Gli ingegneri italiani incontreranno il ministro per il sud Lezzi per presentare le proposte della categoria per il Sud Italia: la Federazione degli Ordini Sardi ha preparato il dossier sulla Sardegna. Il contributo della Federazione alle “Proposte per il Sud” del CNI.
Evidenziare le peculiarità della Sardegna rispetto al resto del Meridione. Con questo obiettivo primario, la Federazione degli Ordini degli Ingegneri della Sardegna partecipa al lavoro del gruppo “Proposte per il Sud” che sta elaborando in seno al Consiglio Nazionale degli Ingegneri idee e suggerimenti da presentare al ministro per il Sud Barbara Lezzi nel corso dell’incontro del 16 novembre 2018 a Lecce.
Domani, i tecnici sardi presenteranno al CNI il loro contributo unitario, contenuto in un documento nel quale sono esposte le difficoltà della nostra Regione in particolare in tema di continuità territoriale, infrastrutturazione regionale, gassificazione, logistica delle merci e riconversione industriale. Si tratta di temi trasversali che interessano da vicino la categoria nelle sue diverse specializzazioni.
«I professionisti iscritti ai nostri ordini hanno tante diverse competenze e professionalità ma una sensibilità comune – spiega il presidente della Federazione Giuseppe Garau –. Abbiamo individuato quelli che riteniamo essere le principali questioni da porre sul tavolo del Governo e abbiamo fatto sintesi per indicare quali possibili strade si possano imboccare per giungere ad un miglioramento della soluzione».
In particolare, per quanto riguarda la continuità territoriale, nel documento si sottolinea il fatto che l’isola patisce collegamenti aerei insufficienti e concentrati soltanto su Roma e Milano, e un sistema di continuità territoriale troppo debole e certamente inadeguato: “l’obiettivo – suggeriscono i tecnici – deve essere quello di stabilire un equilibrio tariffario tra tutti gli attori interessati, salvaguardando i residenti, garantendo opportunità non solo ai non residenti ma anche alle stesse compagnie aeree, mediante l’apertura del mercato del trasporto aereo”. Anche per quanto riguarda il trasporto marittimo, “la Convenzione fra Stato e Tirrenia non garantisce un livello di servizio adeguato, soprattutto per quanto riguarda il servizio passeggeri, è necessario lavorare in un’ottica sia di apertura del mercato, sia di ampliamento della rete”.
Riguardo alla grave situazione delle infrastrutture sarde, dalle lunghezze della Sassari-Olbia alle condizioni in cui versa la maggior parte della rete ferroviaria, gli ingegneri ritengono che “a margine delle opere di infrastrutturazione deve individuarsi un efficace sistema di monitoraggio del costruito, che sia in grado di attuare procedure di controllo e manutenzione programmata delle strutture e delle infrastrutture, per garantire la sicurezza ed il mantenimento dei livelli di servizio delle opere”.
Altro punto importante è quello della gassificazione. “la Sardegna – dice la Federazione – ha bisogno inoltre di definire una propria politica energetica che possa finalmente consentire l’introduzione del gas naturale nel territorio, tenendo conto delle peculiarità regionali come la distribuzione della popolazione e la dimensione della domanda”. La costruzione di un grande metanodotto, secondo i tecnici, potrebbe rivelarsi molto problematica sia in termini di costi che di tempistiche. Meglio sarebbe invece affidarsi a soluzioni meno impattanti e di più rapida realizzazione come la costruzione di depositi costieri e la costituzione di una rete di distribuzione attraverso autocisterne o bettoline. Una soluzione che ha anche il pregio di portare alla “diversificazione delle fonti di approvvigionamento e delle tipologie di distribuzione, favorendo economie nell’acquisto, maggiore concorrenza, minore dipendenza dai fornitori ed una logica di scalabilità, nell’ottica di una infrastrutturazione progressiva della rete”.
Il dossier della federazione si concentra poi sulla opportunità mancata di sfruttare la centralità geografica per fare della Sardegna un polo portuale per tutto il Mediterraneo. Nel documento si parla della necessità di una strategia nazionale che tenga conto delle potenzialità isolane e inserisca i porti sardi in un sistema di partnership e networking. Riguardo all’imminente avvio delle Zone Economiche Speciali, si sottolinea la “necessità di coordinamento, finalizzata a rendere tali aree appetibili per diversi insediamenti produttivi. È necessario poi definire un piano organico di sistema in grado di dimensionare correttamente interventi ed azioni sulle intere supply chain produttive, al fine di rendere le imprese sarde competitive e concorrenziali con l’intero mercato globale”.
Gli ingegneri chiudono affrontando il tema della riconversione industriale. Dalle istallazioni militari alle aree minerarie e industriali dismesse, il processo di conversione porta con se grandi opportunità che devono essere colte, “ma – sottolineano i tecnici – vanno garantite da ingenti investimenti statali, da agevolazioni sul costo dell’energia, che in Sardegna è più altro che in altri contesti italiani, da pianificazioni strategiche che determinino quali aree convertire all’industria leggera e quali alle nuove tecnologie, peraltro consentite dalla presenza di un vivido tessuto di startup e aziende innovative”.
«Ci preme sottolineare – chiude Garau – il fatto che alcune delle nostre problematiche potrebbero essere risolte con le dotazioni finanziarie in essere. Troppo spesso ci si trova a fare i conti con lungaggini burocratiche, farraginosità dei procedimenti, talvolta illegalità o semplice inefficienza dei soggetti attuatori. Come categoria riteniamo che sia necessario lavorare a nuovi processi nazionali di programmazione e spesa dei fondi strutturali europei, che consentano allo Stato ed alle Regioni l’utilizzo più celere dei fondi, da finalizzarsi principalmente al completamento delle opere strategiche di livello regionale o interregionale ed alla previsione di nuove, che siano da volano per tutti i comparti economici».