Il crescente fermento di ribellione nei territori sardi impone che la Sardegna venga dotata di una nuova classe politica, preparata, autonoma ed autorevole
Ribellione nei territori sardi: necessaria una nuova classe politica per la Sardegna, possibile solo se uniamo le nostre forze dietro una grande federazione.
APPELLO
ai territori in lotta, ai movimenti identitari, indipendentisti, progressisti, ambientalisti, anticolonialisti, dei diritti civili, antimilitaristi, di singoli cittadini ed intellettuali che si sono contrapposti alla violazione dei nostri diritti e alle politiche di espropriazione ed impoverimento delle nostre risorse promosse oggi dal centro sinistra e ieri dal centro destra.
Il nostro destino non può più essere nelle mani degli accordi delle segreterie dei partiti, di improvvisati o dei guru di turno. Bisogna uscire dai soliti schemi, dalle logiche dei partiti del colonialismo italiano, dai ricatti del “più forte”, dal complesso di essere fragili e di non farcela da soli anche se per ostacolare questo processo ci hanno privato di una Legge Elettorale sarda adeguata.
NIENTE DEVE ESSERE PIU’ COME PRIMA
Non c’è nulla di nuovo in questa campagna elettorale. E’ la solita corsa per la conquista o per la conservazione del potere, perché nulla cambi.
Centro sinistra e centro destra è da 70 anni che sono responsabili di una crisi economica, sociale e culturale senza fine, crisi oggi culminata con la negazione del diritto dei sardi ad essere persino curati.
Il crollo dei nostri ospedali pubblici e di tutti i servizi sanitari è il segno della negazione del diritto alla sopravvivenza di un popolo.
In questi anni abbiamo subito la crisi del settore agropastorale, i tagli alla Scuola pubblica, l’inquinamento ambientale, i continui tentativi di cementificare e stravolgere il territorio, la svendita delle nostre terre migliori a emiri e a lobby energetiche, l’accanimento di Equitalia. Mai nella storia come oggi noi sardi siamo stati isolati nel Mediterraneo e nel mondo per la mancanza di una continuità territoriale e di trasporti navali ed aerei.
Poco importa se la Sardegna è in testa in Italia per povertà, disoccupazione, dispersione scolastica, inquinamento ambientale, per la riduzione dell’aspettativa di vita dei sardi, per lo spopolamento. In 304 comuni su 377 i decessi superano le nascite. La paternità di questo scenario è della classe politica che ha governato senza mai essere all’altezza di mediare a nostro favore i rapporti con lo Stato e con l’Europa, che non ha mai fatto valere l’Autonomia Regionale tanto da decretarne il fallimento già sul nascere.
Oggi un’altra anomalia italiana è il M5S che a Roma governa con la Lega, un movimento di destra xenofobo e razzista, mentre in Sardegna risultano avversari. I segnali del nuovo governo su Sanità pubblica e Ambiente sono di continuità con i vecchi governi, vedi il Decreto Salva Italia di Renzi, che promuove trivellazioni e inceneritori, un Decreto che dopo essere stato per il M5S il cavallo di battaglia nella campagna elettorale per le Politiche non è stato a tutt’oggi abrogato.
Preoccupano le scelte di amministrazioni-M5S locali in campo energetico e di salute ambientale. Il caso della centrale a biomasse della PowerCrop di Assemini è solo un esempio.
L’unica certezza è che nessuno d’oltre Tirreno risolverà i nostri problemi, o lo facciamo noi o nessuno lo farà per noi. La Sardegna necessita di una nuova classe politica veramente autonoma, preparata ed autorevole che sappia difendere i diritti dei sardi e le aspettative di un futuro di libertà politica, sociale ed economica.
Bisogna unire le forze a partire dalle lotte e dalle ribellioni dei territori. Chi vive i problemi ne conosce la soluzione. Non è più tempo di delegare a chicchessia le proprie rappresentanze nelle sedi istituzionali. E’ ora di porre fine alle ambizioni di potere individuali e di lobby restituendo la centralità ai bisogni e ai diritti collettivi. Questo è il compito di una nuova classe politica rivoluzionaria che intraprenda il percorso di reale liberazione del popolo sardo.
Le forze politiche sarde, fuori dai blocchi dei poteri italiani, non possono più sbagliare adottando vecchi riti e decisioni verticistiche concordate a tavolino.
Le lotte, la sofferenza dei territori e le aspettative di noi sardi non possono essere subordinate a iniziative elettorali di chicchessia, così come i movimenti identitari e indipendentisti non possono presentarsi ancora una volta deboli, divisi e distanti dalle lotte.
L’unico cambiamento possibile oggi è in una federazione che a partire dalle rivendicazioni delle comunità accolga i movimenti identitari, indipendentisti, progressisti, ambientalisti, anticolonialisti, dei diritti civili, antimilitaristi, di singoli cittadini ed intellettuali che si sono contrapposti alle politiche coloniali di espropriazione ed impoverimento delle nostre risorse promosse oggi dal centro sinistra e ieri del centro destra.
La mobilitazione di intere collettività, di interi settori della nostra economia, del disagio sociale e culturale di questi ultimi tempi, è la dimostrazione che noi non siamo soli ma dobbiamo solo organizzarci in una rete federata.
La necessità di un progetto politico di prospettiva a breve, medio e lungo termine richiede proposte concrete, coraggiose e fattibili. Proposte che non possono nascere dagli accordi opportunistici tra segreterie di partiti, il cui sistema è fallito alla fine del 900.
La rivoluzione per la Sardegna deve partire dalla distruzione di quel sistema partitico che continua a replicarsi creando le proprie fortune sul malessere di un popolo.
L’aggregazione non può prescindere dalla condivisione di pochi punti dal cui ampliamento scaturisca un progetto politico di rottura, chiaro e di emancipazione per la Sardegna che sia di alternativa ai vecchi e nuovi poteri del dominio italiano e globale.
ALCUNI TEMI DI AGGREGAZIONE
SANITA’. Il Diritto alla salute con la restituzione dei servizi tagliati agli ospedali dei territori disagiati e delle città. Ripristino dei diritti individuali e collettivi nell’ambito di un Sistema sanitario pubblico, dei diritti e della dignità del personale sanitario. Razionalizzazione dei servizi e dei costi, lotta agli sprechi e alla corruzione.
AMBIENTE: monitoraggio della salute ambientale, contrasto alle attività illecite: discariche, inceneritori, trivellazioni, impianti obsoleti (compresi i gasdotti), bonifiche e rinaturalizzazione delle aree inquinate.
TERRITORIO: fermare il consumo territoriale con il supporto di un’ URBANISTICA attenta al valore del
PAESAGGIO, all’equilibrio idrogeologico, che rispetti i vincoli esistenti e che allarghi il PPR dalle coste all’entroterra. Più tutela, conservazione e promozione del patrimonio STORICO/CULTURALE dei territori.
PASTORIZIA/PESCA/AGRICOLTURA è tra le priorità di un progetto politico per la Sardegna, è indispensabile per la crescita dell’economia tradizionale e per la nostra SOVRANITA’ ALIMENTARE.
Solo da un governo virtuoso di tutti questi temi può nasce un TURISMO come reale risorsa, un maggiore
CONTROLLO DEL TERRITORIO, il freno allo SPOPOLAMENTO.
L’ispirazione ad un’ECONOMIA CIRCOLARE conduce la Sardegna a preservare la Terra da ogni svendita e da ogni abuso. Orienta le politiche energetiche secondo la nostra vocazione.
CONTINUITA’ TERRITORIALE richiede trasparenza degli atti e degli accordi sottoscritti tra parti politiche ed imprenditoriali che sino ad oggi hanno impedito la soluzione di un problema così primario.
QUESTIONE CULTURALE Diritto allo Studio, contrasto allo sradicamento della cultura e della lingua sarda, all’impoverimento culturale che con la fuga delle nostre risorse intellettuali aggrava la crisi economica e sociale in corso.
RAPPORTI CON LO STATO e con l’EUROPA. La Sardegna necessita di una rivisitazione urgente delle relazioni politiche con i governi di uno Stato che rinuncia alla propria sovranità abdicando a favore di poteri sovranazionali, finanziari e delle Banche.
La Sardegna non può essere tra le prime vittime di un’Europa che non è dei popoli e della libera circolazione delle merci.
Su questo punto si inseriscono anche i temi sulla FISCALITA’ e la ZONA FRANCA, la cura di nuovi rapporti economici e di politica internazionale, oltre che con le Isole, con la sponda Sud del Mediterraneo con i suoi Stati emergenti. Il ripristino di antichi rapporti culturali, commerciali e di fratellanza con il Nord Africa.
La soluzione della DISOCCUPAZIONE è nella gestione virtuosa dei suddetti temi. Non basta strappare dalle mani dei boss dei partiti la gestione dell’Agenzia Regionale del Lavoro, benché sia da fare. Il diritto al lavoro non può più essere rappresentato dal “pane avvelenato”, che oltre a portare morte e disastri nei territori, nega all’uomo la dignità.
La promozione dell’industria in Sardegna dev’essere di quella che non inquina l’ambiente.
Una priorità di facile soluzione è la necessità che la società sarda venga dotata di una LEGGE ELETTORALE adeguata a garantire il diritto di poter esprimere una rappresentanza democratica.
Una promessa su cui nella precedente campagna elettorale tutti i candidati si impegnarono per poi disattenderla opportunisticamente in quanto tutti all’interno dei blocchi italiani.
Claudia Zuncheddu – Sardigna Libera