A distanza di due giorni, l’incontro-confronto tra il Magistero della Chiesa e le Autorità Politiche lascia enormi possibilità di riflessione sul tema lavoro. Un assistment sugli ambiti istituzionale, sociale ed ecclesiale per offrire indicazioni operative e mostrare significative esperienze in atto.
Si è tenuto presso il Seminario Arcivescovile di Cagliari, l’incontro-confronto ad un anno dalla 48° Settimana Sociale dei Cattolici Italiani. La Conferenza Episcopale Italiana, designando Cagliari quale sede ospitante queste importanti iniziative, ha voluto dare un segnale forte. Si è insistito particolarmente sulla necessità di raccogliere contributi concreti per dare slancio a nuove opportunità di impiego e all’organizzazione di lavoro che favoriscano l’elevazione della dignità umana, al fine di valorizzare le capacità delle persone attraverso la creazione di occasioni di incontro e condivisione.Il complesso scenario che caratterizza la nostra regione reclama, a gran voce, la necessaria ricerca di modelli per un lavoro degno, come del resto ampiamente affermato sia dalla Chiesa che dalla Costituzione Italiana, e di una loro concretizzazione nel pieno rispetto della centralità della persona umana e dello sviluppo delle sue capacità. Attraverso la presa di coscienza dei contributi elaborati e del percorso comune di riflessione, l’evento trascorso deve essere considerato quale punto di partenza per un azione di concerto su una rete di comunità locali, mondo dell’imprenditoria e dell’Università, affinché possano nascere opportunità di lavoro che, partendo da piccoli progetti, ben programmati nel tempo, possano attecchire, crescere e creare occupazione nei territori.
Mons. Filippo Santoro, Presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani al Consiglio Permanente della CEI ha ricordato che il senso del lavoro s’identifica con un lavoro degno: “Sono stati sempre dinanzi ai nostri occhi i volti delle persone, di chi non ha lavoro, di chi non lo ha più, di chi rischia di perderlo, di chi ha un lavoro precario o non degno perché incapace di sostenere il costo della vita e della famiglia, ma anche di coloro che un lavoro degno lo hanno vivendolo con responsabilità e di quanti rischiano di smarrirne comunque il senso“.
Una fotografia del paese dove a trainare sono la manifattura di qualità che rilocalizza in Italia e cerca lavoratori qualificati che spesso non trova, il settore socio-assistenziale sempre più importante con i servizi alla persona, l’economia che valorizza il genius loci dei nostri territorio, enogastronomia, arte, storia e cultura.
Questo comporta una “conversione culturale” legata alla scoperta del lavoro. Tale conversione accade in forza di qualcosa che viene prima e che va oltre l’economia e la politica. Una responsabilità che dovrà venire anche dalla comunità cristiana, e in particolare dei fedeli laici in campo sociale e politico come ci sollecita la grande lezione messa in evidenza da tutta la Dottrina Sociale della Chiesa, in particolare dal Vaticano II sino al IV capitolo della Evangelii Gaudium. Sul piano dell’azione è quindi necessario indicare una serie di punti chiave sui quali sarà doveroso lavorare: il rilancio deciso del progetto Policoro; la ripresa articolata del progetto “Cercatori di LavOro” attraverso proposte per specifiche iniziative, anche di tipo normativo, da promuovere presso tutte le forze politiche; l’avvio di una sperimentazione sugli oratori, da intendersi non solo come luoghi di gestione del tempo libero, ma come ambienti educativi che formano alla vita e al lavoro attraverso lo sviluppo di competenze trasversali; la realizzazione di un programma “borse lavoro”, da creare a livello diocesano per avviare all’attività lavorativa i giovani che non studiano ne cercano lavoro; la messa in gioco di parte del patrimonio ecclesiale per la creazione di attività lavorative, con particolare riferimento ai beni artistici e al lavoro di cura. Infine, assicurarsi, nelle Diocesi, nelle parrocchie, negli istituti religiosi, nelle associazioni e nei movimenti che il lavoro, così come delineato a Cagliari, sia innanzitutto vissuto all’interno delle strutture ecclesiali. L’obiettivo di fondo di queste proposte è duplice: da un lato di far sì che nelle diocesi, nelle parrocchie, negli istituti religiosi, nelle associazioni e nei movimenti il lavoro sia vissuto come un tema importante attorno al quale sviluppare una solidarietà creativa e responsabile; dall’altro rafforzare l’attività degli Uffici e delle Commissioni di Pastorale, istituendo processi inclusivi di democrazia partecipativa e deliberativa che provochino chi ha le redini politiche ed economiche, con proposte concrete, sulla base della Dottrina sociale della Chiesa, coinvolgendo tutti gli uomini di buona volontà.
Daniele Fronteddu