La Legge Urbanistica ad un passo dalla sua discussione, per richiesta dell’assessore Erriu e per decisione del presidente Pigliaru, non va in Aula ma ritorna in commissione per insabbiarsi.
Per ammissione dell’assessore il centro sinistra non ha i numeri per approvare la Legge e sempre per sua ammissione, a ridosso delle elezioni di febbraio, i voti del centro destra non arriverebbero in soccorso per farla passare.
Di recente il centro destra abbandonando l’Aula del Consiglio ha permesso, in modo connivente, al centro sinistra di non andare sotto sulla mozione di censura all’assessore Arru presentata da un partito della stessa maggioranza.
Sulla Legge Urbanistica il fatto politico è che i padroni del vapore erano riusciti a conciliare gli interessi speculativi del centro destra e del centro sinistra quindi accontentando tutti, ma all’ultimo momento c’è stata una retromarcia di chi non soddisfatto della spartizione, rischiava di far cadere il giochino.
In questi anni la resistenza di una nutrita schiera di urbanisti ed intellettuali con l’appoggio di associazioni ambientaliste e culturali, di movimenti politici, di amministratori comunali e di liberi pensatori, ha portato avanti una campagna di informazione spiegando che la crisi del turismo non poteva essere risolta con l’aumento delle cubature e con un disastro urbanistico ed ambientale delle coste e dei territori dell’interno.
Questi sforzi e questa campagna di informazione nei territori hanno reso insonni le notti dei politici, già scossi dalle lotte dei comitati per la difesa della Sanità Pubblica, preoccupandoli per l’inevitabile perdita del consenso elettorale.
Lo stop a questa Legge è la vittoria dell’intelligenza e della mobilitazione dei sardi.
Sardigna Libera, sostiene la proposta dei nostri Urbanisti illuminati sulla richiesta di approvare l’estensione del Piano Paesaggistico dalle coste alle zone interne della Sardegna.
L’ennesima promessa da marinaio, la Legge elettorale sarda, che non è stata cambiata nel corso della legislatura, come tutte le forze politiche presenti in Consiglio si erano impegnate a fare, oggi rischia di escludere non solo le minoranze identitarie che fanno parte della storia sociale e politica della Sardegna, ma anche partiti che si rifanno ai poli politici italiani che avevano creato una legge elettorale discriminante ma funzionale alle loro bramosie di potere.