Domani sera a Berchidda riflettori puntati su Steve Coleman and Five Elements (21.30). Apertura di giornata con l’inedito duo di Nils Landgren e Francesco Diodati a Sorso (ore 11). E nel pomeriggio (alle 18) il quartetto di Gegè Munari di scena a Ploaghe
per la settima giornata di Time in Jazz.
Uno dei sassofonisti più rappresentativi della scena jazzistica contemporanea tiene banco domani (martedì 14) a Berchidda (Ss) nella settima giornata di Time in Jazz: Steve Coleman è il grande protagonista della serata in programma in piazza del Popolo (inizio alle 21.30), “palco centrale” del festival ideato e diretto da Paolo Fresu nel suo paese natale e in altri sedici località del nord Sardegna. Il musicista nato a Chicago nel 1956 ritorna all’ombra del Limbara a dieci anni di distanza dalla sua precedente apparizione, alla testa dei Five Elements, la storica formazione con cui porta avanti dai primi anni Ottanta le sue principali attività, con un organico quasi completamente diverso rispetto a quella precedente occasione: accanto al suo sax alto e alla tromba di Jonathan Finlayson ci saranno infatti la voce di Kokayi, Anthony Tidd al basso elettrico e Sean Rickman alla batteria.
Steve Coleman è senza dubbio tra gli artisti che meglio hanno ereditato e sviluppato in senso logico la lezione dei grandi maestri del passato. Con una sintesi che ha combinato la pulsazione swing con i ritmi del funk e dell’hip-hop, ha esteso la sua indagine alle tradizioni africane, asiatiche e cubane, creando gruppi e progetti in cui interagiscono musicisti di jazz e cantanti rap, percussionisti latinoamericani e vocalist asiatici, oltrepassando lo steccato prettamente jazzistico per esondare in territori più vasti ma sempre coinvolgenti. L’intento di Steve Coleman nei recenti tour è quello di suonare nel modo più spontaneo possibile rimanendo comunque ancorato ad una forma ed una struttura. Con i suoi Five Elements è riuscito a sviluppare questa abilità istintiva e telepatica in una serie di concerti negli Stati Uniti e in Europa come testimoniato dal recentissimo album dal vivo registrato al Village Vanguard.
Altri momenti e appuntamenti musicali, e non solo, scandiscono la giornata di domani (martedì 14), settima dell’edizione numero trentuno di Time in Jazz. Si comincia alle 11 con il consueto concerto del mattino che stavolta porta il festival a fare tappa a Sorso: nei pressi della villa romana di Santa Filitica, è di scena un inedito duo che vede insieme per la prima volta il trombonista svedese Nils Landgren, protagonista la sera prima a Berchidda con la sua Funk Unit, e il chitarrista Francesco Diodati, reduce a sua volta dal concerto del giorno precedente a Telti con il progetto Blackline).
Nel pomeriggio la rotta del festival si sposta a Ploaghe dove, dalle 18 al Convento dei Cappuccini, tiene banco Gegè Munari, decano dei batteristi jazz italiani, alla guida di un quartetto con Ettore Carucci al pianoforte, Luca Bulgarelli al contrabbasso e Francesco Lento alla tromba e al flicorno; un nuovo coinvolgente progetto che spazia dal bebop all’hard bop, con standard rivisitati e arrangiati in chiave moderna. Attivo dai primi anni Sessanta, quando ha iniziato ad accompagnare musicisti americani di passaggio e italiani come Nunzio Rotondo e Romano Mussolini, il batterista campano conta tra le numerose collaborazioni della sua lunga carriera quelle con Gato Barbieri, Enrico Rava, Franco D’Andrea, Martial Solal, Lee Konitz, Enrico Pieranunzi; Gegè Munari ha anche inciso musica per film sotto la direzione di maestri del calibro di Ennio Morricone, Bruno Canfora, Ritz Ortolani, Piero Piccioni, Pino Calvi e Armando Trovajoli.
A Berchidda parte alle 19.45 la consueta parata della Fanfaraï Big Band per le vie del paese, che farà da prologo al concerto di Steve Coleman and Five Elements sul palco di Piazza del Popolo, dopo il quale, intorno alla mezzanotte nello spazio antistante, si accendono luci e amplificatori di “Time is over”, il momento “dopofestival” curato da Gianluca Petrella; protagonisti, domani notte, dj Gruff (voce e giradisco) insieme allo stesso trombonista; due nomi che descrivono due mondi: un rap che da trent’anni continua a segnare la storia dell’hip-hop italiano con basi, parole e dischi, e un trombonista tra i più noti che pare aver perfettamente compreso l’evoluzione multi-direzionale del suo genere madre, il jazz; rap e scratch incontrano note e improvvisazione, beat, elettronica e rime in un prezioso e imperdibile mix.
Due nomi che descrivono due mondi: un rap che che da trent’anni continua a segnare la storia del hip-hop italiano con basi, parole e dischi, un trombonista tra i più noti al mondo, che pare aver perfettamente compreso l’evoluzione multi-direzionale del suo genere madre, il jazz.
Rap e scratch incontrano, note e improvvisazione.
Beat, elettronica, scratch e rime in un prezioso e imperdibile mix.
Non solo musica a Berchidda: negli spazi della Casara prosegue la mostra CasArte – Casa d’Arte Time in Jazz, un’esposizione delle opere degli artisti sardi e internazionali collezionate dall’associazione Time in Jazz nei suoi trent’anni di festival: aperta fino al 16 agosto dalle 15 alle 21.
Al Cinema Santa Croce, invece, un nuovo appuntamento con la rassegna di film e documentari di Time in Jazz curata e presentata da Gianfranco Cabiddu: in visione, a partire dalle 17.30, “Faber in Sardegna”, il docufilm firmato dallo stesso regista cagliaritano, che racconta il legame di Fabrizio De André con l’Isola, in un viaggio musicale ed emotivo, ricostruito attraverso interviste, suggestioni e documenti d’archivio.
Alle 19, alla Caffetteria della Piazza, quinto e ultimo appuntamento con Winebook, lo spazio dedicato alle presentazioni editoriali con aperitivo: al centro dell’incontro il libro “Sardegna, Jazz e dintorni. Tradizioni, viaggi, musiche, insularità”, fresco di stampa per la casa editrice Aipsa (giugno 2018), a firma di Simone Cavagnino e Claudio Loi, dedicato alla scena jazzistica sarda. Suddiviso in cinque sezioni tematiche, comprende oltre settanta testimonianze originali di artisti e addetti ai lavori e una nutrita galleria discografica con centinaia di schede distribuite sotto forma di playlist per ogni sezione del libro. Tante le voci autorevoli all’interno dell’opera, tra cui quelle di Paolo Fresu, Antonello Salis, Pinuccio Sciola, Gavino Murgia, Enzo Favata, Paolo Angeli, Elena Ledda, Rossella Faa e Sebastiano Dessanay.