Costa Paradiso-Il prossimo 17 agosto, con inizio alle ore 22.00, la suggestiva Piazzetta Maya di Costa Paradiso ospiterà, per la seconda volta in questa stagione, lo spettacolo di Danza del Ventre di Barbara Gervasi, organizzato da Domus Concept Store, Piglet Store e Bar Baraonda.
Romana, classe 1989, Barbara Gervasi, che inizia a danzare all’età di sedici anni, è figlia artistica di Maria Strova; si forma infatti alla scuola di quella che è unanimemente considerata una delle più importanti performer di danze orientali, impegnata da anni-attraverso il suo lavoro di coreografa, insegnante e scrittrice- nell’apporto di un prezioso contributo alla crescita dell’identità culturale della Danza del Ventre.
Direttrice artistica del Teatro del Respiro e dell’associazione Omphalos a Fiano Romano e artista di caratura internazionale, Maria Strova vanta esperienze professionali eterogenee: dall’Opera in Colombia, passando per la scuola Graham e la danza contemporanea a NY, fino al Tango in Giappone e allo Yoga in Italia; modella e attrice negli USA, vive il fermento artistico dell’Actors Studio, dove affianca personalità del calibro di Tarantino, Douglas, Burstyn.
Barbara Gervasi, che ha preso parte anche alla performance di danza intergenerazionale Fiore Caparbio ispirata al Burka– di accompagnamento alla presentazione dell’ultimo libro dell’attrice, danzatrice, coreografa e scrittrice colombiana, Burka (Gangemi Editore)- ha interiorizzato quella visione trasversale, innovativa e raffinata della danza che caratterizza, secondo Maria Strova, la peculiare forma artistica della Danza del Ventre.
Danzatrice, insegnante e coreografa di danza orientale, Barbara Gervasi ha perfezionato, nel corso degli anni, lo studio della raks sharky egiziana e della Lyrical bellydance.
Nella Lyrical Veil Dance le Ali, realizzate da Maria Strova, disegnano nello spazio forme immaginifiche, conferendo ulteriore suggestione ad una danza di immediato impatto visivo.
Barbara Gervasi dispiega, nella fluidità di movenze sinuose e serpentine, alternate ad una gestualità più assertiva e quasi marziale, un linguaggio onirico e sperimentale-improntato ad una contaminazione interdisciplinare prettamente postmoderna- e, nel contempo, primitivo e archetipico nel richiamo ad una femminilità terrigna ed istintuale.
Carnalità e sacralità, fisicità e sublimazione convivono felicemente in un flusso espressivo metaforico e alchemico, denso di simbolismi, impreziosito dall’impiego di costumi spettacolari e, più in generale, da un materiale scenico unico e cullato da una fusion di sonorità tra Mediterraneo e Oriente che ne amplifica la vis evocativa.
Claudia Erba