E’ stata prorogata la mostra personale di Sandro Becchetti dal titolo “L’inganno de vero” in corso negli spazi del Centro di Documentazione del Territorio di Palau (OT). Sempre fino a domenica 7 sarà, inoltre, possibile prenotare le visite guidate dedicate alle scuole del territorio dal titolo “Il suono dell’immagine” a cura di Nanni Angeli.
La mostra – a cura di Valentina Gregori e Irene Labella, realizzata in collaborazione con Postcart Edizioni, Ogros fotografi associati e 4Caniperstrada associazione culturale e inaugurata lo scorso 6 settembre nell’ambito del Festival Internazionale Isole che Parlano – propone una selezione di fotografie – circa 60 stampe di diversi formati – di Sandro Becchetti (scomparso 5 anni fa) in cui emergono gli aspetti più potenti e contrastanti del suo linguaggio.
Domatore di cavalli, vignettista, scrittore, falegname, oratore, studioso di arte e di storia, viaggiatore instancabile nelle pieghe del tempo e dei suoi abitanti, fumatore accanito: fotografo per natura. La fotografia di Sandro Becchetti possiede una proprietà che si potrebbe definire “indomabile”: l’unico modo per contenere questa sua forza in una possibilità di racconto è lasciare che sia proprio il suo autore a condurre il gioco della parola.
Il tempo, la parola e l’immagine: ogni elemento è legato all’altro e dell’altro si nutre; la modalità in cui questo avviene è ciò che caratterizza l’arte di Becchetti ed è proprio lui, come una voce fuori campo, a scandire il ritmo dell’intero percorso. Nell’esposizione presentata a Palau, le foto di Becchetti, organizzate in tre sezioni, saranno accompagnate dai suoi testi, restituendo idealmente il profondo percorso dell’autore.
L’incipit dell’ideale racconto che il fotografo sembra suggerire è racchiuso nel ritratto di un “piccolo” uomo di Jaffa, colui che, senza saperlo, gli avrebbe consegnato le parole per spiegare la potente illusione della fotografia: “Ogni immagine contiene il principio di tutte le immagini possibili”. Questa la prima porta di accesso per “l’universo Becchetti”, il primo indizio da conservare per orientarsi in un luogo in cui menzogna e verità sono due facce della stessa medaglia.
Alla domanda su cosa fosse, per lui, la fotografia, Sandro Becchetti avrebbe dato sempre la stessa risposta: “Per me la fotografia è scoprire se stessi negli occhi di un altro”. Fotografia, quindi, come incontro di frammenti di vita che sentono di appartenersi per ragioni inspiegabili ma sufficienti, e come comprensione di una menzogna collettiva e, in silenzio, possibilità di smascherarsi l’un l’altro.
“Non è forse quello che succede quando si sta di fronte a un’opera d’arte? – sottolinea Valentina Gregori, una delle due curatrici della mostra – “Frammenti di volti, paesaggi, uomini e donne, gli scatti in bianco e in nero di Becchetti sono un cortocircuito del tempo che, inciampando nella parola del racconto, riconnettono l’osservatore a se stesso e alle storie dell’altro. Ne “L’inganno del vero” il senso di un tempo infinito e circolare emerge proprio da questi frammenti di immagini e parole; è il tempo di cui vive la sua fotografia: ogni inizio porta con sé il profumo di ciò che si capirà soltanto alla fine e ogni conclusione è, immancabilmente, un’occasione per sorridere del proprio passato. Una volta varcata la soglia delle parole è certo che questo “universo” non lo si lascerà più: la chiarezza con cui viene distillata la complessità umana è quella fotografia mai scattata che tutti vorrebbero vedere, almeno una volta”.