Viaggio nella mente di un giocatore di videopoker con “GAP / Gioco d’Azzardo Patologico – rovinarsi è un gioco” – lo spettacolo a cura di Stefano Ledda
“GAP / Gioco d’Azzardo Patologico – rovinarsi è un gioco” in cartellone DOMANI (venerdì 18 gennaio) alle 20.30 al TsE di Via Quintino Sella nel cuore di Is Mirrionis a Cagliari,per una serata (fuori abbonamento) incastonata fra gli appuntamenti della Stagione “Teatro Senza Quartiere” 2018-19 nell’ambito del progetto pluriennale “Teatro Senza Quartiere / per un quartiere senza teatro” firmato Teatro del Segno.
Una tragedia contemporanea che ripercorre, attraverso una serie di flashback che danno corpo a pensieri e ricordi, dolci e dolorosi insieme a rendere più amara la catastrofe, la discesa agli inferi di un uomo, vittima suo malgrado del demone del gioco anzi parte di quella “percentuale difettosa” più facilmente colpita dalla dipendenza, sedotta da quel sottile brivido del rischio che trasforma un “innocuo” passatempo in schiavitù.
Il protagonista – un giovane tipografo, apprezzato e stimato nel suo ambiente di lavoro, felicemente fidanzato e in procinto di sposarsi con la donna che ama – un giorno per caso in un bar si lascia tentare da una slot machine e sperimenta l’euforia di una vincita imprevista, ma in realtà quell’inatteso colpo di fortuna diventa la trappola da cui non riuscirà a sfuggire se non dopo aver perduto tutto e aver davvero toccato il fondo.
Quel gesto semplice e innocente – inserire una moneta e sfidare i capricci della sorte – forse proprio per l’ebbrezza di un guadagno senza fatica, in contrasto con la realtà di tutti i giorni, per lui come per altre decine, centinaia, migliaia di persone è la chiave che apre la porta di un favoloso “paese dei balocchi” in cui abbandonarsi al sogno di una facile ricchezza, verso cui basterebbe solo tendere simbolicamente la mano, unita al piacere del rischio, quella segreta vertigine che conduce inesorabilmente fin sull’orlo del baratro.
“GAP / Gioco d’Azzardo Patologico – rovinarsi è un gioco” nasce da una notizia di cronaca, con la testimonianza di una delle vittime della patologia ossessivo-compulsiva, classificata dal 2013 nel “Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali”, il classico DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) tra le cosiddette “dipendenze comportamentali” (e fin dal 1994 tra i “disturbi del controllo degli impulsi”) e sempre più diffusa in Italia – e in Sardegna – tanto da esser diventata una vera e propria emergenza sociale con costi psicologici e affettivi altissimi, che ricadono sui giocatori e sulle loro famiglie – per non parlare degli effetti collaterali, dall’appropriazione indebita al ricorso all’usura per pagare i debiti di gioco.
Un fenomeno ancora troppo poco conosciuto ma acutizzato dalla crisi economica, quando l’ipotesi di un ragionevole guadagno attraverso una qualsiasi professione viene smentita da un alto tasso di disoccupazione e insoddisfazione, da tipologie di lavoro sottopagato e occasionale, non certo in grado di garantire sicurezza o offrire prospettive future a fronte del miraggio del lusso e anche di slogan quanto meno discutibili come l’invito a “vincere facile” che fanno leva sulla fragilità e il naturale desiderio di tranquillità e benessere dei singoli individui.
La pièce conduce gli spettatori nel cuore del dramma, mettendo a nudo le umane debolezze e inclinazioni e quella peculiare condizione dello spirito giù magistralmente descritta da Fëdor Dostoevskij nel romanzo (autobiografico) “Il Giocatore” come nella “Comédie Humaine” di Honoré de Balzac, ne “La dama di picche” di Aleksandr Puškin e nelle opere di Carlo Goldoni, oltre ai numerosi esempi cinematografici da “Casinò” a “Regalo di Natale”.
La storia emblematica di un giocatore riflette e riassume tante vicende analoghe, esperienze soggettive ma anche profondamente simili, in cui la passione per l’azzardo si trasforma, lentamente e subdolamente, in ossessione fino a stravolgere un’intera esistenza, inducendo donne e uomini a tradire se stessi e i propri cari, a mentire e ingannare, nascondere o negare la verità, impegnarsi in false promesse, in un’escalation molto vicina a quella di una “classica” tossicodipendenza.
L’irragionevole speranza di una vincita e il desiderio di rifarsi delle perdite conducono il protagonista in una spirale senza fine, in cui l’ansia di riscatto e la necessità di redimersi si confondono con la possibilità di riguadagnare il denaro sperperato e perfino la propria credibilità agli occhi degli altri, secondo il meccanismo ben noto per cui il giocatore sembra quasi anelare a una sconfitta come giustificazione per sfidare di nuovo la sorte, e giocare, giocare, giocare ancora “assumendo” la sua “dose” di brivido, quel misto di eccitazione e paura, che non si placa neppure in caso di caso di vittoria – anzi si nutre ulteriormente con il miraggio della “serata fortunata”.
“GAP / Gioco d’Azzardo Patologico – rovinarsi è un gioco” è “solo” uno spettacolo ma rispecchia una realtà troppo spesso mascherata dietro le rutilanti e insistenti réclames (sia pure con le ormai obbligatorie avvertenze) e difficile da quantificare date le innumerevoli ramificazioni del gioco legale e illegale, dalle slot machines ai giochi online, dal Bingo ai Gratta e Vinci, con l’evidente paradosso di uno Stato che mette a bilancio gli introiti del business dell’azzardo ma si trova poi dover fronteggiare le conseguenze delle varie forme di ludopatia. La pièce induce a riflettere con maggiore consapevolezza su un fenomeno tutt’altro che marginale e forse a guardare con altri occhi quella folla silenziosa di persone dall’espressione concentrata, sedute per ore davanti alle slot machines, come ipnotizzate dai rumori e dai simboli, in attesa di una vincita che dimostri una speciale predilezione – magari per un solo istante – della dea bendata.
IL PROGETTO – “SARDEGNA – ROVINARSI E’ UN GIOCO”
S’intitola “SARDEGNA 2019 – ROVINARSI E’ UN GIOCO” il progetto firmato Teatro del Segno e realizzato con il patrocinio e il sostegno dell’Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione Autonoma della Sardegna che (ri)parte dal capoluogo: da martedì 15 fino a venerdì 18 gennaio al TsE di Is Mirrionis a Cagliari sono in programma le matinées per le scuole di “GAP / Gioco d’Azzardo Patologico – rovinarsi è un gioco” di e con Stefano Ledda e gli incontri “a tema” con esperti e operatori del SerD.
La pièce teatrale è infatti il fulcro del progetto di sensibilizzazione e informazione sulle nuove dipendenze “non da sostanze” che la compagnia cagliaritana porta avanti da diversi anni nella scuole e nei teatro dell’Isola e della Penisola – in cui una vicenda emblematica rappresentata sul palco offre lo spunto per una riflessione sulle insidie celate oltre l’apparenza di un innocuo “passatempo” che rischia di trasformarsi in una sorta di “droga” per la mente.
Se “rovinarsi è un gioco” – come ricorda il sottotitolo dello spettacolo, che dà il nome al progetto di respiro regionale – l’antidoto è rappresentato dalla consapevolezza delle insidie celate dietro il piacevole brivido dell’azzardo, cui è possibile assuefarsi finendo con il diventare prigionieri di un’ossessione, al punto da desiderare di perdere per “doversi rifare” e recuperare le perdite e quindi giocare, e giocare ancora. La visione dello spettacolo sarà seguita da un incontro-dibattito sulle conseguenze e gli effetti – e le ricadute economiche e sociali – del gioco d’azzardo patologico con l’autore e regista e con psicologi, esperti e operatori del SerD – in cui è possibile approfondire i vari aspetti e porre quesiti confrontandosi con un fenomeno “invisibile” (come invisibili spesso ci appaiono i clienti “stregati” dalle slot machines) – ma in costante crescita.
“GAP/ Gioco d’Azzardo Patologico – rovinarsi è un gioco” è in cartellone al TsE di via Quintino Sella a Cagliari da martedì 15 fino a venerdì 18 gennaio tutti i giorni alle 9.30 e alle 11.30 (matinées per le scuole) e venerdì 18 gennaio alle 20.30 con una replica straordinaria – fuori abbonamento – incastonata fra gli appuntamenti della stagione 2018-19 di “Teatro Senza Quartiere”. NOTA – Per tutti i dirigenti scolastici e docenti interessati: il Teatro del Segno comunica che è ancora possibile prenotarsi per aderire al progetto “SARDEGNA 2019 – ROVINARSI E’ UN GIOCO” – per singole classi o sezioni, o anche gruppi di studenti – nelle diverse fasce orarie in base agli impegni e all’attività didattica.
“SARDEGNA 2019 – ROVINARSI E’ UN GIOCO” – progetto di respiro regionale nato con l’obiettivo di riscoprire la “cultura del gioco” al di là e al fuori della pericolosa spirale dell'”azzardo” riparte – non per caso – da Is Mirrionis: «un quartiere che ci sta particolarmente a cuore» – come sottolinea il direttore artistico Stefano Ledda – «un quartiere “difficile” e complesso come lo è la realtà metropolitana, e l’epoca in cui viviamo, e che potrebbe diventare un interessante laboratorio di crescita culturale e sociale per la città».
La storia di un giocatore rivive sul palco del TsE di via Quintino Sella – fulcro di “TEATRO SENZA QUARTIERE / per un quartiere senza teatro”, il progetto pluriennale di “teatro sociale” promosso dal Teatro del Segno che punta sulle arti sceniche per restituire identità e centralità al rione sorto dopo il secondo dopoguerra, attraverso eventi e spettacoli, laboratori e incontri in cui riflettere e confrontarsi sui temi fondamentali e sulle questioni d’attualità tra etica ed estetica.
“SARDEGNA 2019 – ROVINARSI E’ UN GIOCO” – in questa prima tranche di metà gennaio – guarda in particolare alle giovani generazioni: «La scuola è il punto strategico da cui vogliamo partire, il luogo in cui affrontare e risolvere i conflitti e le questioni fondamentali per la formazione dei cittadini di domani» ricorda Stefano Ledda. «Conoscere i rischi celati dietro un “innocuo passatempo”, che per alcuni potrebbe trasformarsi in dipendenza, è importante: è indispensabile sapere per poter scegliere … e orientarsi nel mondo.»
Il progetto “Rovinarsi è un Gioco” del Teatro del Segno ha ottenuto il patrocinio della Presidenza della Camera dei Deputati, della Presidenza del Senato della Repubblica, della Presidenza del Consiglio Regionale della Sardegna, della Consulta Nazionale Anti Usura, dell’A.GIT.A (Associazione nazionale degli ex Giocatori d’Azzardo e delle loro famiglie), di svariati Comuni e ASL della Sardegna, è stato sostenuto dalla Caritas e dalla Camera di Commercio di Cagliari nell’ambito del progetto di sensibilizzazione sull’uso responsabile del denaro, ed è stato ospite del progetto “IO NON MI AZZARDO 2014-2015” al Teatro Fraschini di Pavia, e del progetto triennale “GAME OVER” promosso dalla Caritas – Arcidiocesi di Messina Lipari Santa Lucia del Mela.
“NOI NON CI AZZARDIAMO/ IMPARIAMO A DISTINGUERE IL GIOCO DALL’AZZARDO”:
un laboratorio fra teatro e dipendenza dal gioco d’azzardo per Iscol@
Sull’onda dell’interesse suscitato dallo spettacolo “GAP / Gioco d’Azzardo Patologico – rovinarsi è un gioco” e dell’attenzione da parte di istituzioni e associazioni per il progetto “Sardegna –Rovinarsi è un Gioco” – davanti alla crescente diffusione della dipendenza da gioco d’azzardo presso i giovanissimi è nato “Noi non ci azzardiamo/ impariamo a distinguere il gioco dall’azzardo” – un laboratorio teatrale rivolto agli studenti delle scuole secondarie inferiori e superiori, finalizzato alla messa in scena di un’opera originale creata e interpretata dagli allievi – inserito tra i Laboratori Didattici Extracurriculari del Bando Iscol@ indetto dalla RAS per gli anni scolastici 2018-2019 e 2019-2020. La visione dello spettacolo “GAP / Gioco d’Azzardo Patologico – rovinarsi è un gioco” si affianca allo studio delle tecniche espressive, e offre lo spunto per di riflessione sui rischi dell’azzardo a livello individuale e sociale.
INFO & PREZZI
Teatro del Segno – SARDEGNA 2019 – ROVINARSI E’ UN GIOCO
GAP / Gioco d’Azzardo Patologico – rovinarsi è un gioco
TsE di Is Mirrionis – CAGLIARI / 15 > 18 gennaio 2019
biglietti
matinées: intero: 5 euro – ridotto (gruppi di 80 allievi e più): 4 euro
partecipazione gratuita per gli studenti delle classi medie inferiori degli Istituti Scolastici di Is Mirrionis
per informazioni: 392 9779211 – 391 4867955
spettacolo serale – venerdì 18 gennaio – ore 20.30
biglietti: intero 10 euro – ridotto 7 euro – (biglietto cortesia per insegnanti: 3 euro)
Informazioni e prenotazioni: [email protected] – cell. 3914867955
laboratorio “NOI NON CI AZZARDIAMO/ IMPARIAMO A DISTINGUERE IL GIOCO DALL’AZZARDO”
Progetto Iscol@ – Regione Autonoma della Sardegna
LABORATORI DIDATTICI EXTRACURRICULARI – anni scolastici 2018-2019 e 2019-2020
per informazioni: 392 9779211 – 391 4867955
SARDEGNA 2019 – ROVINARSI E’ UN GIOCO
Il progetto “SARDEGNA 2019 – ROVINARSI E’ UN GIOCO ” accende i riflettori su un dramma privato – la storia di un uomo prigioniero del demone del gioco, che distrugge se stesso e la propria famiglia, sacrificando affetti e ambizioni, serenità e felicità fino a un tardivo tentativo di riscatto – per raccontare con tutta la forza espressiva e comunicativa del teatro quali insidie si celino dietro slogan accattivanti come “Ti piace vincere facile?”.
In realtà la visione ludica dell’Italia – patria del Lotto e delle varie lotterie e perfino della roulette utilizzata da legionari romani – come di un moderno “paese dei Balocchi” stride atrocemente con la generale crisi economica: la diminuzione del potere d’acquisto di redditi e pensioni, la disoccupazione e/o inoccupazione, hanno come paradossale effetto di favorire il ricorso all’azzardo nella speranza – spesso illusoria – di facili e cospicui guadagni
Nel gioco avverso delle probabilità – una possibilità su sei milioni di conquistare un dovizioso jackpot o l’eventualità di realizzare una combinazione vincente al videopoker – il miraggio della vincita offusca la consapevolezza della perdita (quasi) certa, e per provare (e riprovare) il sottile brivido nello sfidare la fortuna si consumano decine, centinaia, a volte migliaia di euro.
Il confine tra l’innegabile piacere del gioco e la cronaca di una tragedia annunciata, quando il divertimento diventa dipendenza, è invisibile e non si riconosce se non quando è troppo tardi: esiste in alcuni una inclinazione particolare, son le fasce più a rischio per la cui la tentazione si trasforma ben presto in schiavitù, ma anche l’abitudine, il costume e la facilità di accesso del gioco d’azzardo mietono vittime – tra le più insospettabili.
Ipnotizzati da un videopoker – quante volte abbiamo intravisto questi “fantasmi” nell’angolo di un bar o in una sala giochi, senza prestar loro attenzione? – o “stregati” dal Superenalotto o dal Lotto, con tutte le possibili varianti e relative reiterate “estrazioni”, assidui del Gratta e Vinci e frequentatori del Bingo, appassionati di poker online o amanti dello slot machines: i giocatori in Italia – come in Europa – sono una moltitudine, una folla silenziosa di individui che alimenta un gigantesco sistema d’affari.
Le cifre: secondo i dati forniti alla Camera dei Deputati, le entrate fiscali per il 2015 superano gli 88 miliardi di euro (di cui lo Stato incassa quasi il 10 %, intorno agli 8,7 miliardi) – in Sardegna si parla di 1 miliardo e 542 milioni. Gli italiani nel solo 2015 hanno speso 25 miliardi e 963 milioni in Newslot e 22 miliardi e 198 milioni in Vlt, 12 miliardi e 502 milioni in giochi di carte e giochi di sorte a quota fissa, 9 miliardi e 63 milioni per le lotterie, 7 miliardi e 77 milioni al Lotto, 5 miliardi e 592 milioni nei giochi “sportivi”, 1 miliardo e 598 milioni al Bingo, 1 miliardo e 67 milioni in scommesse, 1 miliardo e 55 milioni in giochi numerici a totalizzatore e ancora 727 milioni in giochi di abilità a distanza a torneo, il gioco a base ippica con 636 milioni, il betting exchange con 541 milioni.
Fulcro del progetto è lo spettacolo “GAP /Gioco d’Azzardo Patologico” – scritto, diretto e interpretato da Stefano Ledda e ispirato a un fatto di cronaca, la testimonianza su una “vita esplosa” che ha aperto uno squarcio su una realtà ancora sommersa (era il “lontano” 2005): l’idea di mettere in scena una versione contemporanea della vicenda de “Il Giocatore” di Dostoevskij si è concretizzata attraverso una “ricerca sul campo” – documentazione, incontri e interviste – e una prima stesura del testo, poi sottoposta a “verifica” attraverso il parere di esperti come il dottor Rolando De Luca.
La pièce fonde e sintetizza in un’unica trama dettagli tratti da testimonianze, studi scientifici e reportages giornalistici – «non c’è una parola che non sia autentica», sottolinea l’autore: una storia emblematica e amara, unica e singolare ma simile a infinite altre in cui il gesto di inserire una moneta in un videopoker ha segnato l’inizio di una caduta, di un perdersi in una spirale da cui è molto difficile tornare indietro.
Sul filo dei ricordi – in un flusso di coscienza – il protagonista ripercorre l’intera vicenda, con brevi flashback che si traducono in azione scenica, inframmezzati dall’arida sequenza dei numeri (le cifre del gioco d’azzardo sia in termini di giro d’affari che di costi e ricadute sociali): una narrazione densa di pathos, per un viaggio agli inferi in cui si manifestano tutti i sintomi della dipendenza, tra cui la negazione della verità in un pietoso tentativo di autoinganno, smascherato alla luce dei fatti. Emanuele – un giovane uomo come tanti, felicemente fidanzato, con un lavoro normale, e una famiglia normale – scopre sulla propria pelle il rischio insito nella fascinazione del gioco d’azzardo: una vincita inattesa, il desiderio e poi il bisogno, sempre più forte di giocare, per vincere, poi per “rifarsi” delle perdite, e poi giocare, e giocare ancora. La posta sale, diventa sempre più alta. Finché in gioco – ma lo scoprirà troppo tardi – c’è la sua stessa vita.
La pièce offre lo spunto per una riflessione comune sul significato del gioco e dell’azzardo, tra sollecitazioni che rimandano facilmente all’esperienza, diretta o indiretta di ognuno: il gioco d’azzardo fa parte del quotidiano, nei tabacchini e negli uffici postali i “Gratta e Vinci” vengono offerti insieme al resto, le réclames – e le “obbligatorie” avvertenze” sui rischi (come le scritte minacciose sui pacchetti di sigarette)- campeggiano ormai dappertutto, trasmettendo l’idea che si possa (o perfino debba) “vincere” il futuro. Invece di costruirlo, con la propria intelligenza e l’impegno, il talento e la fatica – in una società in cui ciascuno dà il meglio di sé per il bene comune.
La sfida è lanciare un segnale – che ciascuno è libero di cogliere – sui pericoli dell’assuefazione da gioco “virtuale”, davanti alle macchinette come allo schermo di un computer e insieme informare sulle reali cause di comportamenti – altrimenti incomprensibili – dettati dalla dipendenza da gioco d’azzardo patologico. Tra gli obiettivi, quello di innescare il circuito virtuoso della comunicazione peer to peer per diffondere il messaggio tra i giovani – i prossimi potenziali clienti del sistema dell’azzardo, specialmente per quel che riguarda le forme del gioco online.
L’incontro con gli artisti e gli insegnanti e con gli psicologi, esperti e operatori del SerD – che affrontano ogni giorno gli effetti della patologia ossessivo-compulsiva riassunta nell’acronimo GAP – è l’occasione per approfondire un tema scottante e attuale – ormai una vera emergenza sociale – ma anche per analizzare le strategie di comunicazione, e ridefinire un sistema di valori in cui la figura del “vincente” non si identifica necessariamente con chi indovina una serie di numeri o una combinazione di carte, e trova una più reale corrispondenza con la consapevolezza e l’espressione delle capacità di ognuno – attraverso il rispetto di sé e degli altri – in un armonioso sviluppo della personalità.