Con uno sguardo all’attività finora svolta il Consorzio di Tutela dell’Agnello di Sardegna Igp fissa chiari i propri obiettivi.
Numeri in particolare snocciolati dai vertici del Consorzio all’ultima assemblea dei soci, che ha offerto ai partecipanti un quadro della situazione chiaro e con diverse novità. La prima è la ormai affermata e costante crescita del numero dei soci attestata a 4.358 nell’anno che sta per finire.“Un risultato sperato ma che ancora dobbiamo migliorare, perché la forza dell’agnello di Sardegna è data dalla copertura totale della produzione sotto l’Igp” sottolinea il presidente del Contas Battista Cualbu. Numero che si rispecchia anche nella quantità di agnelli.
“L’anno scorso infatti c’è stata una leggera flessione del numero degli agnelli macellati, circa 73.2000 agnelli, rispetto al 2016 (752.000 capi) – spiega il direttore del Contas Alessandro Mazette -, ma questo è dovuto alle calamità naturali come la siccità, che ha messo a dura prova gli allevamenti e quindi anche la riproduzione”.
La provincia più produttiva si attesta quella di Sassari con ben 235mila agnelli certificati nel 2017 contro i 172mila del territorio cagliaritano e i 170mila della provincia di Nuoro, con Oristano ultima con 128mila.
Numeri che descrivono bene la ripartizione dei soci e delle aziende, concentrate nella maggior parte nel nord della Sardegna, che detiene anche il record per la media dei capi macellati in ogni azienda (182).
La produzione è concentrata nel mese di dicembre, quando per le festività natalizie si ha la maggiore richiesta, scemando via via nei primi mesi dell’anno fino a Pasqua.
Il prezzo dell’agnello pagato al pastore infatti, secondo le rilevazioni Ismea nel periodo di maggiore richiesta e offerta del 2017, è arrivato a toccare i 4,06 euro/kg nel 2017 per poi scendere nel periodo immediatamente successivo a poco meno di 3 euro/kg.
“Su questo stiamo lavorando molto, puntando a destagionalizzare la presenza dell’agnello e allargare il perimetro del mercato anche perché oggi l’Italia è fanalino di coda in Europa nei consumi di carne ovina con soli 2,5 grammi a persona” spiega Battista Cualbu.
Intanto si studiano i nuovi mercati, si promuove l’agnello Igp nelle fiere internazionali anche perché il dato oggettivo è quello della crescita della richiesta extra Europa.
“Nel 2017 l’export del mercato ovicaprino in Europa ha registrato un incremento del 25% – dice Mazzette -. Questo grazie ad un aumento delle esportazioni verso Emirati Arabi (dove l’anno scorso l’Italia ha inviato per la prima volta importanti volumi), Israele e Libia, anche se a livello mondiale il principale importatore resta la Cina (+18%)”.
Le soluzioni sono tante, e tutte necessitano della collaborazione di produttori e trasformatori. In particolare grazie a questi ultimi è stato possibile studiare una nuova presentazione delle carni con porzionature diverse, più adatte alle esigenze dei consumatori. Anche sulla conservazione sono stati fatti dei passi avanti non solo con il congelamento, ma anche con la termizzazione e adesso il sott’olio. Infine è fondamentale la promozione.
“In questo 2018 sono state tante le tappe promozionali per il nostro prodotto che ci ha visto confrontarci con i mercati di tutto il mondo alle principali fiere internazionali – continua invece Cualbu -. Negli Emirati Arabi al The Speciality Food Festival, in Olanda alla Fiera del pastoralismo, a Milano al TuttoFood, e a Parma con Cibus. Assieme alla partecipazione come partner di importanti giornate di studio promosse dai principali enti che si occupano di agroalimentare possiamo dire che tanto è stato fatto e tanto resta da fare”.
Intanto il Consorzio sta predisponendo il ricettario con tutte le varianti culinarie dove l’agnello Igp è valorizzato assieme alle eccellenze culinarie della Sardegna.