Diritti dei Minori. Un messaggio dietro al quale si nasconde la verità. Interessi, passioni, desideri che bambini e ragazzi hanno bisogno di condividere. Il bullismo è figlio del mancato ascolto, lo stesso che i genitori spesso si dimenticano di dare ai propri figli.
Una piaga sociale ancora molto diffusa che coinvolge bambini e ragazzi, aggravata da un uso inconsapevole e smodato della tecnologia. Ne parliamo questa mattina nel nostro spazio dedicato ai diritti dei minori con la Dott.ssa Grazia Maria De Matteis, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, che svolge un ruolo chiave nella tutela, valorizzazione e divulgazione degli stessi, in ottemperanza ai princìpi che regolano la vita sociale, il benessere, l’armonia di un ordinarietà ed equilibrio tanto ricercati ma che spesso, per un accrescersi di risposte negative alle differenze, all’integrazione, vengono meno.Da dati Istat, relativamente all’anno 2014 apprendiamo che poco più del 50% degli 11-17enni ha subìto qualche episodio offensivo, non rispettoso e/o violento da parte di altri ragazzi o ragazze nei 12 mesi precedenti. Il 19,8% è vittima assidua di un’azione di bullismo più volte al mese. Per il 9,1% gli atti di prepotenza si ripetono con cadenza settimanale. Quali sono le cause del bullismo?
“Il bullismo fa parte di una dinamica parafisiologica della crescita. Il ragazzo, nella fase dell’adolescenza, ha bisogno di cimentare le proprie forze e di conseguenza ha bisogno di confrontarsi con l’altro talvolta eccedendo nei modi. Questa dimostrazione di forza abitua il ragazzo alla palestra della vita, ma quando questa stessa forza diviene sopraffazione reale nei confronti di qualcuno ed oltremodo abitudinaria con percentuali che aumentano è doveroso intervenire richiamando a responsabilità chi si occupa dell’educazione del minore. Molto spesso il bullo è anche un ragazzo isolato, difficilmente adattabile alle nuove dimensioni del suo essere e del suo tempo. Quel che forse mi spaventa di più è l’eccedenza presente nelle modalità del bullismo; nel realizzare comportamenti di tipo bullistico i ragazzi non hanno la dimensione del danno e dell’altro, e questa caratteristica è riscontrabile ampiamente nel cyberbullismo che non consente all’autore della prevaricazione di sapere chi è la vittima ne realizza empatia verso quest’ultima ed agisce inconsapevole del danno che sta creando“.
Dagli stessi apprendiamo che le prepotenze più comuni consistono in offese con brutti soprannomi, parolacce o insulti (12,1%), derisione per l’aspetto fisico e/o il modo di parlare (6,3%), diffamazione (5,1%), esclusione per le proprie opinioni (4,7%), aggressioni con spintoni, botte, calci e pugni (3,8%). Interpretare i comportamenti dei ragazzi come “segnali” di un disagio, quali sono le responsabilità degli insegnanti?
“Certamente quando i comportamenti diventano abitudinari, modalità di confronto esagerate e violente sul piano fisico o psicologico ed ancor peggio quando si rivolgono a persone con minorata difesa. La mancata percezione dell’altro comporta una prevaricazione indifferente che se non limitata conduce la vittima a danni maggiori. Anche qui mi sento di chiamare in causa gli educatori, in primo luogo la famiglia che non ha trasmesso al ragazzo il rispetto del prossimo, la condivisione, la solidarietà. Ben vengano allora tutti quegli interventi che spingono il ragazzo al volontariato solidale. In secondo luogo i docenti che, come sappiamo, hanno una responsabilità, nei confronti dei ragazzi che hanno un età inferiore ai 18 anni e, ancor di più, verso i bambini in età scolare e prescolare. Responsabili sia nell’insegnamento che nella messa in atto delle procedure di limitazione dei danni che coinvolgono le vittime, allorquando si presentino situazioni di tipo bullistico che prevedono un intervento immediato. A fronte di danni arrecati attraverso comportamenti di tipo lesivo, produttivi di effetti negativi sulla vittima, i genitori possono essere chiamati al risarcimento dei danni sul piano della culpa in educando, nel non aver educato il figlio al rispetto della differenza e i docenti i quali non abbiano provveduto come da dovere alla vigilanza necessaria“.
Sembra vi siano più vittime tra chi frequenta poco gli amici. I giovani che s’incontrano raramente con amici sono più spesso vittime di comportamenti offensivi e/o violenti. Il 23,6% degli 11-17enni che vede raramente gli amici (una volta a settimana o meno) è rimasto vittima di prepotenze una o più volte al mese, contro il 18% riscontrato tra chi incontra gli amici quotidianamente. Un aspetto legato alla doppia emarginazione. Quali sono gli interventi attualmente presenti nelle scuole che mirano ad arginare questo fenomeno, e quali possibilità prendere in considerazione per il futuro?
“Il ragazzo con poche amicizie si trova certamente in una situazione di debolezza, fuga dai rapporti e disabitudine nello stare con gli altri. Il ragazzo che si trova in gruppo apprende le modalità di rapporto ed acquista più fiducia in se stesso. La vittima sono spesso ragazzi confinati che vengono ancor più emarginati dai loro stessi coetanei. Sono quindi incentivate tutte le attività di valorizzazione delle qualità del ragazzo e di sviluppo dell’empatia, cura e rispetto verso gli altri. Nella scuola è di primaria importanza un comportamento corretto da parte degli insegnanti, il riconoscimento da parte degli stessi della propria responsabilità e conseguente autorità, autorevolezza e l’uso di strumenti di aiuto, come affidare ai ragazzi più grandi la responsabilità, quale modo per educarli evitando che diventino bulli nei confronti dei ragazzi più piccoli“.
Quella attuale è la prima generazione di adolescenti cresciuta in una società in cui l’essere connessi rappresenta un dato di fatto, un’esperienza connaturata alla quotidianità: nel 2014, l’83% dei ragazzi tra 11 e 17 anni di età utilizza internet con un telefono cellulare e il 57% naviga nel web. I maggiori fruitori di tecnologia sono gli adolescenti 14-17enni, i quali utilizzano giornalmente o qualche volta a settimana il telefono cellulare nel 92,6% dei casi (contro il 67,8% degli 11-13enni), nel 50,5% il personal computer e nel 69% Internet (contro il 27,4% e il 39,4% dei più piccoli di 11-13 anni). Quali sono le indicazioni di massima per i docenti sull’utilizzo della tecnologia da parte dei ragazzi in aula?
“L’uso della tecnologia è un immensa apertura ed una possibilità per i ragazzi sulla realtà e sulla conoscenza, motivo per cui non è auspicabile la privazione degli strumenti informatici. Può diventare un pericolo qualora non venga usato nel modo corretto o quando diventa fuga, estraniazione della realtà. Certamente importante allora l’utilizzo di internet anche a scopo scolastico, nella ricerca. Tuttavia penso sia ancora molto importante la forma cartacea per lo sviluppo della capacità di riflessione e introiezione dei testi che diventano vissuto, ricchezza che diamo ai nostri ragazzi. Non possiamo pensare che la conoscenza offerta dallo strumento informatico, sicuramente maggiore in termini di ricerca, sia l’unico, ne deve essere frainteso come strumento di crescita, in quanto vi è la possibilità di alienazione e conseguente perdita della realtà. Da incentivare l’attivazione di corsi di insegnamento all’utilizzo delle tecnologie, così come la trasmissione di contenuti sulla tutela a favore dei genitori in tema di vigilanza, per il fatto che esiste difficoltà per il genitore che spesso non è in grado di gestire gli strumenti dati in disponibilità al figlio. Nonostante sia espressamente previsto a livello europeo che al di sotto dei 16 anni i minori non possano farne uso in maniera autonoma, in Italia non è stata adottata alcuna normativa specifica che sanzioni nel caso il genitore“.
Circa il 7% degli 11-13enni dichiara di essere stato vittima una o più volte al mese di prepotenze tramite cellulare o Internet mentre la quota scende al 5,2% se la vittima ha un’età compresa tra i 14 e i 17 anni. Quali sono i campanelli d’allarme che i genitori dovrebbero cogliere e quali accorgimenti adottare?
“Coinvolgere i ragazzi nella propria vita attraverso la presenza, parlare con loro ed avviarli ad attività sportive o musicali, così come favorire attività di volontariato. Di fianco a questo, certamente cogliere i segnali dell’isolamento come sinonimo di difficoltà e sofferenza“.
Hanno un importanza rilevante gli Uffici Scolastici Regionali, così come le stesse scuole nella promozione e nell’educazione dell’uso consapevole della rete internet, diritti e doveri legati all’utilizzo delle tecnologie informatiche. Quali sono i progetti all’attivo sul fronte dell’educazione alla legalità?
“La scuola ha una grandissima importanza, gli stessi uffici scolastici hanno spazi preposti al contrasto di bullismo e cyberbullismo, all’attivazione di corsi per l’individuazione dei soggetti responsabili del controllo dell’uso dello strumento informatico, l’educazione dei ragazzi all’utilizzo. La collaborazione attiva delle Forze dell’Ordine, nello specifico la Polizia di Stato, la Polizia Postale che si recano nelle scuole a parlare con i ragazzi dei rischi connessi alle varie attività, come il mancato rispetto della circolazione stradale, l’abuso di sostanze alcoliche alla guida del motorino, le conseguenze di azioni di tipo bullistico“.
Daniele Fronteddu
Bibliografia essenziale