“Rispetto alla sentenza della Cassazione sul caso Magherini, Amnesty international Italia ha perso un’altra ottima occasione per tacere, insistendo piuttosto a manifestare posizioni che, con parzialità imbarazzante, mostrano la volontà di bollare come incompetenti e violenti, quando non come torturatori senza scrupoli, gli appartenenti alle Forze dell’ordine.”
“Ad Amnesty come agli altri che insistono a pretendere la lapidazione di tre uomini in divisa che hanno svolto il proprio lavoro rispettandone le procedure, come ha definitivamente sentenziato il Giudice supremo, vogliamo invece ricordare che la giustizia non può valere a intermittenza. Le pronunce giudiziarie non possono essere buone o piuttosto vane a seconda della convenienza, ma certi personaggi dimostrano di rispettare la giustizia solo quando le forze dell’ordine vengono condannate.”
“Esprimiamo il dovuto rispetto una famiglia che ha subito un grave lutto, ma non possiamo che criticare pesantemente chiunque pretenda di imporre la propria posizione come verità assoluta insistendo così pervicacemente a criminalizzare ad ogni buona occasione l’operato di donne e uomini che portando la divisa spendono una vita al servizio degli altri. Siamo sinceramente stufi di questo atteggiamento di continua presunzione di colpevolezza nei confronti delle Forze dell’ordine da parte di Amnesty international Italia e non solo, che oltre tutto fa il paio con l’insopportabile ipocrisia di voler invece tutto giustificare e tutto ammettere di fronte alle più varie violazioni di norme e regole da parte di altri”.
Così Valter Mazzetti, Segretario Generale Fsp Polizia – Federazione sindacale di Polizia -, dopo le critiche avanzate da alcuni contro la sentenza della Corte di Cassazione che ha visto assolti i tre carabinieri accusati di omicidio colposo per la morte di Riccardo Magherini, avvenuta il 3 marzo 2014 a Firenze, “perché il fatto non costituisce reato”. Immediato, fra gli altri, l’intervento di Amnesty international Italia il cui presidente si è detto vicino alla famiglia Magherini “che per quattro anni e mezzo ha atteso invano giustizia“.