Da sabato 17 novembre alle ore 11 e sino al 3 marzo 2019, i maggiori artisti di Sardegna, celebrati nei versi di Montanaru, si ritrovano a Olzai
“E benin sos amigos ch’hapo tentu,
sos mazzores artistas sardignolos
chi de sa fama pesadu han sos bolos
altos che abilastru in Gennargentu.
Montanaru”
Gli artisti di Sardegna a Olzai, nella Casa Museo Carmelo Floris, in occasione della mostra “A sos amigos artistas” che aprirà i battenti durante la 23° edizione di Autunno in Barbagia – Cortes Apertas.
La mostra, organizzata dal Comune di Olzai con il contributo del Bim Taloro e curata dalla direttrice del museo e storica dell’arte, Marzia Marino, ricostruisce, attraverso una narrazione visiva, le trame di un racconto che parla dei luoghi e dei paesaggi incontaminati della Sardegna più autentica.
E se i luoghi hanno un’anima come afferma James Hillman, è quella degli uomini che quei luoghi li hanno abitati.
Così, la documentata amicizia tra il pittore Carmelo Floris e il poeta desulese Antioco Casula, “Montanaru”, che a Carmelo Floris e agli altri suoi amici artisti dedicò la lirica “A sos amigos artistas”, è l’idea da cui parte questa mostra che vede riuniti i grandi maestri della pittura in Sardegna: Francesco Ciusa, Giuseppe Biasi, Remo Branca, Cesare Cabras, Mario Delitala, Filippo Figari, Giambattista Rossino, Stanis Dessy, l’unico che non varcò la porta del poeta desulese.
Marzia Marino, nel Museo che fu dimora del pittore olzaese, ricrea idealmente questo clima di incontro e di amicizia, con 47 opere tra dipinti, piccole sculture e opere grafiche, tutte provenienti da collezioni private, che fanno incursione dentro le stanze della casa per dialogare e valorizzare le opere già presenti della collezione permanente.
Un’esposizione che alla rigidità cronologica, ha preferito un percorso monografico per artista, come a volerli presentare uno ad uno come si fa quando ci si incontra tra amici vecchi e nuovi.
A dare il benvenuto al visitatore, in questa ideale reunion, sarà proprio l’intenso ritratto che Carmelo Floris fece al suo amico Montanaru, prestato per l’occasione dagli eredi di quest’ultimo, a ribadire l’importanza di temi universali, oggi come allora, quando i due nei loro incontri si confrontavano sui temi come le tradizioni, gli uomini e gli amati paesaggi di Sardegna.
La prima sala ospita oltre alle opere di Carmelo Floris, quelle di Filippo Figari, esaltate nei versi di “Montanaru” come “quadri immortali”. Il “Ritratto del fratello Giuseppe”, in cui la pennellata divisa, obliqua e filamentosa, è capace di catturare la luce e costruire saldamente spazio e figura o il “Ritratto del fratello Alberto”, aprono un percorso che approfondisce il legame tra l’arte, il territorio e le connessioni tra artisti.
La seconda sala, quella che fu la stanza della mamma del Floris, è dedicata all’aggraziata ceramica di gusto decò di Francesco Ciusa e alla grafica.
Nella terza sala i paesaggi di Remo Branca e di Mario Delitala, cantati nelle liriche di Montanaru stanno insieme alle scene di vita dipinte da Cesare Cabras e Giuseppe Biasi.
Il 4° nucleo è tutto dedicato a quattro opere di Stanis Dessy, il più giovane e il più cittadino tra tutti gli artisti coinvolti, mentre nell’ultima sala, la camera da letto del pittore olzaese ospita i ritratti di Giovanni Battista Rossino, tra cui “Il console della milizia”.
Tutti insieme restituiscono un grande racconto corale in cui un filo sottile lega la poesia di Montanaru alle suggestioni dipinte dagli artisti per individuare un percorso che trattiene elementi peculiari della storia, della cultura, della natura del territorio sardo.
La profonda religiosità della Sardegna evocata nei versi di Montanaru attraverso le processioni incise da Carmelo Floris e dipinte da Giuseppe Biasi, tra cui spicca quella realizzata nel 1943, che con la sintesi delle forme riesce a suggerire il lento incedere, il movimento fisico e l’andamento psicologico del mesto corteo.
I ritratti in costume di Atzara nelle pennellate di colore di Filippo Figari, il richiamo alla maternità e al ruolo della donna rintracciabili nelle mamme di Ciusa e Rossino che del costume di Desulo esaltano le linee geometriche e involontariamente omaggiano il poeta/amico.
E ancora, le “Rocce desolate” di Mario Delitala che ricorrono ancora negli anni Settanta, come si vede in Nuraghe mannu, ora però con un colore libero da ogni costrizione di linea e di prospettiva.
A queste si affiancano “le cime deserte e le campagne bruciate” dei paesaggi di Remo Branca, le “semplici visioni” di Cesare Cabras, il segno nervoso di Stanis Dessy, i ritratti di gusto prettamente italiano di Giovanni Battista Rossino, a comporre una mostra che, nel segno dell’amicizia, ricostruisce un mosaico efficace dell’arte sarda del Novecento e al contempo parla dei valori umani e dell’autenticità di un popolo e dei luoghi che abita.
Ad Olzai, in questo luogo arroccato tra montagne, tacchi, dislivelli, fitta e prosperosa vegetazione, il tempo pare essersi fermato. Lì dove la vita si snoda semplice ma ricca di antichi valori, si rinnova l’iniziativa del Sindaco, Ester Satta, che individua nella valorizzazione del patrimonio artistico della comunità lo strumento ideale per far conoscere il mondo antico e stratificato della tradizione barbaricina.
In occasione della inaugurazione, Gianluca Medas della compagnia “Figli d’Arte Medas” condurrà una narrazione che culminerà con l’interpretazione della poesia che dà il titolo alla mostra “A sos amigos artistas” di Antioco Casula, il “Montanaru”.
Casa Museo Carmelo Floris
Via Sant’Anastasio – 08020 Olzai
ORARIO:
GIOVEDI’: 10,00/12,30
VENERDI’: 10,00/12,30 – 15,00/18,00
SABATO-DOMENICA: 10,00/13,00 – 15,00/18,00