Non ci meravigliano le osservazioni ministeriali sulla rete ospedaliera. Anzi rappresentano l’ennesima conferma che nel confronto con la Sardegna, lo stato italiano e i suoi apparati ministeriali sono profondamente sleali.
Non solo, alla slealtà si aggiunge oggi il tradimento dei principi espressi dalla sua Corte costituzionale per la quale, se una Regione non grava sul bilancio dello Stato per il finanziamento della sua spesa sanitaria (come nel caso della Sardegna), lo Stato non ha titolo per imporre norme di coordinamento finanziario né modalità di organizzazione del servizio o particolari modalità di contenimento di una spesa sanitaria interamente sostenuta da tali regioni
Non ci meraviglia, quindi, l’atteggiamento del ministero.
Ciò che colpisce, invece, è l’improvvisa “furia impugnativa” del nostro assessore regionale che oggi, quando i buoi sono scappati, vorrebbe fare il capo-popolo agitando lo spettro di una protesta contro un esondante ministero.
Ma come: ti sei volontariamente sottoposto ad uno scrutinio non richiesto e non necessario e oggi ti lamenti perché la struttura governativa conferma la sua attitudine centralista e verticista che non vede altro al di fuori di una pedissequa applicazione del DM 70?
In soldoni: la nostra rete ospedaliera non doveva essere sottoposta ad alcun vaglio postumo da parte di chicchessia, men che meno l’assessore doveva bloccarne la sua entrata in vigore e ancor meno doveva essere intaccata da disposizioni attuative (emanate a turno dall’esecutivo regionale e dall’ATS) contrarie allo spirito della riforma.
Questo abbiamo detto.
Questo abbiamo scritto nella mozione di censura.
Di questo parleremo martedì in aula.
Giangranco Congiu, Augusto Cherchi, Roberto Desini, Piermario Manca, Alessandro Unali