Biciclette, turismo, ambiente e imprese. È questo il “poker” che la Sardegna del futuro potrà giocarsi con la valorizzazione delle due ruote.
Matzutzi e Mameli (Confartigianato): “Occasione di business per le imprese e di crescita, e diversificazione, per il nostro turismo”. In Sardegna sono 61 le imprese che producono e si “prendono cura” delle due ruote. 161 milioni di euro per realizzare 2.649 chilometri dedicati.
E i dati relativi alla nostra Isola sono molto chiari. Da una parte i 2.649 chilometri di ciclovie sarde da realizzare (161 milioni a disposizione), dall’altra un “sistema” che, direttamente e indirettamente, mette in relazione le 61 imprese isolane che producono, riparano e noleggiano biciclette e che danno lavoro a circa 200 addetti ma anche le aziende di autotrasporto, i commercianti, gli albergatori, i ristoratori e le società di servizi.
Per la Sardegna, ai vertici delle regioni turistiche italiane per il turismo estivo, le infrastrutture utilizzabili dai vacanzieri assumono grande importanza per una migliore fruizione delle bellezze del territorio. Le piste ciclabili, per questo, rappresentano un connubio straordinario tra artigianato, territorio e turismo.
“Nel panorama di una vacanza slow in Sardegna, nelle città, lungo le coste o nell’entroterra – commentano Antonio Matzutzi e Stefano Mameli, Presidente e Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna – il cicloturismo è in progressione straordinaria tanto che il “Piano Infrastrutture allegato al Documento di Economia e Finanza 2018” ha previsto il finanziamento della “Ciclovia della Sardegna”, un anello di ben 1.230 chilometri che parte da Santa Teresa Gallura e arriva a Sassari”.
“Incrementare gli investimenti in questo settore ha numerosi impatti – continua il Presidente di Confartigianato – il primo è che per realizzare ogni chilometro di pista saranno a disposizione oltre 60mila euro: questo darà lavoro alle moltissime piccole e medie aziende del nostro territorio che sono specializzate in questo settore, anche nelle manutenzioni”. “Il secondo punto – prosegue Matzutzi – è che puntando su questo tipo di mobilità, offriremo spazio per una nuova immagine del nostro turismo. Non dimentichiamoci che ogni cicloturista spende 130euro al giorno rispetto ai 70 di uno che si reca al mare”.
L’analisi degli ultimi dati pubblicati dall’Istat evidenzia come nei capoluoghi di provincia italiani la lunghezza delle piste ciclabili nel 2016 sia salita a 4.370 km, in aumento del 4,1% rispetto all’anno precedente e cumulando una crescita del 21,7% nell’arco di cinque anni (2011-2016).
Per densità delle piste ciclabili, a livello nazionale Cagliari si piazza al 19esimo posto; il capoluogo infatti, risulta avere uno dei valori più alti in tutta Italia con 72,9 km ogni 100 km2.
Quello della bicicletta è, quindi, un mercato in grande evoluzione.
Lo è per le caratteristiche delle aziende che le producono, nell’utilizzo che se ne fa, nel valore del prodotto stesso che non è più solo un oggetto di consumo ma diventa uno stile di vita che a sua volta apre ad altre esigenze ed opportunità che riguardano sia la bicicletta, che diviene un bene di valore da tutelare, sia le sue diverse forme di utilizzo.
“Un fenomeno, quello della passione delle due ruote, che si lega a doppio mandato con l’artigianato – rimarca Mameli – questo è, infatti, uno dei settori in cui gli imprenditori artigiani e non solo, sono stati artefici della rinascita e del rilancio della qualità manifatturiera italiana. Dopo l’abbandono di questa produzione nel nostro Paese e l’invasione di prodotti esteri di bassa qualità, proprio negli anni della crisi gli artigiani italiani sono stati capofila del ritorno alla bicicletta sofisticata, realizzando capolavori che esprimono tradizione, innovazione, talento, gusto e creatività”.
“Dobbiamo stimolare le Amministrazioni Locali e il Governo affinché puntino su questi investimenti – conclude Mameli – per questo il nostro invito, e sostegno, va ai Territori affinché sviluppino maggiormente questo settore e questa economia nelle città ma anche nelle aree rurali e nell’interno. Abbiamo un territorio ed un paesaggio che si presta in modo ottimale sia alle due ruote sia alle 4 ecologiche: dobbiamo solo riuscire a fare sistema, anche mettendo in relazione i percorsi ciclabili con le strutture ricettive e con gli attrattore ambientali e culturali”.
ALCUNI DATI NAZIONALI
E-bike – Da gennaio 2017 le statistiche sul commercio estero monitorano gli scambi commerciali delle “Biciclette, tricicli e quadricicli a pedalata assistita, dotati di motore ausiliario elettrico avente potenza nominale continua massima di 250 Watt” che comprende le e-bike: sulla base dell’ultimo aggiornamento fornito da Eurostat poco prima della chiusura di questo Rapporto nel 2017 le esportazioni sono pari a 14 milioni di euro (pari a 19.105 mezzi) e le importazioni a 73 milioni di euro (pari a 132.238 mezzi) con un saldo del commercio estero negativo di 58 milioni di euro (il 3° più contenuto dietro ai -124 milioni della Germania ed ai -84 milioni della Francia) e pari a 113.133 mezzi. Includendo tale voce nel Settore della bicicletta le e-bike rappresentano nel 2017 il 2,3% delle esportazioni (lontano dal 17,8% registrato per l’UE) e l’11,5% delle importazioni (inferiore al 13,8% in UE) del settore. L’Italia è l’undicesimo esportatore europeo ed il primo cliente è la Francia che assorbe il 42,9% delle vendite, seguita da Austria (11,3%) e Germania (9,7%); il nostro Paese è il quinto importatore europeo ed acquista principalmente da Germania (28,1% delle importazioni), Cina (24,7%) e Taiwan (22,9%); in particolare la quota dell’import dalla Germania è più che tripla rispetto all’8,6% della media UE la quota degli acquisti da Taiwan è più che doppia rispetto al 9,4% medio europeo, mentre la quota dell’import dalla Cina è in linea con il 22,6% della media UE.
L’utilizzo della bicicletta
Sono 1.066.000 le persone che usano la bicicletta per andare al lavoro ed a scuola, pari a 18 utilizzatori ogni 1.000 abitanti; sul territorio si osserva una più elevata propensione all’uso della bici per Provincia Autonoma di Bolzano con 90 ciclisti a scuola o al lavoro ogni 1.000 abitanti, Emilia-Romagna con 47 ciclisti a scuola o al lavoro ogni 1.000 abitanti, Veneto 41 ciclisti a scuola o al lavoro ogni 1.000 abitanti, Provincia Autonoma di Trento con 30 ciclisti a scuola o al lavoro ogni 1.000 abitanti, Friuli-Venezia Giulia con 29 ciclisti a scuola o al lavoro ogni 1.000 abitanti e Lombardia con 30 ciclisti a scuola o al lavoro ogni 1.000 abitanti.
Nel dettaglio sono 798 mila gli occupati di 15 anni ed oltre che vanno al lavoro in bicicletta ed un quarto (25,6%), ha meno di 35 anni, pari a 204 mila giovani. In 5 anni crescono di 121 mila unità gli occupati che vanno al lavoro in bicicletta, di cui 70 mila under 35 e 51 mila over 35, con un aumento relativo pari al +17,9% trainato dal +52,5% degli under 35 mentre gli over 35 si fermano sul +9,4%.
Inoltre vi sono 268 mila giovani under 35 (2,4%) che usa la bici per andare a scuola o università; la quota è più elevata nella Provincia Autonoma di Bolzano (13,8%), in Emilia-Romagna (9,4%) ed in Veneto (6,9%).
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