Il lungometraggio di Laura Luchetti “Fiore Gemello”, presentato l’8 settembre in anteprima mondiale, ha ricevuto una menzione speciale FIPRESCI (Federazione Internazionale dei Critici Cinematografici) alla quarantatreesima edizione del Toronto International Film Festival che si è tenuta dal 6 al 16 settembre 2018.
“Fiore gemello” è stato il solo film italiano in concorso a tornare a casa con un importante riconoscimento.
Il film di Laura Luchetti – unica regista donna tra gli autori italiani selezionati tra i quali – ricordiamo – Paolo Sorrentino (“Loro”), Matteo Garrone (“Dogman”), Roberto Minervini (“What you gonna do when the world’s on fire?”) e Edoardo De Angelis (“Il vizio della speranza”), sarà presto in concorso anche al BFI London Film Festival (10 – 21 ottobre) e al Busan International Film Festival (4 -13 ottobre).
“Fiore Gemello”, interpretato dagli esordienti Kallil Kone e Anastasyia Bogach, è il secondo lungometraggio della Luchetti che racconta la storia d’amore tra due adolescenti: Lui un immigrato africano clandestino, Lei la figlia di un trafficante di migranti. Non parlano la stessa lingua, vengono da mondi lontanissimi, entrambi in fuga da un passato che vogliono dimenticare. Tutte le circostanze gli sono avverse. Insieme intraprendono un pericoloso viaggio attraverso le terre deserte, i paesi, i boschi e i paesaggi misteriosi e bellissimi di una Sardegna lontana da ogni cliché, impreziosita dallo sguardo di Ferran Paredes Rubio, il direttore della fotografia di “Indivisibili” e “L’ora legale”, tra i tanti.
«Volevo raccontare la storia di un amore disperato fra due persone assai diverse tra loro ma che condividono lo stesso destino – racconta Laura Luchetti. – I ragazzi che ho usato nel film sono “veri”. Kallil Khone era sceso da un barcone proveniente dalla Libia pochi mesi prima che iniziassimo le riprese. Fuggito a piedi dalla Costa d’Avorio era arrivato fino in Libia dove si era imbarcato per l’Italia a bordo di uno dei tanti gommoni che spesso non ce la fanno ad arrivare a destinazione. Voleva fare l’attore, quello il suo unico sogno. Lo guardavo muoversi e recitare durante il provino. È un dono il suo, un talento ruvido, uno sguardo che si porta dietro un orrore che noi non possiamo nemmeno immaginare. Il suo incontro ha influenzato il racconto del film. Molte cose rappresentate sono quelle che lui stesso mi ha confidato, avvenimenti realmente accaduti. La ricerca del mio protagonista è stata lunghissima e piena di emozioni contrastanti: ho incontrato a Roma e Cagliari centinaia di ragazzi, tutti con lo stesso dolore, tutti con una storia di fughe pericolosissime, perdite enormi, speranze impossibili, eroiche. Tutti arrivati su un barcone. Kallil è un esempio di una storia memorabile».
Girato in Sardegna con il sostegno della Regione e della Fondazione Sardegna Film Commission e prodotto da Picture Show in associazione con Donkadillo Films e Rai Cinema, international sales Fandango. Il copione e film è stato selezionato all’Atelier del Festival di Cannes e al Sundance Screenwriters Lab.
Le riprese sono durate cinque settimane e hanno interessato i comuni di Sant’Antioco, Gonnesa, San Giovanni Suergiu, Ussana, San Sperate, Senorbì, Assemini e Siliqua. Sul set molti professionisti isolani, tra i quali Franco Pintus e Salvatore Aresu – autori dei costumi del film – e Mauro Addis e Alessandro Pani nel cast.