Imprese digitali, 1.557 realtà tra tecnologia e tradizione per servizi in tutto il mondo. Fabio Mereu (VicePresidente Confartigianato Sardegna): “Tanta strada da fare ma dal settore segnali incoraggianti. Sostegno e incentivi da prorogare”. Lo sviluppo del commercio elettronico e il “trauma” del passaggio al digitale.
Creano software, gestiscono reti intelligenti, elaborano dati aperti, proteggono i sistemi informatici, offrono consulenze digitali, realizzano portali web, sviluppano application, fanno attività di hosting e commerciano on line.Sono le imprese digitali che in Sardegna producono economia e danno lavoro a migliaia di persone, soprattutto giovani, e i cui servizi sono apprezzati anche a livello internazionale.
Nell’Isola le aziende registrate a luglio 2018 sono state 2.798, cresciute del 2,9% negli ultimi 3 anni e dell’1,3% negli ultimi 12 mesi.
L’artigianato, con 452 realtà, ha registrato una pesante contrazione sia nel triennio 2015-2018 (-9,2%), sia nell’ultimo anno (-4.4%).
La dinamica delle imprese digitali, è stata rilevata dall’Osservatorio per le PMI di Confartigianato Imprese Sardegna, su fonte UnionCamere e Infocamere, che ha comparato la nati-mortalità delle imprese tra il 2015 e l’anno in corso.
La nostra regione, quindi si conferma terra fertile per lo sviluppo delle attività connesse al web e allo sviluppo della manifattura digitale.
“La progressiva digitalizzazione dell’economia italiana e sarda – commenta Fabio Mereu, VicePresidente Regionale di Confartigianato Imprese Sardegna e artigiano digitale – rafforzata dagli investimenti e incentivi sull’Impresa 4.0, ha creato numerose opportunità di crescita per un settore, come quelle delle imprese digitali, che per tanto tempo non era riuscito a emergere”.
Mai come in questo periodo, anche in Sardegna le nuove tecnologie e la tradizione del saper fare sono riuscite a fondersi per dare vita a imprese digitali capaci di stare al passo delle più importanti realtà mondiali.
“Nella nostra regione, la manifattura digitale artigiana sta scontando il boom degli anni passati, quando era facile creare una start up e difficile stare sul mercato – sottolinea Mereu – però che nella nostra Isola operino quasi 3mila imprese digitali sardi è un segnale incoraggiante ed esplicativo della situazione attuale, che denota come gli imprenditori 4.0 abbiano saputo cogliere e sviluppare le opportunità dell’innovazione”.
Quanto l’isola digitale sia positivamente “attenzionata” anche a livello mondiale lo dimostrano le parole di Yordie Mebrahtu, CEO di Synergy UX, presente pochi giorni fa a Cagliari a “Sinnova”: “La Sardegna è un terreno fertile per l’innovazione. Un’isola che ospita alcune delle menti più brillanti che stanno costruendo aziende che risolvono problemi del mondo reale. Un ecosistema fatto di imprenditori, liberi pensatori e ribelli”.
A livello provinciale, ben 1.557 realtà, cresciute del 2,7% nell’ultimo anno, operano nella vecchia provincia di Cagliari, di cui 199 artigiane. A Sassari sono 816 (182 artigiane), calate dello 0,7% negli ultimi 12 mesi. Segue Nuoro con 263 attività (52 artigiane) con incremento dell’1,2% rispetto al 2017. Chiude Oristano con 162 (solo 19 artigiane) e un decremento dello 0,6%.
Per il VicePresidente di Confartigianato Sardegna “queste imprese inoltre trasformano i processi tradizionali immaginando i processi del futuro, per migliorarli e offrire un’esperienza, su prodotti e servizi, unica e, prima di oggi, inimmaginabile. Lo fanno direttamente o per terzi trasformando di fatto tutto il buono dell’esistente in un superprodotto/servizio nato, molte volte, dall’esperienza sul campo e non dalla propria idea senza l’esperienza”.
Continua Mereu “questa economia del “su misura”, del “fare”, altamente specializzata sarà capace grazie alla contaminazione esterna e alla rete dei contatti dei singoli, di riportare la Sardegna ad essere un polo attrattivo di scienza dove le migliori menti mondiali saranno attratte per ricreare quel forte habitat che si stava già creando negli anni 90 grazie a pochi e che oggi è anche la base culturale per la quale la Sardegna ha una forte base di competenze digitali rispetto ad altre regioni.
Ognuna di queste imprese ha una visione di cosa accadrà nel futuro, perché insita in loro vi è una forte propensione alla curiosità, studio di come ottenere il risultato fino alla realizzazione dell’idea con la prototipazione, ma soprattutto il sogno del riscatto anche economico abbinato alla cultura del bello e del rispetto ambientale. Siamo in un triangolo che vede oggi per la Sardegna la possibilità di emergere rispetto alla iper velocità della Silicon Valley, ai tech center di Israele. Un modello più umano e vivibile, ma altrettanto incisivo sulla vita di tutti i giorni dei cittadini del mondo, che ricordiamolo sempre desiderano una qualità della vita su misura per gli esseri umani”.
Lo sviluppo di questo settore, in ogni caso, è dato anche dalla performance delle aziende italiane che commerciano con l’estero attraverso l’e-commerce, nonostante siano ancora piuttosto indietro rispetto al resto d’Europa.
Secondo i dati elaborati dal Centro Studi di Confartigianato, le imprese italiane che vendono online sono l’8,2% contro la media europea del 17,8% con Paesi come l’Irlanda che arrivano a toccare il 30% (dati 2017). Dietro di noi solo Lussemburgo (8,1), Romania (8) e Bulgaria (7,3). A fare da traino, comunque insufficiente, sono le aziende che vendono online servizi legati al turismo, come gli alloggi e i trasporti, mentre manifattura e costruzioni rappresentano un fanalino di coda.
“Un mercato, dunque, quello dell’e-commerce – riprende Mereu – che per le Pmi è tutto da costruire, con ampi margini di crescita. Certamente sono ancora assolutamente necessari gli incentivi previsti da Impresa 4.0, operazione che sta iniziando a dare i primi frutti. A livello italiano nei primi 8 mesi del 2018 il valore delle vendite di commercio elettronico ha registrato un importante +11,8%”.
Se molte aziende, quindi, sono pronte a cavalcare l’onda della digitalizzazione, il passaggio dal “tradizionale” al “on line” è sempre traumatico tra burocrazia e scarsa conoscenza di mezzi diversi rispetto a quelli tradizionalmente utilizzati.