La riorganizzazione della rete ospedaliera è necessaria e obbligatoria
“La Regione ha sbagliato tutto in materia sanitaria ed il Ministero ha solo preso atto della realtà. Subito il piano corretto” Queste le parole del sindaco di Ollolai, Efisio Arbau. La Giunta ed il Consiglio regionale avevano la possibilità, grazie allo Statuto speciale, di applicare il decreto ministeriale in una logica di rafforzamento dei servizi, ad esempio con il riconoscimento a Nuoro e quindi alla Sardegna centrale e rurale del secondo livello (come Cagliari e Sassari), e dare continuità al decennale progetto sanitario del terzo polo sanitario.
Invece si sono infilati prima in un piano baronale, quello elaborato dalla giunta nel 2015, e poi in un gioco al localismo sfrenato in consiglio regionale, usando la specialità per piccoli interessi di parte, che ha portato un piano talmente bizantino da essere persino incomprensibile agli addetti ai lavori.
Sulla sanità chi governa la Regione ha previsto, infatti, due soli presidi di secondo livello, nonostante la conformazione demografica, geografica ed orografica della Sardegna evidenzia, che tra i due piccoli poli “metropolitani” esiste una Sardegna interna e centrale rappresentata dai territori e le popolazione delle attuali province di Nuoro, Oristano e Ogliastra storicamente legate a quella di Olbia-Tempio, di quasi seicentomila abitanti insediata in oltre la metà del territorio dell’Isola.
Hanno sbagliato tutto ma la riorganizzazione della rete ospedaliera è importante per dare una migliore offerta sanitaria pubblica e per ridurre il costo di una sanità sarda che negli anni ha bruciato tante risorse finanziarie attraverso una gestione determinata più da interessi politici di parte (clientelismo e nepotismo) che da quelli generali.
Per questo è necessario non perdere tempo e rivedere totalmente il piano di razionalizzazione della rete ospedaliera, con la previsione di un terzo presidio di secondo livello a Nuoro che rappresenti quel caposaldo per costruire l’offerta sanitaria pubblica in un territorio vasto e complesso.
Gli spazi normativi per costruire questa ipotesi, come avevo già evidenziato nel 2015 dopo la prima stesura della Giunta regionale, sono previsti nel Decreto ministeriale n. 70 del 2 aprile 2015. L’art. 3 precisa che la disciplina in materia di definizione degli standard deve essere applicata “compatibilmente” con le norme delle Regioni a statuto speciale.
Ecco, quindi, che l’obbligo demografico minimo dei seicentomila abitanti per istituire presidi di secondo livello è una NOSTRA scelta che deve tener conto della realtà. Nel piano contestato dal Governo il San Francesco di Nuoro viene degradato ad ospedale di primo livello, cioè a struttura periferica asservita ai due poli, o hub che li vogliano chiamare, e questo è un attentato alla tenuta del servizio sanitario nel centro Sardegna unitamente al declassamento dell’importante presidio ospedaliero territoriale di Sorgono, punto di riferimento di un territorio con oggettivi problemi di mobilità, ad una sorta di poliambulatorio di campagna.
In un momento in cui a parole la politica vuole occuparsi delle zone interne, la Giunta regionale e la maggioranza che la sostiene affossano il servizio sanitario delle aree rurali. Un disastro che spiegherà i suoi effetti nel medio-lungo periodo vanificando le buone azioni che localmente si intraprendono per bloccare o attenuare la fuga dalle zone interne prive di servizi e lavoro.