Così Valter Mazzetti, Segretario Generale dell’Fsp Polizia di Stato, Federazione Sindacale di Polizia, dopo la notizia dello sblocco delle assunzioni di nuovi agenti in Polizia.
“Non possiamo che esprimere soddisfazione per le notizie relative allo sblocco delle nove assunzioni in Polizia che rappresenteranno una fondamentale boccata d’ossigeno per un Comparto sicurezza letteralmente oberato, con un’età media che sfiora i 50 anni e con organici falcidiati da una legge che due anni fa ci ha defraudato di quasi ventimila unità a fronte di crescenti sfide e insidie che mettono in pericolo il Paese. Bisogna che sia chiaro, però, che l’emorragia di personale cui andiamo incontro nei prossimi cinque anni impone interventi risolutivi che consentano non solo di coprire i posti lasciati vacanti da chi lascia, ma di ripianare e incrementare effettivamente gli organici, anche per scongiurare le chiusure di specialità, dalla stradale alle squadre nautiche, dalla polfer alla postale, e di presidi sul territorio come in questo momento storico più che mai sono fondamentali per mantenere i livelli di sicurezza necessari”.
Lo stesso Mazzetti ha poi continuato.
“Chiediamo da tempo che si proceda celermente allo scorrimento delle graduatorie a seguito del concorso che già è stato espletato – aggiunge Mazzetti –, perché per vedere i nuovi agenti in strada ci vorrà almeno un anno da quando la macchina delle assunzioni si metterà effettivamente in moto. Ma come abbiamo ribadito pochi giorni fa dopo le parole del Ministro Salvini, che non escludeva un piano straordinario di ‘ingressi’ per il prossimo quinquennio, i numeri importanti relativi alle carenze di uomini impongono una seria riflessione: parliamo di un buco già esistente di oltre 20.000 unità nella sola Polizia di Stato rispetto all’organico previsto fino a prima della nefasta legge Madia, e di oltre 40.000 operatori che arriveranno al culmine del proprio ciclo lavorativo nei prossimi cinque anni. Si tratta di coloro che provengono da tutte quelle assunzioni di massa fatte negli anni del terrorismo più cruento. Come sempre si tratta di stabilire le priorità, e iniziare a impostare una serie di provvedimenti normativi che traducano in fatti concreti tutti i buoni propositi finora annunciati. La sicurezza ha un costo ma non va considerata tale, poiché è piuttosto l’unica ‘risorsa’ in grado di garantire democraticità e sviluppo del paese”.