“Nudo”. Un corpo scultoreo e virile nella sua semplice nudità, impattante come un bronzo di Riace sotto la luce dei riflettori, martedì sera è comparso sul palcoscenico del Civico nel silenzio assoluto, di fronte un pubblico attonito.
È iniziata così a Palazzo di Città la rappresentazione coreutica “Biografia di un corpo”, ideata e interpretata dal coreografo pugliese Davide Valrosso, che ha dato il via come prima parte, allo spettacolo di danza “Nudo”, prodotto dalla Daniele Cipriani Entertanment e portato a Sassari per il festival “Corpi in Movimento – Le piazze che danzano” di Danzeventi.
La luce è calata gradualmente in sala e due lanterne nelle mani del protagonista hanno iniziato a tratteggiare linee e cornici inaspettate, definendo di volta in volta, in un modo quasi alchemico, elementi fisici di una creatura all’apparenza informe, ed evocando visioni mitologiche, tra le quali è parso di intravedere l’uomo vitruviano, in un crescendo di micromovimenti e musica.
È stata una composizione inusuale e sorprendente, non tanto per la presenza di un nudo integrale, rimodellato e offuscato tra i bagliori e le ombre della modulazione scenografica, ma per la capacità dell’autore di lasciar scorrere via tutto il superfluo, riducendo il corpo a essenziale strumento di comunicazione, in un confronto sensibile con lo sguardo dei presenti.
E come al solito, per gli spettacoli della DC Entertainment è stato un successo di pubblico, presente in sala in gran numero nonostante la data infrasettimanale.
Un pubblico che ha riservato forti applausi a più riprese, anche per la seconda parte dello spettacolo, “Prélude à l’après-midi d’un faune”. Stavolta nel nudo apparente di una tuta dalle tinte color carne, i danzatori Susanna Elviretti e Marco Lo Presti hanno dato il meglio di sé in un passo a due di grazia e sensualità, presentato nella storica versione di Amedeo Amodio, tratto dal celebre e balletto del 1912 di Vaslav Nijinsky, con musiche di Claude Debussy.
Un’opera che a suo tempo fu motivo di grande scandalo. È la storia di un fauno che si risveglia in un tardo pomeriggio estivo, e insieme a lui, tutti i sensi di quel suo corpo, per metà umano e per metà animale. Il lavoro fa parte del repertorio storico italiano, il cui recupero è un caposaldo delle attività di Daniele Cipriani.