necessaria per il genere umano. Il ’68, il movimento del ’77, il loro slancio sperimentale e creativo sono raccontati, ma senza intenzioni celebrative, nelle pagine del libro “Sulle labbra del tempo. ‘Area’ tra musica, gesti ed immagini”, scritto a quattro mani da Viviana Vacca e Diego Protani, con foto originali di Tano D’Amico. Presenta il volume, martedì 7 agosto a Oristano, Viviana Vacca in una conversazione con il filosofo e giornalista Roberto Ciccarelli alle 21.30 all’Hospitalis Sancti Antoni.