Disastro ferroviario di Pioltello. Un treno di pendolari della Trenord Spa deragliò all’alba. Tre morti e decine di feriti.
I ferrovieri denunciano una inquietante e incomprensibile resistenza alla trasparenza. Ad un anno dal disastro diffidano il ministero dei trasporti e annunciano citazione in giudizio: “vogliamo conoscere e sapere, non dimenticare”. Tutti i dubbi sulla manutenzione del binario.
Pioltello, 25 gennaio 2019 – E’ già passato un anno da quella tragica mattina, quando poco prima dell’alba il treno locale 10452, della Trenord Spa deraglia nella stazione di Pioltello, causando tre morti e numerosissimi feriti tra i pendolari.
Apparve quasi immediatamente che la causa più probabile era da attribuire ad una rottura della rotaia in un punto ‘debole’ già noto perché sottoposto ad una sorta di manutenzione approssimativa senza tuttavia ridurre la velocità dei treni in quel tratto. La riparazione infatti era stata provvisoriamente effettuata con un tavoletta di legno, le cui immagini sono nella memoria di tutti.
Le indagini si sono indirizzate immediatamente verso le carenze di manutezione del binario, tanto che ad oggi sono indagati dirigenti, funzionari e tecnici di Rete Ferroviaria Italiana (RFI) ed addirittura alcuni operai. Questi ultimi si sono incomprensibilmente resi protagonisti – riteniamo evidentemente su disposizioni superiori – di un inquetante episodio di violazione dei sigilli e di accesso illecito nell’area sequestrata proprio nei pressi della rotaia considerata il ‘punto zero’ del deragliamento.
Oggi, ad un anno dall’incidente, nel ricordare le vittime e i feriti e mentre l’inchiesta della magistratura prosegue, abbiamo anche il dovere di dare conto di quello che i ferrovieri stanno facendo per dare il loro contributo al miglioramento delle condizioni di sicurezza dell’intera rete.
Purtroppo abbiamo trovato una resistenza inaspettata e un vero e proprio muro di sbarramento da parte del dirigente della DIGIFEMA, l’Uffico investigativo sugli incidenti ferroviari, Fabio Croccolo, il quale ha ripetutamente negato ai nostri Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS), l’accesso alle informazioni disponibili, così come previsto dalla legge.
Una prima volta il 1 marzo 2018 con una scarna comunicazione, e più di recente durante un incontro. Per questa ragione, trascorsi alcuni alcuni mesi senza che vi fosse un cenno di disponibilità ed ormai un anno dall’incidente, hanno dato incarico al loro legale, Alessandro Brunetti di diffidare personalmente il dirigente e il ministero di Danilo Toninelli, quale ministro responsabile pro tempore, ad attenersi alle previsioni di legge sulla partecipazione e trasparenza in tema di inchieste ferroviarie.
La Direzione Investigativa Incidenti Ferroviari e Marittimi, DIGIFEMA è un Ufficio interno al Ministero dei trasporti che ha il dovere di effettutare indagini indipendenti e parallele rispetto a quelle della magistratura, le cui finalità sono quelle di stabilire le cause tecniche e non le responsabilità degli incidenti, allo scopo di emanare opportune raccomandazione per prevenire eventi analoghi.
Tutto questo però deve avvenire adottando i criteri di partecipazione e trasparenza nei confronti dei soggetti previsti dalla legge, tra cui appunto i rappresentanti dei lavoratori, fornendo prima del termine dei lavori, tutte le informazioni che saranno utilizzate per la redazione della relazione finale e la formulazione delle ‘raccomandazioni’ a imprese ferroviarie, gestore dell’infrastruttura, costruttori, manutentori, ecc.
“I miei assistiti – si legge nella diffida inviata oggi dal legale dei ferrovieri al ministero – hanno il diritto di essere informati sull’indagine relativa all’incidente ferroviario al fine di poter presentare compiutamente pareri ed opinioni sulla stessa e di essere autorizzati a promuovere, con eventuali osservazioni sui progetti di relazione, le misure di prevenzione idonee a tutelare la salute, l’integrità psicofisica dei lavoratori ed a migliorare la sicurezza degli utenti del trasporto ferroviario, dei terzi interessati e della circolazione ferroviaria in genere.
L‘errata quanto incomprensibile affermazione in merito all’asserita “mancanza di interesse legittimo” dei miei assistiti – scrive ancora Brunetti – non trova giustificazione alcuna e si pone in una condizione antigiuridica poiché in frontale violazione delle disposizioni vigenti in materia di sicurezza e prevenzione; lede inoltre i principi generali di trasparenza dell’azione amministrativa, il diritto soggettivo dei singoli Rappresentanti dei lavoratori, quali enti esponenziali per l’esercizio del diritto collettivo dei prestatori d’opera dell’intero settore ferroviario, a conoscere, partecipare e contribuire – secondo le chiare modalità previste dalla legge – alle procedure d’inchiesta all’art. 21 del D.Lgs 162. In caso di inerzia entro dieci giorni dalla presente – conclude la missiva, preannunciando un’azione giudiziaria nei confronti del dirigente e dello stesso ministro – stante la rilevanza della questione posta, i miei assistiti saranno costretti ad adire le competenti autorità giudiziarie denunciando i profili di illegittimità sottesi al diniego opposto con lettera del 1 marzo 2018 ivi inclusi gli eventuali profili di natura penale, relativi alla violazione degli obblighi d’ufficio.
L’ostracismo di Croccolo nei confronti dei lavoratori e dei loro rappresentanti, messo in atto già durante la gestione Delrio e confermato in un incontro dell’ottobre scorso, sembrerebbe dimostrare che il cambio della guardia al ministero non abbia portato quel cambiamento così sbandierato, in particolare su un tema così caro al movimento di provenienza di Toninelli, come la trasparenza dell’attività della pubblica amministrazione. Tanto che i RLS interessati, fermamente convinti di essere nel giusto – anche perché in passato, con ministro Lupi hanno correttamente esercitato l’attività che oggi gli viene negata – sono determinati a ricorrere alla magistratura.
“Le dichiarazioni di intenti del ministro sulla buona amministrazione, che consideriamo comunque in buona fede, restano lettera morta se non trasformate in azioni concrete – dichiara uno dei firmatari della richiesta, che preferisce non essere nominato – e se necessario non avremo alcun riguardo a portare in tribunale Dirigenti, ministero e ministro per ottenere, nell’interesse nostro e dell’intera della collettività, la trasparenza sugli incidenti, esattamente come previsto dalla legge”.