Food Economy. Cresce il “giacimento” dell’alimentare artigiano “made in Sardegna” e vola l’economia dei consumi tipici natalizi.
198 prodotti agroalimentari tradizionali, 8 eccellenze a marchio europeo, 3.616 imprese artigiane alimentari, 5.703 addetti e, nel solo mese di dicembre, quasi 400 milioni di euro di spesa delle famiglie.Sono questi i numeri principali dell’immenso “giacimento” della food economy artigiana in Sardegna che, soprattutto sotto le festività di Natale, registra sostanziose crescite di produzioni e vendite.
L’analisi è dell’Osservatorio per le PMI di Confartigianato Imprese Sardegna che, nel dossier “L’artigianato alimentare e le eccellenze del food made in Sardegna”, ha rielaborato i dati di Istat, UnionCamere-Infocamere e MIPAAF, su imprese e produzioni alimentari e consumi delle famiglie.
“Anche quest’anno, invitiamo i sardi e tutti gli amanti della nostra regione ad acquistare i prodotti del territorio, dalla qualità eccellente e dalla filiera cortissima, anche in una logica di promozione e rilancio del “made in Sardegna – commenta Stefano Mameli, Segretario Regionale di Confartigianato Imprese Sardegna – sono, infatti, i nostri terreni che, da sempre, ci danno prodotti unici e contribuiscono a fare della Sardegna terra di qualità della vita e di longevità”. “E’ comunque bene preferire le prelibatezze tipicamente sarde ai prodotti “in serie” delle grandi aziende – continua Mameli – non solo per un discorso di qualità alimentare, ma anche per contribuire, a partire da un piccolo gesto, quale l’acquisto di un prodotto, al rilancio dell’economia della nostra isola, del suo artigianato e delle sue micro e piccole imprese, spina dorsale della regione”. “Quindi – rimarca il Segretario – è un atto concreto di sostegno all’economia regionale, alle aziende e ai lavoratori del settore e dell’indotto ed è anche l’occasione per sentirsi parte di una comunità che sa coniugare qualità, modernità e tradizione”.
Le festività legate al Natale modificano notevolmente le abitudini di spesa anche dei consumatori sardi, tanto che a dicembre il valore delle vendite al dettaglio di prodotti alimentari e bevande supera del 19,8% la media mensile annua. In Sardegna il 95,4% della spesa riguarda prodotti alimentari e bevande analcoliche e il restante 4,6% le bevande alcoliche. I prodotti artigianali più acquistati sono formaggi e latticini (6,1% della spesa), salumi (4,9%), pane (4,8%) e altri prodotti di panetteria e pasticceria, che comprendono i dolci da ricorrenza (4,2%), prodotti in cui manualità e tipicità rappresentano importanti fattori di qualità.
Da sempre le famiglie sarde si affidano, per festeggiare degnamente il Natale, alla sapienza e alla cura che gli artigiani mettono nel creare i cibi della tradizione. “E’ merito di questi “artigiani del cibo” se i nostri prodotti alimentari piacciono tanto in Italia e all’estero – precisa Mameli – un patrimonio economico e di tradizione culturale che va costantemente difeso e valorizzato. Il fatto che anche l’export agroalimentare continui a segnare una crescita, segnala un riconoscimento internazionale che non può che renderci orgogliosi”.
In Sardegna si stima per dicembre una spesa delle famiglie in prodotti alimentari e bevande di 398 milioni di euro, più alta di 66 milioni rispetto al consumo medio mensile. Inoltre, considerato come nella nostra regione una fetta consistente della spesa alimentare sia intercettabile dalle imprese artigiane, si stima che in Sardegna vengono spesi circa 158 milioni di euro per prodotti da forno, salumi, latticini, formaggi, olio di oliva, dolci, gelati, condimenti e alcolici prodotti da artigiani. A livello provinciale si stima una spesa delle famiglie di prodotti alimentari e bevande di 122 milioni di euro di acquisti nel nord Sardegna (Sassari-Olbia), 106 a Cagliari, 83 nel Sud Sardegna, 50 a Nuoro e 37 a Oristano.
Sono, come detto, 3.616 le imprese artigiane che operano in Sardegna nel 2018 nella produzione di bevande e prodotti alimentari, in lieve calo rispetto allo scorso anno (- 0,2% equivalenti a 7 imprese in meno). A livello Nazionale, invece, sono 88.961, con una perdita complessiva di 1.094 unità (-1,2%). L’analisi territoriale segnala 1.502 imprese artigiane a Cagliari, 1.109 a Sassari-Olbia, 735 a Nuoro e 270 Oristano.
Nella nostra Isola, 1.643 realtà (il 45,4% delle attività) producono cibi da asporto e operano nella ristorazione, 1.430 pane, dolci e gelati (39,5%), 214 pasta (5,9%), 47 lavorano e conservano la carne (1,3%), 54 latte e formaggi (1,5%), 45 condimenti e conserve (1,2%), 35 vini, distillati e birra (1%), 30 frutta, ortaggi e pesce (0,8%), 40 oli e grassi vegetali e animali (1,1%), 33 granaglie e prodotti amidacei (0,9%) e 45 sono impegnati nelle produzioni varie (1,2%).
Gli addetti artigiani sono 5.703, il 54,8% del totale di tutte le realtà del settore (10.396 lavoratori). Questi numeri pongono la nostra regione al 5° posto tra le regioni con maggiore peso delle MPI italiane del settore. Tra i territori, 1.607 addetti artigiani si trovano nelle province di Sassari-Olbia, 1.435 nel Sud Sardegna, 1.181 a Nuoro, 933 a Cagliari e 547 a Oristano.
Le eccellenze del food made in Sardegna, quelle garantite dai marchi europei DOP e IGP, sono diventate 8. All’Agnello di Sardegna, al Carciofo spinoso di Sardegna, al Fiore Sardo, al Pecorino Romano e quello Sardo, all’Olio Extra Vergine di Sardegna e allo Zafferano di Sardegna si sono aggiunti i Culurgionis d’Ogliastra, che pongono la nostra isola al 16esimo posto tra tutte le regioni italiane che, tutte insieme, annoverano ben 299 prodotti agroalimentari di qualità. Al 13 marzo 2018, inoltre, in Sardegna sono stati censiti ben 198 prodotti agroalimentari tradizionali, caratterizzati da metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidate nel tempo. Quest’anno, in questa lista, si sono aggiunte anche le “Cipolle di San Giovanni Suergiu”, un prodotto che solo pochi mesi fa è stato certificato PAT e che sta contribuendo a rilanciare l’agroalimentare del Sulcis.
Poi l’appello del Segretario di Confartigianato ad acquistare prodotti agroalimentari da aziende regolari. “Nel periodo delle feste – sottolinea Mameli – crescono a dismisura i furbetti che in maniera totalmente abusiva, senza alcuna tutela per i consumatori, vendono prodotti alimentari sottraendo spazi di mercato a chi in maniera onesta rispetta le regole, paga le tasse, subisce i controlli, garantisce buste paga”.