Nella Biblioteca comunale di Abbasanta, ieri 1° dicembre 2018, notevole successo per la presentazione del libro “Storia della Cucina Sarda e oristanese” di Gian Piero Pinna.
L’evento, curato dell’Associazione Più Sardegna, in collaborazione con la Biblioteca Comunale e il Comune di Abbasanta., ha avuto un notevole successo per l’interesse suscitato nel pubblico presente, attento e partecipe con numerose domande sull’argomento. Hanno dialogato con l’autore Maria Giovanna Meles e Mario Di Rubbo.
Durante l’incontro, si è parlato soprattutto delle tradizioni gastronomiche sarde, una peculiarità unica al mondo.
Alla presentazione del libro, tra le altre personalità, c’era anche il comandante del Comando militare esercito Sardegna, generale Giovanni Domenico Pintus, recentemente insignito della croce d’argento al merito dell’Esercito, durante la cerimonia per il rientro della Brigata Sassari in Italia, dopo la partecipazione all’operazione “Resolute Support” in Afghanistan, con la seguente motivazione: “In un periodo caratterizzato dall’insorgere di diverse criticità connesse alla gestione delle installazioni militari presenti sull’Isola, esercitava una lungimirante, minuziosa e proficua azione di collegamento con le varie istituzioni locali, che forniva un decisivo impulso alla finalizzazione di diversi progetti di centralità strategica per la Forza Armata”.
Nei suoi interventi, Gian Piero Pinna ha analizzato i tanti aspetti della cucina sarda, prendendo lo spunto anche dalle più recenti scoperte archeologiche, che potrebbero far riscrivere la storia gastronomica isolana e anche italiana.“Infatti, le conoscenze che sono venute inaspettatamente a galla durante i lavori di scavo del villaggio nuragico individuato in località “Sa Osa”. “Secondo gli archeologi – ha sottolineato Pinna – potrebbero far riscrivere la storia del vino e della civiltà alimentare dell’intera Sardegna e probabilmente anche di quella italiana. I reperti catalogati – ha spiegato ancora l’autore del libro – risalgono all’incirca a 3200 anni fa e si tratta di oggetti e materiali che non sono mai stati trovati in un sito nuragico. Per la prima volta, gli archeologi hanno rinvenuto frammenti di legno lavorato in un villaggio di questo tipo, ma la cosa più sorprendente è la grande quantità di semi, in particolare semi di uva, di fico e anche di melone, il tutto ben riposto in contenitori di ceramica sistemati con cura all’interno di un pozzo, che aveva la funzione di conservare i cibi. Pare che i semi di vite rinvenuti nel pozzo, siano quelli della Malvasia e della Vernaccia, ma di notevole importanza è stato anche il ritrovamento di quarantasette semi di melone, che attraverso le analisi al C14, secondo i risultati che sono stati resi noti dal Gruppo di archeologia botanica del Centro Conservazione Biodiversità dell’Università di Cagliari, diretto da Gianluigi Bacchetta, possono essere datati al 1310, 1120 a. C. e attualmente si tratta della più antica attestazione della coltivazione del melone nel bacino del Mediterraneo. Grazie a questa scoperta, si può tranquillamente ipotizzare che la Sardegna sia stata la terra madre del vino e che anche in epoca nuragica, si coltivava la Vitis vinifera e c’era una notevole ricchezza e varietà di uve, ma soprattutto c’era la diffusa conoscenza dei segreti della vinificazione.”
Ma Gian Piero Pinna, ha parlato anche delle tante curiosità alimentari e storiche dell’alimentazione dei Sardi, a cominciare dal Medioevo, sino ai nostri giorni, con una sequenza narrativa, articolata e accattivante.
Nello scrivere l’opera, l’autore ha messo a frutto tutta la sua esperienza professionale. Nei primi anni Sessanta, si iscrive alla scuola alberghiera ESIT del Monte Ortobene a Nuoro, quindi, frequenta l’Istituto Alberghiero Statale di Sassari e si diploma a pieni voti nella sede staccata di Arzachena e inizia una notevole carriera professionale nel settore alberghiero, buttando alle ortiche un precedente diploma in ragioneria. Non pago dei risultati raggiunti, in età matura si iscrive all’Università e frequenta il corso di Economia e Gestione dei Servizi Turistici, attivato dall’Università di Cagliari ad Oristano. È anche un valente sommelier e a Roma, nel 2000, riceve la prestigiosa onorificenza di Maestro di Cucina.
Per i suoi meriti professionali, spesso è stato chiamato ad insegnare in quotate scuole alberghiere della penisola e della Sardegna.
Ancora molto giovane, nel 1973 ritiene conclusa la sua rapida carriera di chef executive e dopo aver lavorato nel più esclusivo albergo della Costa Smeralda, l’Hotel Pitrizza, comincia a collaborare con diversi periodici e giornali.
Da quel momento le sue collaborazioni con testate regionali e nazionali non si contano più. Ha scritto articoli di gastronomia e di storia della cucina per La Nuova Sardegna, L’Unione Sarda, La Gazzetta Sarda, Lo Specchio, Il Provinciale oggi, L’Oristanese, Quaderni Oristanesi, Il Messaggero Sardo, La Gazzetta del Medio Campidano, Nuovo Cammino e L’Arborense, attualmente è vice direttore del quotidiano regionale online Sardegna Reporter.
Ha collaborato anche col Touring Club Italiano, per la realizzazione della prima guida della provincia di Oristano e ha insegnato in svariati corsi professionali del settore ricettivo ristorativo e per guide turistiche, fornendo consulenza alle principali Pro Loco dell’Isola.
Ha dato il suo contribuito alla realizzazione di diverse pubblicazioni, tra cui i libri “Viaggio nei sapori antichi dell’Arci – Grighine” e “Ardauli: Pani e piatti della tradizione”.
Nel novembre del 2012, ha partecipato con successo al progetto “Dietro le quinte dell’alta cucina”, organizzato dalla Scuola Internazionale di Cucina italiana ALMA Italian Experience, di Gualtiero Marchesi e ha tenuto lezioni nelle Università delle Tre età di Oristano, Mogoro e Bosa.
Alla fine del 2010, ha dato alle stampe il libro sulla “Storia della Cucina Sarda e Oristanese” e nel 2012, ha pubblicato “La Vernaccia di Oristano”.
Rosy Massa