Nel corso della prima accademia BRAHMS 2019 presso la Cattedrale di Iglesias venerdì 22 febbraio, alle ore 20:00, avrà luogo la commemorazione del prof. Giovanni Pais di Alghero nel trigesimo della morte (23 gennaio 2019).
In appena due mesi, i cultori più attenti di polifonia sacra, soprattutto della Lombardia, del Friuli e della Sardegna si sono trovati a dover piangere il maestro Marco Rossi, scomparso il 29 novembre del 2018 e il prof. Gianni Pais, scomparso il 23 gennaio 2019. Si conoscevano bene. Entrambi avevano lavorato insieme con equilibrio e tenacia per realizzare ad Alghero negli anni ’90 del secolo scorso, le edizioni del “Nettuno d’argento”: il prof. Giovanni Pais nella veste di presidente del Coro polifonico algherese e il maestro Marco Rossi nella veste di consulente artistico, accompagnatore al pianoforte e all’organo dei solisti e dei cori, nonché interprete solista. A questo riguardo bisogna annotare ancora una volta che fu il primo a eseguire, seppure su un organo elettronico, l’Elevazione per organo dell’allora semisconosciuto compositore sardo don Pietro Allori, proprio durante le prime edizioni del “Nettuno d’argento”, la bella rassegna polifonica che si svolgeva nella cattedrale di Santa Maria.
Gianni e Marco sono stati amici coltivando per tanti anni un rispetto reciproco e stima. Li accomunava una indomita volontà di riuscita degli obiettivi artistico-culturali propri delle manifestazioni studiate per Alghero nel nome della grande polifonia di Palestrina e di quella locale legata soprattutto al nome di don Allori, nei confronti del quale il Presidente Pais nutriva una sincera venerazione. Ma mai alcun cedimento o l’indulgere verso il pressapochismo. Il docente di lettere desiderava vivamente nutrire la sua città di tanti bei “sogni culturali” e si rammaricava non poco per quelli che non riusciva a concretizzare per lassismo, ottusità, e presunzione tutta “catalana” – diceva – dei tanti gruppi che abusavano del termine “catalano” per coprire una indolenza verso la crescita di una vera socialità e di un impegno civile sincero di cui Alghero aveva forte necessità. Il maestro e architetto Marco Rossi, musicalmente competente ed esperto, ma anche effervescente e pratico nella organizzazione e sempre determinato nell’inventare e realizzare multiformi progetti musicali, era davvero instancabile e mai appagato e con l’estro tipico dell’architetto rimuoveva spesso gli ostacoli che all’ambiente algherese apparivano insuperabili.
Si stimavano entrambi per la tenacia che possedevano. Qualità che non faceva altro che accrescere i loro ideali di impegno culturale e civile. La tenacia era la virtù loro congeniale perché radicata nell’ideale di coerenza verso quei valori in cui si crede fermamente e non per esibire “carattere” o “personalità”, termini che tanto piacciono alla maggior parte degli uomini-massa soprattutto oggi. La loro era una coerenza interiore, non borghese o di moda o come quella di chi assolve diligentemente al proprio compito e si ritiene soddisfatto così della sua vita. È stata una coerenza che li ha portati a segnare quei percorsi artistico-culturali, di cui la bella città “regia” della Sardegna aveva bisogno e sarà bene che gli algheresi prima poi si ricordino di essere loro grati per l’opportunità di crescita culturale e spirituale che hanno seminato in quegli anni.
L’ Elegia op. 3 n° 1 di Rachmaninoff, scritta nella malinconica tonalità di mi bemolle minore, è un brano meditativo e di notevole introspezione spirituale che ben esprime il sentimento di rassegnato dolore per la scomparsa dei nostri amici Gianni e Marco. È una musica interna, per motivi diversi, al profilo umano di entrambi. In Gianni, una tale musica provocava quello stato d’animo capace di evidenziare tutta la forza della sua bella energia spirituale che lo ha sempre sorretto nei momenti difficili. In Marco, pianista meticoloso e comunicativo, il fascino consisteva nel riuscire a governare quella “difficile” tonalità dal punto di vista tecnico-musicale ed ottenere così l’equilibrio assoluto di quelle armonie struggenti poste a sostegno di una melodia sognante amore e speranza. Infine questa è una tonalità tanto cara a don Allori a cui è ricorso spesso per esprimere al meglio “quel delicato senso musicale che domina il tuo spirito” come gli diceva il suo vescovo quando lo nominò canonico.