Dalla Striscia di Gaza una coreografia per unire i popoli. La compagnia israeliana “Liat Dror e Nir Ben Gal dance company” ha proposto una performance sorprendente al festival “Corpi in Movimento – Le Piazze che danzano”
Durante lo spettacolo “All’Arrabbiata”, al Verdi di Sassari per il festival “Corpi in movimento – Le piazze che danzano”, martedì sera si è visto di tutto.
Danzatrici che tagliano le cipolle su un tavolo da cucina, artisti che piangono durante la performance, uomini che lavano i piedi alle donne, si svestono e si cambiano d’abito sul palcoscenico invece che in camerino.
Insomma, una sequenza sorprendente e inusuale ideata dai coreografi israeliani Liat Dror e Nir Ben Gal, per un messaggio che ha lo scopo di creare meraviglia e in questo invitare il pubblico a cambiare mentalità nel rapporto con l’arte, con la vita, e con le persone che ci circondano.
La cucina sul palco rappresenta un luogo simbolico dove ci si nutre facendo arte e, soprattutto, ci si incontra, come in “un cuore silenzioso in un mondo rumoroso”. Anche l’aspetto piccante può avere spazio nella giusta dose, in perfetto equilibrio, senza mai sovrastare i sapori.
Allo stesso modo è possibile trovare integrazione anche tra culture differenti. E così, tra le sonorità che accompagnano i movimenti coreutici ci sono persino musiche arabe, iraniane ed egiziane. Un ulteriore messaggio di incontro. Il tutto condito da una performance di grande qualità ed eleganza dei movimenti per un’ora di spettacolo.
«La danza ha un potere – ha spiegato Nir Ben Gal a Sassari – e con questa energia vogliamo sfidare l’egemonia delle armi, la cultura dell’odio e delle divisioni». La compagnia di Lia e Nir, compagni nella professione e nella vita come marito e moglie, è una delle più celebri di Israele.
Dopo aver girato il mondo in miriadi di tournée, i due hanno deciso di trasferirsi nel deserto del Negev, nella cui solitudine hanno scoperto nuove suggestioni. La sorpresa è stata che in tanti li hanno seguiti in questo luogo desolato, Mitzpe, una cittadina di cinquecento abitanti arroccata sulle montagne. Qui hanno fondato la scuola “Adama Dance center”.
Sono arrivati festival, pubblico, e infine si è creato un indotto pazzesco.
Ma i due coniugi sentivano che la loro missione non era finita. Dal 2016 hanno deciso di spostare le loro attività vicino alla Striscia palestinese di Gaza, a Sderot, nel Negev occidentale, a poche centinaia di metri dal confine. Una zona calda decisamente in antitesi alla calma del deserto.
«Fare arte a Roma o a Parigi, dove la bellezza è di casa, è troppo scontato – ha detto Nir – il potere della danza può essere utile soprattutto laddove il mondo sembra andare verso il baratro, portando bellezza laddove la guerra e l’odio sono la norma. La sua forza può spingere a cambiare mentalità. E anche quando piovono le bombe, noi continuiamo a danzare».
Il prossimo appuntamento del festival sarà il 22 settembre a Palazzo di Città con “Il corpo sussurrando” della compagnia “Balletto Teatro di Torino”.