Appello di una nostra lettrice affetta dalla sclerosi multipla, al presidente Pigliaru
Appello accorato di una nostra lettrice affetta dalla Sclerosi Multipla, al presidente Pigliaru, al quale chiede di poter lavorare dignitosamente, senza elemosine e sussidi gratuiti.
Ecco l’accorato appello della lettrice: “Egregio Signor Presidente Regione Sardegna Prof. Francesco Pigliaru Rivolgo alla sua Nobilissima attenzione questo mio scritto sinceramente dettato dal cuore.
Vivo in un paese del Barigadu, in provincia di Oristano. Sono una giovane donna Sarda che da tempo si propone alla SIGNORIA VOSTRA, per esporre un vitale e umile desiderio con l’unico scopo di salvare la mia triste e dolorosa esistenza.
Da circa 19 anni sono affetta dalla Sclerosi Multipla, patologia accolta con vera rassegnazione Cristiana e forza, per andare avanti, anche se è molto difficile pensare al futuro quando, all’improvviso, un evento crudele entra nella tua vita, quasi a voler uccidere ogni speranza.
La sclerosi, a quella giovanissima età, può far morire qualsiasi sorriso e anche il più piccolo progetto per un domani, accompagnato dai sogni che coltiva ogni giovane.
Ho pensato ingenuamente che sarebbe stato l’ultimo colpo nefasto inferto da un esistenza fortemente crudele che negli anni mi hanno, di fatto, procurato tantissimi dolori.
Mi piacerebbe in questo momento parlare di Valori, può sembrare un eufemismo ma non lo e’! Non mi stancherò mai di gridare al Governo, che rappresenta la mia Regione, che quando si tratta di salvare una vita bisogna fare il massimo per dare ancora una speranza.
Porto nel mio cuore un umile, ma importante, desiderio: riuscire, per amore e non per lucro, a ottenere un lavoro come Agente di Vigilanza Ambientale. Per me sarebbe il massimo, il raggiungimento di tutti i miei sogni, la gratificazione del corpo e dell’anima.
La malattia è un ostacolo a tutto, ma sono sicura che, con un lavoro che mi piace, mi libererei di lei, almeno a livello psicologico. Io so che sarei salva.
E qua per dovere di coscienza devo citare la Legge sulla carta con i suoi articoli e commi, ma nessuna Legge agli occhi dell’ uomo e di Dio può essere più giusta quando si salva una vita, al limite come la mia.
Convivo nella famiglia di origine da sempre, la mamma mi ha lasciato non tanto tempo fa, senza nessun preavviso, con grande dolore accumulato al dolore di questa nefasta esistenza: mia sorella maggiore, anche lei invalida civile per una antipatica e dolorosa patologia.
I rapporti con i miei fratelli non sempre sono buoni, ma non possono essere un ostacolo alla ricerca della serenità.
La malattia non mi impedisce di accudire la mia famiglia per intero, svolgendo le mansioni domestiche che una famiglia richiede. Da persona profondamente umana e sensibile, Signor Presidente, Lei comprende che questa vita non è idonea per la mia Patologia e sento che ogni giorno perdo un pezzo di tutto.
La mia fortuna è di essere Sarda e di inseguire tenacemente e testardamente un posto di lavoro nel Corpo di Vigilanza Ambientale.
Sono un’ex Guardia Particolare Giurata. Ho l’abilitazione all’uso e maneggio delle armi a livello teorico. Mi sono preparata studiando su manuali e libri che contengono leggi e regolamenti di questa Mansione lavorativa. “Penso di essere stata una studiosa”. Poi passano i giorni e non ci sono smentite che la vita e il mio Ideale, non valgono niente per gli altri. C’è troppa discriminazione. Io non lo posso permettere più perché, da persona che ama e crede, non ho mai preso i farmaci.
Mai sono stata farmaco-dipendente. Non ho voluto l’assegno del INPS, che in tanti lottano per avere quei soldi che non lavorati fanno comodo in un periodo di forte crisi, ma la crisi più grave non è quella economica, ma è la mancanza di speranza, il grande vuoto che ci circonda: questa sì che è CRISI.
Ora chiudo questa missiva, con questo mio pensiero: NON ESISTE LEGGE PIÙ GIUSTA AL MONDO SE NON QUELLA DI SALVARE UNA VITA CHE OGNI GIORNO PERDE IL SUO SENSO.
Io ho desiderio di realizzarmi. Il mio papà, ormai avanti negli anni, ci ha insegnato che la ricchezza sta nel cuore e che bisogna lavorare onestamente, amando il proprio lavoro. Rivolgo questo mio scritto alla sua grande umanità e alla speranza lascio il mio dolore. Cordialmente La saluto”.