Dagli ideatori di “Coherence Therapy“, coautori di “Depth Oriented Brief Therapy: How to Be Brief When You Were Trained to Be Deep – and Vice Versa“, un nuovo testo dedicato allo studio del processo di riconsolidamento mnesico. In occasione delle giornate di studio tenute da Bruce Ecker a Roma, Latina, Cagliari e Venezia, accogliamo le parole della Dott.ssa Laura Bastianelli, Psicologa e Psicoterapeuta che ne ha curato l’edizione italiana.
La pubblicazione di “Sbloccare il cervello emotivo” di Bruce Ecker ha destato parecchio interesse da parte della comunità scientifica nell’ambito della ricerca sull’applicazione della sequenza di interventi capace di sbloccare a livello sinaptico una memoria emotiva. Ecker è direttore del Coherence Psychology Institute, ha insegnato per molti anni all’Università e ha lavorato privatamente vicino a San Francisco dal 1986.I clinici da sempre sono consapevoli di quanto siano radicate le esperienze di apprendimento emotivo alla base dei sintomi psicologici. Per molti le memorie emotive sono indelebili, e l’unica strada per la “guarigione” è la creazione di nuovi apprendimenti che possano soppiantarle, sperando che eventi di vita stressanti non le facciano riemergere. Questa visione è completamente superata con la possibilità di attivare intenzionalmente il processo di riconsolidamento mnesico, capace di cancellare e sostituire definitivamente gli apprendimenti indesiderati.
Abbiamo incontrato la Dott.ssa Bastianelli, in qualità di curatrice dell’edizione italiana, che ci ha illustrato come sia possibile, attraverso l’applicazione della Coherence Therapy in ambito clinico, procedere all’eliminazione dei sintomi alla radice utilizzando il riconsolidamento della memoria.
Sblocco della memoria emotiva, apprendimento emotivo, coerenza e origine del sintomo, il panorama della coerenza emotiva, la coerenza emotiva e la crescita come terapeuti. Argomenti che fanno capo ad un unico tema: la coerenza emotiva. Ci dica di cosa si tratta.
“Il concetto è semplice e complesso al contempo. I sintomi che fanno capo a degli apprendimenti emotivi hanno un senso profondo, un senso adattivo. In natura non esiste niente che non abbia un senso ed una funzione, si mantiene tutto ciò che ha uno scopo. Nel caso dell’apprendimento emotivo lo scopo è inconscio. Potremmo parlare di coerenza del sintomo, e la cosa si concretizza quando riusciamo a far entrare in contatto la persona in maniera esperienziale con gli schemi appresi, connessi ai problemi per i quali si reca in psicoterapia. Possono essere delle credenze, delle convinzioni nate e consolidate all’interno delle relazioni primarie che vanno a coinvolgere il campo delle relazioni interpersonali. Convinzioni che hanno come scopo quello di consentire alla persona di evitare il disagio, le conseguenze indesiderate. Quando la persona arriva in psicoterapia è consapevole del sintomo ma non di ciò che lo sostiene. Tutti questi sintomi posti all’interno di precisi schemi comportamentali hanno una loro coerenza, un loro significato“.
Attaccamento, domini di apprendimento emotivo, apprendimenti relativi all’attaccamento, condizioni dell’attaccamento. Cosa s’intende per “attaccamento” e quale connessione c’è tra la teoria di John Bowlby e gli studi portati avanti dal Dott. Ecker in relazione a questo?
“Gli schemi funzionali, come dicevamo, hanno una loro coerenza e spesso nascono all’interno di condizioni d’attaccamento, i cosiddetti Caregiver, ovvero le figure che si prendono cura del bambino nel corso della sua crescita, del suo sviluppo. Il bambino impara molto presto come garantirsi la prossimità psicologica a queste figure che consentono la sua sopravvivenza, fisica e psicologica. Imparano le regole atte a questo fine, con la messa in moto di comportamenti atti a garantire la vicinanza di questi ed evitare così problemi. Vi è quindi l’apprendimento di pattern ben definiti. L’attaccamento sarà sicuro se il Caregiver risponde in modo appropriato alle sue esigenze oppure insicuro, disorganizzato, estremamente irregolare, allorquando lo stesso non sia capace di accudire il bambino in modo appropriato. Nel contesto di queste relazioni d’attaccamento si possono creare degli schemi emotivi di base, spesso connessi con i sintomi presentati. Posso apprendere, ad esempio, d’esser sempre sorridente e compiacente per garantirmi la vicinanza di mio padre o di mia madre, per cui tenderò a replicare lo schema comportamentale appreso in altri contesti in età adulta. Schemi appresi in passato e di cui la persona non sospetta l’esistenza, non ne è consapevole. La scoperta di questi schemi crea una nuova consapevolezza che mette in relazione il presente con il passato, attraverso ponti di collegamento e di riconoscimento della visceralità dell’apprendimento. Ecker sostiene che non tutti gli apprendimenti emotivi sono connessi all’attaccamento“.
Cos’è la Coherence Therapy e quali sono i suoi ambiti d’applicazione?
“La Coherence Therapy è il modello che Ecker e Hulley, alcuni dei cofondatori del Coherence Psychology Institute, hanno messo a punto negli anni. Trent’anni fa Ecker ha posto al centro del suo lavoro lo studio e la comprensione degli ingredienti per il cambiamento profondo e duraturo in psicoterapia. Dapprima come ricercatore, ha individuato, studiando i processi di terapia, alcuni passaggi chiave, dando vita a questo modello che fa riferimento al principio base che ogni sintomo ha una sua coerenza. Il sintomo è adattivo nonostante nel presente possa risultare disadattivo. La Coherence Therapy è una metodologia d’intervento completa che tiene in considerazione questo primo aspetto, con delle ricadute sulle strategie e sulle tecniche che vengono insegnate ai professionisti. I campi d’applicazione sono tutti i disagi psicologici, eccetto che a tutte quelle situazioni che abbiano un corredato biologico assai importante, come ad esempio una depressione dovuta ad un malfunzionamento della tiroide o problemi dello spettro autistico con una base genetica. La natura di queste ultime è infatti disconnessa dalle memorie emozionali. Poniamo l’esempio di un uomo con difficoltà di comunicazione all’interno dell’ambito lavorativo, con i propri colleghi di lavoro. Si è recato in terapia per cercare di aumentare la sua capacità di asserirsi e risolvere la sua ansia sociale. Attraverso la comprensione empatica e l’applicazione di alcune strategie d’intervento, la persona ha scoperto che alla base di questa difficoltà d’espressione c’era la volontà di non essere percepito come un borioso saccente dai suoi colleghi. Questo perchè il padre è stata una persona estremamente invadente ed impositiva. In questo caso il sintomo dell’ansia sociale è stato una soluzione: gli ha consentito di evitare d’incappare in questo problema. La scoperta e il contatto emozionale profondo con questa convinzione, con questa motivazione alla base della sua difficoltà, ha consentito lentamente di cambiare questo schema sfruttando il riconsolidamento della memoria. Il cervello ha infatti delle regole precise per aggiornare i propri schemi, scoperte all’inizio degli anni duemila, all’interno dei laboratori di ricerca neurobiologica. Ecker ha correlato queste scoperte all’intervento clinico, strutturando quest’ultimo secondo le regole del cervello ed un particolare livello di plasticità; questo ha consentito di confermare come sia possibile cancellare apprendimenti non più necessari ed aggiornare apprendimenti che in parte possono essere mantenuti ma sostituiti con delle informazioni coerenti. La persona del caso ha potuto scoprire sia ciò che stava alla base del sintomo, ma seguendo alcuni specifici passi coerenti con il funzionamento del cervello, ha potuto cancellare questo apprendimento e sostituirlo con uno più funzionale“.
Facciamo un passo indietro: parliamo di marker del cambiamento per l’eliminazione dei sintomi alle loro radici emotive e ubiquità della sequenza di trasformazione del cambiamento profondo. Ci spieghi il percorso di trattamento e l’importanza della psicoterapia focalizzata profonda, del disapprendimento emotivo.
“Il primo passo è l’integrazione della consapevolezza di una convinzione o credenza che sta alla base del sintomo. Il secondo passo è quello di mettere in simultanea giustapposizione questo schema, procedendo alla sostituzione e ricollocazione della convinzione nel presente. Attraverso successive ripetizioni di questo passo, il vecchio schema o apprendimento può essere cancellato o aggiornato. Il frutto di questo processo è che la persona, senza alcuno sforzo, sperimenta la possibilità d’apprendimento di nuovi modi di agire, di pensare, di sentire rispetto alle difficoltà riscontrate in precedenza. Non sussistendo più le ragioni di alimentazione del sintomo, la persona spontaneamente mette in atto il nuovo comportamento, la nuova modalità, il nuovo schema emotivo-cognitivo. Il sintomo non si ripresenterà nemmeno al verificarsi di un particolare stimolo. I marker del cambiamento rappresentano quindi una facilità in questo cambiamento“.
Il riconsolidamento emotivo: dall’indelebile al cancellabile. Cosa si va a “cancellare”?
“Le memorie emotive stesse, gli schemi appresi in alcune circostanze di vita e che sono stati mantenuti in quanto funzionali. Le neuroscienze ci informano che sono indelebili e i diversi autori che su questo scrivevano asserivano con ragione, nell’ambito dello sviluppo della ricerca neurobiologica, la non cancellabilità degli apprendimenti emotivi. Quel che è stato scoperto, dopo gli anni duemila in laboratorio, è che queste memorie sono invece cancellabili a livello sinaptico. Prima si pensava che queste memorie contenute in alcuni circuiti fossero bloccate in maniera permanente, e per questo si sviluppavano metodologie che cercavano di costruire degli schemi alternativi in grado di soppiantarle. Adesso, grazie alla ricerca, si è scoperto che queste sinapsi non sono ad uno stato consolidato in modo definitivo, ma possono essere messe in uno stato deconsolidato, in una condizione di aggiornabilità, se si seguono alcuni specifici passi. L’evoluzione ci conferma che è importante l’aggiornamento di alcuni apprendimenti emotivi, quale passo essenziale del processo di apprendimento stesso. Le memorie hanno una chiave d’accesso, possono essere riportate ad uno stadio di deconsolidamento attraverso questi passaggi. Questo consente il cambiamento“.
Daniele Fronteddu