L’addio è un combattimento “corpo a corpo”, l’eventualità forse più difficile da elaborare, forse uno degli ultimi tabù di questa nostra epoca veloce e ubiquitaria, in cui la tecnologia ci offre l’illusione di esserci sempre, e che tutti siano sempre “reperibili”.
Un tema difficile, quello dell’addio alle persone care, con il quale Pazza Idea, apre la quarta giornata di programmazione. E lo fa con Yari Selvetella e Nadia Terranova (ore 17 Sala della Cannoniera) in conversazione con Renato Chiocca. Le storie di Selvetella e Terranova ci mettono di fronte all’esistenza di eventi che non possiamo controllare nè dirigere, di cui è necessario liberarsi, e sono particolarmente interessanti proprio per quel volere, forse dovere, “tenere” sempre tutto insieme che caratterizza la visione femminile delle cose.
Nobel di frontiera. Grazia Deledda e Selma Lagerlöf nella storia della letteratura mondiale è il titolo dell’incontro coordinato dal giornalista Stefano Salis (Il Sole 24 Ore) che vedrà protagonisti la scrittrice danese Siri Ranva Hjelm Jacobsen, lo scrittore Marcello Fois e la traduttrice Katia De Marco.
Su 892 premi Nobel assegnati dalla sua istituzione nel 1901, solo 48 sono stati attribuiti a donne e nella sezione Letteratura addirittura solo 14 su 114. Le prime due scrittrici, la sarda Grazia Deledda e la svedese Selma Lagerlöf, a vedersi tributato questo onore a pochi anni di distanza l’una dall’altra provengono da due aree geograficamente molto lontane fra loro, la Scandinavia e il Mediterraneo, unite però dalla stessa durezza della terra, dalla stessa asprezza del clima, sebbene per cause meteorologiche opposte, e dalla stessa miseria, almeno agli inizi del Novecento, periodo in cui Svezia e Norvegia videro emigrare verso gli Stati Uniti gran parte della loro popolazione attiva. L’appuntamento è per le ore 18 nella Sala delle Mura.
“L’amore oggi sembra essere per gli italiani, almeno nei sogni, un rifugio in un mondo senza cuore. Pressati dal mito dell’efficienza, da una precarietà ormai stabilizzata, da una flessibilità senza tregua non dovrebbe meravigliare che essi cerchino nell’amore gratificazione e riconoscimento. Donne e uomini italiani appaiono sospesi fra la nostalgia dei vecchi modelli relazionali, obsoleti ma rassicuranti, e il desiderio di sentirsi e di essere moderni; disincantati ma romantici. E proprio questo sentimento universale è oggi più che mai la vera “livella” degli esseri umani, la più radicale e autentica. A parlarne (ore 19 Sala della Cannoniera) la sociologa Gabriella Turnaturi, introdotta da Yari Selvetella.
Un’ora dopo, ma nella Sala delle Mura, Storia di un incontro. Brigitte e Melania, la vita, le parole, la speranza con Melania Mazzucco, in conversazione con Stefano Salis. Brigitte, in Congo, è una donna realizzata, infermiera con quattro figli, intraprendente e rispettata. Dopo aver soccorso alcuni nemici del governo e aver affrontato torture e fughe, arriva in Italia e affronta nuove difficoltà, tra cui la lontananza dai figli: anche così cerca di vivere, non solo di sopravvivere, e l’incontro con la scrittrice Melania Mazzucco le restituisce una voce. “Come in tutti i rapporti, per costruire qualcosa di duraturo c’è bisogno di tempo. E di verità”. Così Mazzucco affronta un tema di strettissima attualità e urgenza come quello delle migrazioni e in generale dell’incontro tra le persone, attraverso una prospettiva femminile: di chi scrive e di chi viene raccontata, e come.
Si chiude alle ore 21 con la produzione del Teatro Eliseo di Roma Processo per stupro. Andato in onda nel 1979 su quello che allora era il secondo canale della Rai, il documentario Un processo per stupro raggiunse oltre 12 milioni di spettatori, smascherando le consuetudini della legge italiana davanti a tutto il Paese. La vicenda della giovane donna vittima di uno stupro di gruppo, nonostante questo oltraggiata durante il processo e fieramente difesa dall’avvocata Tina Lagostena Bassi sconvolse l’Italia, smascherando la violenza e l’arretratezza del tessuto culturale dell’epoca. Lo spettacolo a cui si ispira è un progetto in cui il linguaggio della realtà raccontato attraverso la televisione, ritorna al pubblico grazie alla presenza del teatro, in cui la parola asciutta ritrova la sua straniante potenza comunicativa, la sua emozione, la sua urgenza.
Performance teatrale dal documentario di Maria Grazia Belmonti, Anna Carini, Rony Daopoulo, Paola De Martiis, Annabella Miscuglio, Loredana Rotondo con Clara Galante, Tullio Sorrentino, Francesco Lande, Simona Muzzi. Adattamento e regia Renato Chiocca.