Febbraio non è poi così lontano, a grandi passi si avvicinano le elezioni regionali, e in giro si moltiplicano i dispensatori di ricette originali a buon mercato, sulla governabilità della Sardegna.
E il pensiero corre a quel lontanissimo secondo dopoguerra, quando la Sardegna si preparava alle elezioni per il primo parlamento repubblicano, fissate per il 18 aprile 1948.
I toni della campagna elettorale, anche nell’Isola furono di una asprezza e di una durezza eccezionali. La Democrazia Cristiana si svegliò per tempo, e con la grande stagione dei “Comitati Civici” di Luigi Gedda, mobilitò tutte e forze contrarie al “Fronte Popolare” formate da comunisti e socialisti.
Oristano era la “roccaforte bianca” in Sardegna e non a caso il primo congresso regionale della Democrazia Cristiana si svolse proprio nella città arborense il 28 maggio del 1944.
Sulla relazione di Antonio Segni, letta dal prof. Giovanni Lamberti di Sassari, perché “lu professò” indisposto non potè partecipare al dibattito.
Il Congresso, si Svolse nel teatrino Sacra Famiglia, adiacente al cortile vescovile, dove vedrà la luce il primo quotidiano cattolico dell’isola, il “Quotidiano Sardo”.
Il primo numero del giornale, uscì proprio la domenica del 6 aprile 1947, giorno di Pasqua. Promosso e voluto dall’arcivescovo Mons. Giuseppe Cogoni. Il primo direttore fu Mariano Pintus giornalista gallurese, che nel gennaio 1955 firmò, con l’onorevole Antonio Segni, la prima proposta di legge per la Quarta Provincia sarda, con capoluogo Oristano. Nelle prime libere elezioni del 2 giugno 1946, il partito scudo crociato, conquistò la leadership regionale, ottenendo il 41,1% dei voti, seguito a ruota dal Partito Sardo di Azione con il 14,8% e dal Partito Comunista con il 12,5% dei consensi. Assieme a personalità di rilievo della politica nazionale, De Gasperi, Nenni, Togliatti, nella quotidiana corrida dei comizi che attirano grandi folle nelle piazze di paesi e città, ci fu anche lui, Salvatore Marche, avvocato di Nule, un paesino in provincia di Sassari e strano personaggio che girò in lungo e in largo tutta la Sardegna, tra lo spasso e l’ilarità generale. Capolista di “Pax et Iustitia”, un movimento formato da “cattolici indipendenti”, sfornò i suoi comizi quotidiani assieme ad altri due candidati, Eraldo Tosetti, segretario comunale e a tempo perso “Cavaliere della Corona”, come lui stesso si definiva e un industriale, Umberto Rossi, che arrivava dal Nord Italia.
Marche risiedeva a Milano, dove esercitava l’avvocatura, e non era uno sprovveduto. Aveva conseguito due lauree, una in legge e l’altra in lettere. Si dilettava in lavori letterali, è fu autore di una monografia giuridica, di un saggio sui “Promessi Sposi”, oltre che di odi e sonetti.
Dall’alto del suo metro e sessanta, arringava le folle nelle piazze dell’Isola con promesse irrealizzabili, al limite dell’assurdo. Fu lui il primo politico italiano, candidato al Parlamento, a promettere “un ponte tra la Sardegna e il continente”, anticipando di oltre mezzo secolo quello promesso da Berlusconi sullo stretto di Messina. Fu lui che sul Marghine, prometteva ai macomeresi addirittura il mare! Con un linguaggio più da profeta che da uomo politico, Marche, con i suoi spassosi discorsi, divertiva il pubblico che ovunque accorreva a sentirlo, numeroso ed entusiasta.
Si dichiarava anticomunista convinto, anche se approvava alcune rivendicazioni sociali proprie della sinistra. E combatté anche il Partito Democristiano di De Gasperi e Segni, pur dichiarando apertamente la sua fede religiosa. Il copione si ripeté puntualmente anche a Oristano, con l’avvocato Marche che dal balcone sopra il caffè di Domenico Arru, in piazza Roma, parlò per oltre due ore a una gran folla composta prevalentemente da liceali e studenti universitari dell’Associazione Goliardica Oristanese, che non risparmiò all’oratore fischi, lazzi e pernacchie.
L’avventura eccezionale di Salvatore Marche, si concluse con un sonoro fiasco e la lista “Pax et Iustitia” raccolse in tutta la circoscrizione elettorale sarda soltanto 960 suffragi.
Il 18 aprile 1948, la D.C. stravinse in Sardegna, conquistando la maggioranza assoluta con il 51,9% dei voti, lasciando al Fronte Popolare soltanto il 20,5% dei consensi.
L’Oristanese elesse il suo primo senatore, nella persona del professore universitario Enrico Carboni, discendente della storica famiglia cagliaritana dei Carboni-Boy, mentre alla Camera venne eletto il professore Lorenzo Isgrò.
Beppe Meloni