L’accusa del sindacato: «Due eventi climatici imprevisti fanno crollare come un castello di carte l’organizzazione dell’Enel.»
“Questo è il prezzo che si paga dopo anni di riorganizzazioni scellerate, dopo centinaia di esodi e personale che negli anni non è mai stato sostituito, i dipendenti in forza sono pressoché sempre reperibile, non solo quasi sempre lavora oltre le tredici ore continuative, per garantire ai clienti il servizio spesso non riposando e rischiando la propria incolumità.
Questa sovraesposizione al lavoro continuato il giorno dopo concretizza sedi vuote con personale a riposo o in ferie, nonostante tutto l’azienda continua a spedire operai e tecnici Sardi in altre regioni, quando la vera emergenza è in Sardegna.
I tagli continui agli organici e agli investimenti, mettono a dura prova il servizio ai clienti e la tranquillità dei lavoratori dell’Enel, tanto che è bastato un evento climatico non previsto, per mandare all’aria la gestione della rete.
Squadre che non esistono più in alcuni territori, altre dove in passato vi erano otto-dieci operai ora vengono presidiate da un solo operaio, oppure tre e sono reperibili sempre, mancano figure da tecnico, insomma tutto si regge solo virtualmente sulla carta, sino a che non succede qualche fuori servizio importante o addirittura un guasto diffuso, ed ecco che si vede quanto è inadeguata l’organizzazione pensata da Enel, si tocca con mano quanto sono necessarie le persone che non ci sono più e che negli anni anno lasciato solo posti al vuoti.
In una situazione di manutenzioni alle reti che non si fanno più da anni, dove da anni non si eseguono investimenti strutturali, in una realtà di reti che in alcuni casi hanno maturato oltre quaranta anni, va da se che la situazione è divenuta insostenibile, non è pensabile di poter esercire la rete di distribuzione dell’energia elettrica sino alla rottura, per poi porvi rimedio a scapito della clientela.
Sono emblematici il recente fuori servizio accaduto a Santa Teresa di Gallura accaduto circa dieci giorni fa, dove i clienti hanno subito un disservizio durato oltre 6 ore, un altro caso è quello dell’isola de La Maddalena dove vi sono solo tre lavoratori che garantiscono il servizio, di fatto sempre reperibili in un isola con un presidio militare di rilievo un ospedale ed il mare tutto intorno. Vale lo stesso sorte per i due lavoratori presenti a Sant’Antioco, i due di Valledoria e i tre di Santa Teresa di Gallura, il Nuorese e l’Oristanese e cosi via un po’ in tutta la Sardegna.
La situazione non è più sostenibile, servono le persone al lavoro. I lavoratori attualmente in organico non possono mettere a repentaglio la propria salute e sicurezza, ma che nonostante tutto comunque quotidianamente oltre il proprio orario di lavoro ed a volte per soccorrere altri territori, si mettono a disposizione per senso di responsabilità verso i cliente e le famiglie.
Cisal-FederEnergia non è nuova a queste denunce, anche stavolta punta il dito sulla multinazionale che sta via via smantellando in Italia e portando i suoi interessi all’estero.
Non si possono scaricare le responsabilità aziendali sui padri di famiglia che spesso vengono anche puniti ingiustamente dall’azienda.
Servono investimenti infrastrutturali e le persone per fare le attività, necessita assicurare il presidio del territorio per garantire il servizio alla clientela, in sostanza più assunzioni e meno punizioni e il rispetto del contratto o saranno azioni di lotta in tutto il territorio Sardo.”
Così si è espresso il sindacato dopo i recenti avvenimenti.