Un Festival ricco di appuntamenti quello che ha avuto inizio il 19 e che si concluderà il 27 ottobre all’ex Manifattura Tabacchi di Cagliari. Le migrazioni come massimo comune denominatore: il “valore della testimonianza diretta” per apprendere, crescere, condividere in un interscambio fra culture.
Nell’ambito della IV° edizione del Festival di teatro di cultura nonviolenta, tra spettacoli, laboratori e mostre, abbiamo incontrato la direttrice artistica della compagnia Theandric che ci ha raccontato, con semplici parole, l’iniziativa che vede coinvolti artisti, associazioni, scuole per trattare un tema assai delicato: le migrazioni.Il 20 ottobre si è tenuto “Vite Sospese”, appuntamento d’apertura che reca: “Siamo tutti peregrini su questo pianeta: stranieri, viaggiatori, ospiti temporanei. L’azione scenica collettiva dà voce e corpo alle immagini e alle emozioni, spesso contradditorie, che accompagnano le nostre riflessioni sui fatti di cronaca e le storie di vita migrante“.
Principale obiettivo del Festival è accogliere le diverse istanze dei migranti e tutti coloro i quali spesso si ritrovano a doversi trasferire dal proprio paese d’origine ad un altro, in cerca di possibilità lavorative, a metà strada fra speranza ed incertezza.
Abbiamo incontrato Maria Virginia Siriu, direttrice artistica della compagnia Theandric Teatro nonviolento per meglio illustrarci l’iniziativa fornendoci un quadro generale sulla situazione.
In che modo potrebbe essere possibile sviluppare maggiori opportunità di integrazione?
“Le possibilità di integrazione dipendono dalla capacità di accoglienza della società stessa. La nostra società è in parte condizionata dalle notizie che circolano attraverso i mezzi di comunicazione e i disagi, i conflitti, i malumori vengono strumentalizzati. Attraverso un opera di divulgazione, formazione, educazione alla diversità, all’accoglienza stessa e alla cultura della nonviolenza, cerchiamo di dare un valido contributo sul versante integrazione che desideriamo possa svilupparsi ulteriormente“.
Il teatro, quale luogo di convergenza di differenti stili artistici rappresenta il centro d’incontro per persone di diversa estrazione sociale. Come opera la vostra compagnia in questo senso?
“Sia per scelta che per background desideriamo volgere l’attenzione più ad un teatro politico, orientato alla comunità. Arte come strumento a servizio del vivere comune. Secondo il contributo artistico e l’elaborazione della proposta di ciascun artista la scelta può essere più o meno orientata al sociale“.
Com’è nata l’idea di un Festival Internazione sulla cultura della pace e della nonviolenza?
“La nostra compagnia da sempre si occupa di teatro politico, ed ha scelto il tema della nonviolenza come ambito specifico facente parte delle proprie linee programmatiche. Ciò ha significato affrontare contenuti provenienti dalla tradizione nonviolenta prendendo come spunto le parole di Gandhi. Il Theandric ha, da sempre, cercato di esplorare la tradizione lavorando sull’aspetto artistico della comunicazione nonviolenta, sul rapporto tra attore e spettatore, sul rapporto diretto. Tutte le esperienze sia di formazione laboratoriale e produzione artistica, sia di manifestazione culturale hanno trovato nel Festival il loro approdo. Il Festival è, in modo più organico, l’espressione della nostra poetica“.
Domani mattina presso la Mem – Mediateca del Mediterraneo la presentazione della Marcia Mondiale per la Pace. Quali sviluppi auspica per questa iniziativa?
“Questa è la seconda Marcia Mondiale per la Pace e per la nonviolenza. La prima edizione ruotava attorno al pensiero umanista ed ha rappresentato un importante messaggio che alimenta questa seconda edizione. L’iniziativa offre diversi strumenti per dirimere i conflitti sociali trovando delle soluzioni, sentieri praticabili al fine di evitare inutili malesseri che andrebbero ad incidere negativamente sulla società. Pensiamo al tema della guerra e le conseguenze che ne derivano: l’alternativa rimane sempre quella proposta attraverso eventi come questo. Una marcia mondiale è veicolo di comunicazione per queste possibilità. Nelle scuole non ci sono insegnamenti sulla nonviolenza, così come i mass media non divulgano tali argomenti. Penso quindi che quanto appena lanciato possa dare affermazione a idee più solide che spero possano trovare terreno fertile per progetti futuri“.
“Modelli, strumenti e prassi alternative nella lotta all’emarginazione”: questo il titolo dell’incontro che si terrà domani alle 16 all’ex Manifattura Tabacchi. In Italia i giovani fino ai 34 anni percepiscono un sostegno più forte rispetto a tutte le altre classi d’età: il 36,5% tra i 15 e i 24 anni e il 30,7% tra i 15 e i 34 anni dichiara una percentuale di forte sostegno. Qual’è stata la vostra esperienza con i giovani a rischio emarginazione?
“Spesso un giovane che non riesce a realizzare i propri desideri si trova vicino a quella linea di demarcazione. Penso ai giovani artisti che si collocano nella società anche in maniera rischiosa, azzardata. Quel che la nostra compagnia ha potuto fare è offrire degli spazi a giovani che già lavorano nell’ambito artistico ed organizzativo“.
Una kermesse ricca di spettacoli, incontri, laboratori e tra questi un laboratorio di teatro nonviolento per ragazzi. Quanto ritiene sia importante la sensibilizzazione dei giovani in questo senso?
“Fondamentale. Sono gli stessi giovani che costruiranno un futuro per loro stessi. Dargli gli strumenti necessari affinchè scoprano l’alternativa alla violenza che non significhi passività e, come Gandhi diceva: Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo, dargli la possibilità di vedere da un altra angolazione problemi, difficoltà. La scuola, così come gli stessi spazi d’arte che che implicano un contatto diretto tra l’artista e lo spettatore“.
“Un biglietto per Love Sharing: regala uno spettacolo a chi ne ha bisogno”, cosa ne pensa?
“Un modo per diffondere la cultura e fare in modo che chiunque possa beneficiare delle proposte. Il teatro fatto nei luoghi istituzionali ha spesso dei costi non indifferenti e non tutti hanno la possibilità. Mettere quindi a disposizione un biglietto per chi ha difficoltà ad acquistarlo è un atto di solidarietà. Per questo motivo cerchiamo di portare in scena spettacoli in luoghi non tradizionali, un aspetto che vorremmo sviluppare sempre più“.
Daniele Fronteddu