Bisogna andare molto indietro nella storia ultracentenaria della Tharros, il glorioso sodalizio oristanese, che ha coinvolto e legato nel tempo intere generazioni di sportivi, per trovare un episodio così umiliante che somiglia molto a una disfatta. E, per di più, su un campo della più modesta periferia dei dilettanti regionali.
Un segno molto chiaro di una crisi societaria e dirigenziale, prima che tecnica, che a questo punto credo richieda un’attenzione più particolare e puntuale anche ai piani alti dell’amministrazione comunale della città capoluogo. L’umiliante cappotto ( 6 – 1) rimediato sul campo periferico di Villaperuccio, nella giornata d’esordio del modestissimo torneo regionale di prima categoria, non è che l’ennesimo episodio che la dice lunga sullo stato del maggior sodalizio calcistico cittadino. La lunga storia della Tharros calcistica, dagli anni Cinquanta del Novecento a oggi, racconta episodi e momenti tra esultanza e mortificazione. Dalla finale a tre nel maggio 1950 sul campo di via Pola a Cagliari, allenatore Valerio Gemma, persa malamente per cinque a uno con l’Ilva di La Maddalena, all’arrivo dell’olimpionico e campione del mondo Gino Colaussi, alle belle stagioni dirigenziali di Giovanni Cruciani, Salvatore Schintu, Francesco Pinna e Pietro Lavra, sino alla promozione sul campo alla Quarta Serie, conquistata nel luglio 1974, proprio nei giorni festosi della proclamazione della quarta provincia sarda. Oggi, mentre si avvia la ristrutturazione degli impianti di via Michele Pira, il glorioso sodalizio biancorosso precipita nell’anonimato della prima categoria regionale dilettanti, e conosce i momenti più difficili e oscuri della sua lunga storia centenaria. Credo sia giunta l’ora che l’amministrazione comunale faccia sentire la sua voce.