Pierfrancesco Favino interpreta “La notte poco prima delle foreste” (La nuit juste avant les forêts) di Bernard-Marie Koltès – da mercoledì 9 gennaio fino a domenica 13 gennaio al Teatro Massimo.
Viaggio nella solitudine delle metropoli con “La notte poco prima delle foreste” (La nuit juste avant les forêts) di Bernard-Marie Koltès nell’interpretazione di Pierfrancesco Favino (che firma anche l’adattamento del testo, in una nuova traduzione di Giandomenico Crico e dello stesso Favino) per la regia di Lorenzo Gioielli (produzione Comagnia Gli Ipocriti di Melina Balsamo) – in cartellone da mercoledì 9 gennaio fino a domenica 13 gennaio al Teatro Massimo di Cagliari (tutti i giorni da mercoledì a sabato alle 20.30 e la domenica alle 19) per la Stagione 2018-19 de La Grande Prosa organizzata dal CeDAC nell’ambito delCircuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna. L’artista volto noto del grande e del piccolo schermo, di nuovo nell’Isola dopo il successo di “Servo per due”, incontrerà il pubblico giovedì 10 gennaio alle 17.30 nella Sala M2 del Teatro Massimo diCagliari nell’ambito de I Pomeriggi della Fondazione, per una riflessione sul testo del drammaturgo francese come sul mestiere dell’attore e sul ruolo del teatro nella società. (ingresso libero fino a esaurimento posti)
“La notte poco prima delle foreste” regala una visione fin troppo realistica, o forse profetica del degrado della civiltà contemporanea, tradotta in parole brucianti in un travolgente monologo che tocca nodi cruciali del presente, affidato al talento istrionico e al carisma dell’attore romano di origine pugliese – ed è bastato un frammento per conquistare il pubblico del Festival di Sanremo, a dispetto della crudezza del testo e del tema di scottante attualità. In un ipotetico dialogo con uno sconosciuto, forse memoria di un incontro o di un qualche tentativo di approccio per rompere il silenzio e l’isolamento, per uscire dall’ombra, il protagonista evoca e invoca una idilliaca quiete, un tempo e un luogo in cui sia possibile parlare senza doversi guardare continuamente alle spalle, con il timore delle insidie nascoste perfino in una normale conversazione, tra il dilagare di “ideologie” naziste e brutali aggressioni contro gli individui più fragili, per esempio i clochards.
Un inarrestabile flusso di coscienza in cui si mescolano politica internazionale e desiderio d’amore, sfruttamento dei lavoratori e rivendicazioni sindacali, scenari di guerra e sistematiche violazioni dei diritti umani, l’immagine seducente di una donna dall’aspetto delicato e la rozza e feroce bestialità dell’andare “a caccia di topi”, l’odio e i pregiudizi, il nervosismo e la fragilità dei macrò “figli delle loro madri”, le storie delle prostitute, la ragazza sul ponte, il male di vivere, il dolore e la follia.
Pierfrancesco Favino presta corpo e voce all’eroe sconfitto di troppe battaglie, uno dei diseredati della terra, dà voce alla sua rabbia e alla sua disperazione, ma anche alla dolcezza dei ricordi, quando il volto di una fanciulla emerge nella desolazione, un sorriso, un atto di compassione sembrano spezzare il meccanismo perverso e distruttivo di una società fondata sull’egoismo e sull’indifferenza, sulla vittoria del più forte, sulla prevaricazione e sulle lotte tra poveri.
“La notte poco prima delle foreste” è un’opera folgorante, amara e struggente, un inno alla vita oltre la devastazione e le macerie, una partitura ricca di variazioni che tocca le corde della mente e del cuore, mettendo a nudo antiche e nuove ferite, l’impossibilità di comunicare e l’urgenza di gridare al mondo la propria ribellione contro le ingiustizie, le disciminazioni, la banalità del male. Un poema moderno, ispirato ai principi dell’umanità e della fratellanza, con un linguaggio icastico che si muove su vari registri, dai toni lirici allo slang, restituendo il riflesso dell’esistenza di uomini e donne, perduti nella folla, ciascuno alla ricerca di un’inafferrabile felicità, una breve consolazione sull’orlo dell’abisso, ma mostra anche l’attrazione del vuoto, la tentazione dell’estremo volo.
Sotto i riflettori un interprete raffinato e versatile come Pierfrancesco Favino (diplomato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico), capace di spaziare dai classici del teatro, dove ha esordito con registi come Gigi Proietti e Luca Ronconi, alle serie e ai films per la televisione, per approdare infine con successo alla decima musa. Debutta sul grande schermo in “Pugili” di Lino Capolicchio, si cimenta con il cinema d’autore con “Il principe di Homburg” di Marco Bellocchio, cui seguono “Romanzo Criminale” di Michele Placido, “Le chiavi di casa” di Gianni Amelio e “Saturno Contro” di Ferzan Ozpetek. Tra parentesi americane e varie fortunate commedie, in cui emerge tutta la sua vis comica, interpreta pellicole come “ACAB” di Stefano Sollima, con cui girerà anche “Suburra” e “Romanzo di una strage ” di Marco Tullio Giordana. Dopo “Le confessioni” di Roberto Andò e “Moglie e marito” con Kasia Smutniak, è D’Artagnan in “Moschettieri del Re” in questi giorni nelle sale. Tra i numerosi premi e riconoscimenti, il David di Donatello e il Nastro d’Argento per “Romanzo Criminale” di Michele Placido, poi il Nastro d’Argento per “ACAB” e ancora un David per “Romanzo di una strage” oltre alle varie nominations e ai premi per la tv.
L’autore – Bernard-Marie Koltès (1948-1989) – tra i drammaturghi più interessanti del Novecento, ha profondamente rinnovato la scrittura e il senso del teatro con testi emblematici come “Nella solitudine dei campi di cotone”, “Il ritorno al deserto” e “Lotta di negro e cani”, “Quai ouest” oltre al monologo “La nuit juste avant les forêts” e a “Roberto Zucco”. Le sue pièces son state messe in scena da registi come Patrice Chéreau, Peter Stein, Juan Diego Puerta López e Mario Missiroli.