Questo il paradosso che verrà pagato dai lavoratori. E non si tratta di una cosa di poco conto. Quando si perde il posto e si viene “trasferiti d’ufficio”, non viene solo peggiorata la qualità della vita del personale, ma si assiste, di fatto, ad una riduzione dello stipendio. Non esiste, infatti, un rimborso spese per le trasferte.
Se poi la scuola disponibile nella quale si è stati trasferiti dista 80 chilometri si capisce il disagio economico che ne deriva perché il taglio delle retribuzioni è presto fatto: un distanza di 80 chilometri porta ad una spesa -solo per la benzina- di oltre i 250 euro al mese. Banale dire che non esistono mezzi pubblici alternativi per garantire gli spostamenti con la flessibilità degli orari scolastici. Quindi l’alternativa è l’affitto di un alloggio nella nuova sede, con costi che possono solo peggiorare. E parliamo di collaboratori scolastici con uno stipendio netto inferiore ai mille euro.
Citiamo casi reali, di lavoratori e lavoratrici trasferiti per una dotazione dell’organico di diritto (quindi teorico) che non tiene assolutamente conto delle necessità del normale funzionamento. E infatti i posti restituiti in organico di fatto e poi con le deroghe vanno a coprire i tagli fatti per adeguarsi solo ad un budget teorico fissato a livello nazionale e poi suddiviso a livello regionale. Per rispettare il budget si taglia proporzionalmente l’organico a prescindere dalle esigenze, e poi si restituiscono i posti con le deroghe che garantiscono la semplice messa in sicurezza delle scuole e la loro apertura.
Il modello permette un risparmio mica da niente: quei posti derogati verranno coperti sino al 30 giugno e non verranno utilizzati per le immissioni in ruolo, che si calcolano già sul 50% dei posti disponibili. Lo stesso discorso vale per le responsabilità: i posti in deroga devono garantire appunto l’apertura delle scuole ed evitare l’interruzione del pubblico servizio con un’assunzione di responsabilità sia da parte del Dirigente Scolastico che del Direttore Scolastico Regionale.
Ecco che in questo quadro diventa veramente incomprensibile la rigidità mostrata dal Dott. Feliziani nell’intervenire su questo tema. Dopo aver dimostrato disponibilità anche in recenti riunioni, l’improvviso irrigidimento sul tema della restituzione del personale alle sedi di precedente titolarità verrà pagato da queste lavoratrici e lavoratori che, anche dopo decenni di servizio in una certa sede e l’accumulo di un’età intorno ai 55/60 anni, verranno tenuti in scuole a decine di chilometri, magari senz’auto e con difficoltà nel guidare, con la prospettiva della improvvisa riduzione di fatto del proprio reddito. Eppure i posti ambiti esistono e verranno assegnati a supplenti.
Non c’è alcuna disposizione che impedisca il rientro di questo personale, anzi questa possibilità è stata prevista e attuata anche dallo stesso ufficio scolastico regionale negli anni scorsi.