L’invito di Ganau sullo Statuto speciale: «Un momento di riflessione utile e necessario a 70 anni dall’approvazione del nostro Statuto»
«Un momento di riflessione utile e necessario a 70 anni dall’approvazione del nostro Statuto, in un momento storico in cui le regioni a Statuto ordinario chiedono maggiori ambiti di autonomia sulla base della riforma del Titolo V della Costituzione».Così il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau in apertura dei lavori del convegno “Lo stato di attuazione dello Statuto speciale della Sardegna. Un bilancio dopo 70 anni”, organizzato ieri pomeriggio dall’associazione ex Consiglieri regionali nella sala Transatlantico del Palazzo di via Roma.
«È evidente – ha sottolineato il presidente – che la natura delle norme di attuazione è quella di dare definizione progressiva alle disposizioni statutarie che sono per loro natura generiche e di principio. Su questo un dato di fatto indiscutibile è che la Sardegna sia la regione a Statuto speciale che meno di tutte ha utilizzato e concretizzato questo strumento: appena dodici norme di attuazione negli ultimi trent’anni, contro le settantadue del Trentino Alto Adige. Ecco perché credo vada valutato con attenzione l’orientamento della Corte Costituzionale, secondo la quale le norme di attuazione non solo applicano, ma possono integrare lo Statuto, strumento quindi possibile per adeguare la nostra Carta, carente su aspetti legati ad esempio al diritto alla mobilità, all’essere collegati alle grandi reti energetiche, ad una migliore definizione dei temi riguardanti la scuola, l’educazione, i beni culturali e oggi le telecomunicazioni e le reti digitali».
A riguardo il presidente Ganau ha ricordato il lavoro portato avanti nella commissione parlamentare per le questioni regionali durante il precedente governo, e l’attività svolta al tavolo tecnico voluto dal sottosegretario Bressa e le regioni a Statuto speciale.
«Come è noto – ha ricordato – le norme di attuazione passano attraverso un iter complesso che risponde al rapporto pattizio tra Stato e Regioni che si sviluppa all’interno delle commissioni paritetiche Stato – Regione, ecco perché credo possa essere utile una riforma della composizione della commissione: occorre affiancare ai tecnici, i rappresentanti politici e durante la fase istruttoria anche i rappresentanti ministeriali interessati. Questo eviterebbe la riapertura di istruttorie lunghe, dopo la definizione della norma; così come dovrebbe essere previsto un regime di prorogatio delle commissioni tra una legislatura e la successiva, fatto che garantirebbe una continuità e di sicuro un’accelerazione sulla nomina della nuova, così come la definizione di un tempo certo entro il quale il Governo deve esprimersi per dare gambe alla norma di attuazione, attraverso la predisposizione dei decreti legislativi. Le regioni a Statuto speciale devono rilanciare la battaglia su questi temi se non vogliono essere superate in tema di competenze e autonomia dalle regioni a Statuto ordinario. Come coordinatore delle Speciali – ha concluso – ho richiesto l’apertura di un tavolo di consultazione alla Ministra per gli Affari regionali da cui ho ottenuto rassicurazioni sull’attuazione alla Specialità. Restiamo ovviamente in attesa di segnali concreti».