Dai più importanti teatri d’Italia al più piccolo paese della Sardegna: si terrà a Baradili la XXIII edizione del Festival Cantiere di lavoro teatrale
La XXIII edizione del Festival Cantiere di lavoro teatrale è organizzata come sempre da Progetti Carpe Diem per la direzione artistica e organizzativa di Franco Marzocchi e Aurora Aru.
Il festival, in programma da giovedì 6 a domenica 9 dicembre, porterà in Marmilla alcuni tra i più apprezzati spettacoli teatrali della scena nazionale, conservando lo spirito pionieristico che, molti anni fa nelle miniere di Montevecchio, ha ispirato il progetto degli organizzatori: e cioè promuovere l’incontro tra una comunità di artisti e la comunità ospitante.
Gli ospiti – Tra gli artisti in scena in questa XXIII edizione del festival sono molte le eccellenze del teatro contemporaneo. A partire da Gigi Gherzi e Giuseppe Semeraro, reduci da una tournée sold out in tutta la penisola; passando per Aida Talliente, autrice e interprete di uno degli spettacoli più premiati degli ultimi anni; sino a Fabrizio Saccomanno, grande protagonista del nostro teatro di narrazione, recentemente ammirato in una grande interpretazione di Antonio Gramsci.
Senza dimenticare i talenti che al Festival Cantiere sono legati da molti anni, ovvero attori, attrici e musicisti da tutta Italia che si sono formati nelle più prestigiose compagnie, lavorando al fianco degli ultimi grandi maestri e sempre ritornando con entusiasmo alle sperimentazioni di Progetti Carpe Diem. Da Andrea Macaluso a Mila Vanzini, da Daniel Dwerryhouse a Francesco Morittu.
Il Festival– Ad aprire i lavori del Cantiere sarà, giovedì 6 dicembre a partire dalle 17, Raccontar sogni, un viaggio nelle opere dei grandi autori dell’antichità greca. Lo spettacolo, nato all’interno del Festival internazionale del cinema archeologico “Valle dei Templi” di Agrigento, vede in scena Andrea Macaluso (attore fiorentino che ha lavorato, tra gli altri, con Socìetas Raffaello Sanzio, Gino Landi, Gabriele Lavia, Claudio Longhi, Giuliana Musso, Massimo Verdastro) e Nicola Pedroni (musicista e sound designer). Un percorso tra parole e musica, il loro, attraverso due testi fondamentali come “Le favole” di Esopo e “La lettera sulla felicità” di Epicuro.
Alle 19 spazio invece alla musica con il progetto Camper Yoda, un concerto ispirato dal concetto di viaggio che vede protagonista la straordinaria voce di Francesca Corrias sull’intenso tappeto – quasi ipnotico – sviluppato dalle percussioni e batteria di Nicola Pedroni e dal contrabbasso di Filippo Mundula.
La giornata di venerdì 7 dicembre si apre alle 17 con l’anteprima de “Il figlio che sarò”, il nuovo spettacolo di Giuseppe Semeraro e Gigi Gherzi che indaga sui rapporti familiari, come una sorta di contemporanea “Lettera al padre”, il celebre documento in cui Franz Kafka analizzava con grande durezza il legame con un genitore autoritario e prevaricatore. Alle 19 sipario invece per “Parole date”, un percorso lungo dieci anni nei frammenti biografici e artistici di Fabrizio Saccomanno, attore, regista e pedagogo teatrale dal 1998, direttore per molti anni della scuola di teatro dei Cantieri Teatrali Koreja, fondatore della compagnia URA Teatro insieme a Fabrizio Pugliese.
Il sabato del Festival Cantiere propone alle 19 “La Paura”, adattamento del racconto di Federico De Roberto a cura di Francesco Bonomo, che firma anche la regia. In scena Daniel Dwerryhouse, attore toscano nei panni del tenente Alfani, costretto dalla Grande Guerra a confrontarsi con i molti volti della paura. Un modo, a cento anni dal conflitto che ha sconvolto il mondo, per raccontare come la paura sia un nemico invisibile, a volte dislocato a pochi metri di distanza, di come possa diventare un elemento della dimensione quotidiana. Alle 21 tornano Gigi Gherzi e Fabrizio Saccomanno con uno spettacolo reduce da una settimana di sold out al Teatro Elfo Puccini di Milano: “Il paese che non c’è – Viaggio nel popolo delle montagne”.
Un ritratto del popolo curdo, della resistenza sulle montagne e in mezzo ai deserti. Una testimonianza della battaglia che ovunque ha visto i curdi in prima fila contro la ferocia delle milizie fondamentaliste e del fascismo islamico. Cronaca pulsante, presente, che irrompe sulla scena con le sue notizie, con l’insopprimibile urgenza di essere raccontata.
L’ultima giornata della XXIII edizione del festival, domenica 9 dicembre, si apre al mattino, quando alle 10,30 va in scena “Appunti per un padre”, esito di un laboratorio che coinvolge un gruppo di uomini e donne della Marmilla e dell’oristanese. Sotto la guida di Giuseppe Semeraro, Gigi Gherzi e Fabrizio Saccomanno, un racconto collettivo attorno alla figura del padre. Alle 12 protagonista la musica del chitarrista Francesco Morittu, che con il suo Nautilus propone un concerto di composizioni originali attraversate dal filo d’argento della narrazione. Ognuno dei brani racchiude, infatti, una piccola storia di cui l’autore svela la genesi prima di consegnarla definitivamente al suono. Si prosegue poi nel pomeriggio con Acapulco, di e con Mele Ferrarini e Mila Vanzini.
Sipario alle 16 per uno spettacolo che racconta la storia di Nilla Longobardi, anziana signora ancora desiderosa di vita, desiderosa di fare il viaggio che ha sempre sognato ad Acapulco, prima che sia troppo tardi. Una riflessione delicata su un tema fondamentale: gli ultimi momenti di una vita.
Il Festival Cantiere si chiude infine con uno degli spettacoli teatrali più premiati degli ultimi anni: “Sospiro d’anima”, di e con Aida Talliente, vincitore del premio Ermo Colle (Tizzano Val Parma), del premio speciale Teatro e Resistenza – Museo Cervi (Gattatico), del premio Antonio Landieri come miglior spettacolo dell’anno (Napoli), e del premio Napoli Fringe Festival (Napoli).
In scena alle 17,30, “Sospiro d’anima” è il racconto della vita di Rosa Cantoni, Rosina per chi l’ha amata, o “Giulia” per chi l’ha conosciuta come protagonista della Resistenza friulana. Nato dopo un lungo e intenso periodo di incontri con Rosina, lo spettacolo è un attraversamento lento e discreto dei suoi ricordi, delle sue vecchie fotografie e delle sue poesie. È il racconto prezioso di una vita straordinaria, vissuta con forza, coraggio e soprattutto amore; amore per la vita, per il mondo, per le future generazioni a cui Rosina sempre ha parlato.