An anarchist life: regia di Ivan Bornmann e Fabio Toich (2014). Con Umberto Tommasini, Pino Cacucci, Ascanio Celestini, Simone Cristicchi. Giuseppe Manias dialoga con Fabio Toich.
An anarchist life, è la storia di Umberto Tommasini, originario di Vivaro, Friuli, Regno d’ Italia, 1896, fabbro. E’ la storia di una emigrazione a Trieste, territorio austroungarico, e di una famiglia socialista, padre e 4 fratelli, che già a Vivaro ha suscitato gli animi, aprendo la prima biblioteca sociale in una delle due stanze della casa di famiglia.
Umberto a Trieste si lancia nelle manifestazioni di piazza, fino a finire arruolato dagli Italiani, e trovarsi a Caporetto. Tra spari in aria sperando di mancare il “nemico”, ai campi di prigionia, attraversa la Grande Guerra, torna a Trieste in tempo per scontrarsi con le prime squadre fasciste in moti di piazza accesi e diretti: è tra i primi a finire al Confino, prima a Ustica, e poi a Ponza e Ventotene.
Qui incontra antifascisti del calibro di Antonio Gramsci e Amedeo Bordiga, con i quali si relazione da uguale, a tu per tu, senza timori reverenziali. A Barcellona che Umberto trova una seconda casa, tra i volontari anarchici di mezza Europa, accanto alle altre componenti antifasciste: comunisti, socialisti e liberali.
Ma presto il sogno unitario si infrange, e l’approccio egemonico dei comunisti ha il sopravvento, fino a schiacciare gli aneliti rivoluzionari degli anarchici e arrivare alla repressione diretta e all’omicidio di Camillo Berneri, nelle vie di Barcellona. Umberto è costretto a ripiegare, fa il viaggio indietro, Francia, di nuovo esilio, ancora Confino e di nuovo Trieste. Qui, continua a tenere viva la fiaccola dell’anarchia, in tempi difficili per il movimento, oppressi dalla egemonia del Partito Comunista sulle masse e sulle coscienze. Fino al riaffiorare, nel ’68, di attitudini ed approcci libertari nelle nuove generazioni. Assieme a questi ventenni Umberto fonda la sede del Gruppo Anarchico Germinal, ormai settantenne.